Si chiede Schopenhauer per quale motivo gli uomini basano la considerazione che hanno di loro stessi sul riconoscimento che gli deriva dagli altri, senza soffermarsi a pensare che spesso gli altri sono ipocriti, poco sinceri o semplicemente disinteressati.
Il riconoscimento dei propri meriti é giusto e sacrosanto nello studio, nel lavoro e nella vita in generale ma nel quotidiano ci interessa davvero quello che gli altri pensano di noi? Perché tendiamo a basare il nostro modo di agire non su quanto ci fa stare bene ma sulla reazione che potrebbe provocare negli altri?
La memoria delle persone é corta e anche il pettegolezzo ha vita piuttosto breve. Essere sempre attenti a ciò che si dice e si fa é uno stress inutile perché agli altri non interessa quasi mai e se si dimostrano interessati é più per curiosità se non per noia, che per sincero coinvolgimento.
Ogni regola (ammesso che questa lo sia) ha le sue eccezioni. I nostri amici veri e sinceri sono senz'altro interessati a noi e a sapere come stiamo. Con loro infatti non abbiamo alcuna remora nel mostrarci senza veli o sovrastrutture, nel parlare delle nostre debolezze o dei nostri problemi. Non ci sentiamo giudicati e siamo sinceri così come loro sono sinceramente interessati a noi.
Tutto il resto è o dovrebbe essere relativo.
Se provassimo ad essere più spontanei, a non curarci del giudizio degli altri, a non agire per provocare reazioni negli altri avremmo meno delusioni e con il tempo vivremmo meglio.
Non é un esercizio facile ma non è impossibile.....proviamo ogni tanto a guardare dritto e a non guardarci intorno qualcosa mi dice che alla lunga staremo meglio.
La mia tesi potrà sicuramente essere confutata però mi sento di dire che se tutti provassero per un attimo a pensare quante volte sono sinceri o realmente interessati nel complimentare gli altri, forse inizierebbero a pensare che un fondo di verità c'è.
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