mercoledì 31 dicembre 2014
L'anno che verrà
sabato 27 dicembre 2014
Paddington
domenica 21 dicembre 2014
Claudia, Gianni ed io
sabato 6 dicembre 2014
Chi non sa fare ....non sa comandare
venerdì 21 novembre 2014
Pausa pranzo
Oggi però è venerdì (come dicono gli americani TGIF: thanks God is Friday!), non piove ormai da qualche giorno e ho deciso, pur mangiando alla scrivania (non ci allarghiamo!), di concedermi una passeggiata scopo shopping.
Adesso sono tornata al mio posto molto soddisfatta perchè ho fatto sì shopping ma in libreria (la cintura che avevo in mente di acquistare può aspettare).
La pila sul comodino è sempre alta ma ho deciso comunque di entrare nella nuova libreria Rizzoli, da poco inaugurata in Galleria Vittorio Emanuele. E' bellissima, essenziale ed elegante. Con un profumo di nuovo e di libri inebriante. Da lì a prendere quattro libri è stato un attimo.
Ecco i miei acquisti:
Daria Bignardi: L'amore che ti meriti, Mondadori. Ho deciso di provare una nuova edizione pocket, comoda per la borsa e per la lettura in metropolitana o sul tram. Mi ha spiegato la signora alla cassa che usano una carta molto sottile per cui il libro è davvero piccolo anche se i caratteri non sono proprio minuscoli.
Mi piace la Bignardi, come persona credo sia una brava giornalista. Alcune volte (come lei stessa ha dichiarato) la timidezza e l'insicurezza che la portano a fare domande un po' da saputella che possono irritare chi le riceve.
Mi piace come scrive. Ho letto tutti i suoi libri e spero che (come ho letto in una recente recensione) questo non sia da meno.
Gianrico Carofiglio: La regola dell'equilibrio, Einaudi - Stile Libero.
Lui è un figo indiscusso. Se la tira un po' ma gli perdoniamo tutto. Ho letto tutti i romanzi con protagonista Guido Guerrieri. Legal Thriller all'italiana ambientati al Tribunale penale di Bari. Divertente e ironico, Guido è un avvocato penalista tradizionale. Attento, coinvolto ma non troppo e soprattutto serio e onesto. Insomma un artigiano del diritto.
Katherine Pancol: Muchachas, Bompiani. E' il primo libro di una trilogia che parla di donne e pare abbia riscosso un successo planetario. Vedremo...
Edward St Aubyn, I Melrose, Neri Pozza.
Adoro Neri Pozza. Le copertine sono quasi sempre delle meravigliose fotografie vintage ovviamente in bianco e nero. Donne aristocratiche che solo a guardarle ti viene voglia di conoscere la loro storia. Non conosco l'autore ma ho già letto altri romanzi pubblicati da Neri Pozza con a tema l'aristocrazia inglese (Julian Fellowes è il mio preferito e aspetto con ansia un suo prossimo romanzo). Sono 730 pagine interamente stampate con il sole.
Buona fine settimana di lettura a tutti!
domenica 16 novembre 2014
Chissà quanti soldi si è fatta.....
lunedì 10 novembre 2014
On line
lunedì 27 ottobre 2014
Siamo tutti gaffeur.....
martedì 7 ottobre 2014
Il closing
Nelle ultime settimane sono stata assente dal blog e dalla mia vita lavorativa di tutti i giorni (con grande dolore del collega di stanza che si lamentava perché non lo ascoltavo) perché ho dovuto preparare un closing. Me ne sono occupata io perché c'erano aspetti concorsuali da verificare e considerare nel corso di tutta l'operazione.
Devo dire che mi sono anche divertita.
Ieri sera finalmente abbiamo firmato a Livorno....dopo una lunga giornata iniziata presto, intervallata da pranzo in autogrill e conclusasi con cena sempre in autogrill.
Stamattina mi sono ricordata che tempo fa un Notaio di Milano aveva scritto un testo molto divertente e soprattutto vero proprio sul closing.
Eccolo qui:
Avete notato che, ultimamente, quando telefonate a quei notai un po’ spocchiosi che vengono da quella città d’Italia dove fanno di tutto per attirarsi le antipatie dei colleghi (che colgono senza esitazioni la palla al balzo), le loro centraliniste (mani curate e minigonna, senza panino alla frittata nel cassetto) non rispondono più “il notaio sta stipulando”, ma “il notaio è impegnato in un closing”?
Che cosa sarà mai sto misterioso closing? Cosa avrà mai di diverso da una normale stipula, da consentire alla centralinista di farsi ancor più bella usando un’espressione inglese?
Perché una stipula sia definita “Closing” è necessario che siano soddisfatti contemporaneamente alcuni requisiti.
1) Devono essere coinvolte una pluralità di figure professionali e soprattutto non meno di una decina di avvocati che avranno cura di designare il notaio comunicandogli una data prossima e non modificabile. Che il notaio abbia fisssato altri appuntamenti è variabile non considerabile.
2) Deve essere garantito ai professionisti coinvolti (ma anche, anzi soprattutto alle banche) il pagamento di fees (non ci si azzarsi a chiamarle parcelle o commissioni) per un importo totale che si avvicina al PIL di uno stato africano. Quanto al notaio, al massimo ci si sorprenderà, perché chiede che siano in breve tempo rimborsate quelle migliaia di euro che è costretto ad anticipare all’Agenzia delle Entrate.
3) Deve avere elementi di internazionalità conclamata o indotta. Per non svilire il Closing, quando nessuno dei soggetti coinvolto ha sede fuori dalla cerchia dei navigli, si cerca perlomeno di stipulare il finanziamento a Lugano o di fare in modo che intervenga un soggetto cui sono stati conferiti poteri con procura bilingue (anche se rilasciata da società italiana con atto di notaio italiano). Si narra in città di un preclosing (cioè di un appuntamento in cui si controlla che tutte le carte sia a posto) in cui dopo un’ora di conversazione in inglese un temerario osò chiedere se fosse presente alla riunione qualcuno non italiano, ricevendo risposta negativa. E’ comunque indispensabile che le e-mail (circolarizzate ad almeno una ventina di persone) siano scritte in inglese.
4) Deve essere utilizzato un linguaggio iniziatico che i neofiti, per essere ammessi al “deal” devono fingere di capire pena pesanti sanzioni sociali. I finanziamento (sorry “loans”) deivisi in “linee” sono “senior” o “bridge” e comunque in quanto “leva” si “tirano”. Il consiglio è sempre “board”, le telefonate sono in “conference”; quando si presenta l’avvocato del “mezzanino” bisogna abbozzare dando l’impressione di avere la situazione sotto controllo. Pegni ed ipoteche non si cancellano, ma si “rilasciano” e l’equivoco in cui può cadere chi considera rilasciare sinonimo di concedere può portare a conversazioni surreali.
5) I contratti non possono prescindere da un congruo apparato di promesse (a volte chiaramente indispensabili come quando, molto opportunamente si precisa che il “venditore ha intenzione di vendere e il compratore ha intenzione di comprare”) e di definizioni. Sbaglia chi pensa di trovare nelle definizioni la chiave di decrittazione del linguaggio da iniziati di cui al precedente punto; al massimo scoprirà che “Prezzo: è la somma pagata quale corrispettivo dall’acquirente al venditore”. Pensi piuttosto a controllare che tutte le parole definite siano scritte con l’iniziale maiuscola.
6) Deve essere garantito un servizio di catering. Non ci si deve però aspettare una proporzionalità tra qualità del cibo e vantaggi dell’affare concluso. Ricordo di una meravigliosa tempura di gamberi offerta in terrazza da una banca che si è poi amaramente pentita del finanziamento concesso. Al contrario, in occasione di una delle più riuscite operazioni di Private Equity realizzate in Italia, furono somministrati panini la cui digestione si è rivelata più laboriosa del rimborso dei finanziamenti
Solitamente i closing vengono fissati (anzi prenotati) e disdetti un paio di volte, prima che arrivi il fatidico giorno in cui l’agenda deve essere “barrata” perché i partecipanti al closing non sopportano l’interruzione neppure per un atto notorio.
L’appuntamento è fissato per la prima mattina, ma fino alle 11 non si può partire perché qualcuno è inesorabilmente bloccato in autostrada o perché l’aereo non è ancora atterrato.
Nel frattempo in convenuti si dedicano alla consultazione dei laptops, a conversazioni al cellulare o alla semplice lettura dei quotidiani.
Quando squilla un telefono tutti si gettano sul loro blackberry sul quale, con originalità, hanno impostato la medesima suoneria (quella che riproduce il trillo dei telefoni in bachelite e che rimanda alla prima scena di “C’era una volta in America”, quella con De Niro nell’oppieria). Sarà un successo se, a fine giornata, tutti andranno a casa col loro telefono e non con quello identico del vicino di posto.
Completato il raduno, segue un non breve momento di sbandamento in cui nessuno si decide a prendere il comando (Regia, in maiuscolo, secondo il metodo delle definizioni) delle operazioni, ossia a brandire quella tabella di Word (Closing Agenda) nella quale sono dettagliatamente elencate, in ordine cronologico, le attività di giornata ed i soggetti, in ciascuna di esse, coinvolti.
In questa prima fase l’attività notarile, esclusiva se la regia è affidata ad altri, non è tanto volta al controllo di legalità o all’adeguamento (perché sui testi si è lavorato per giorni con scambi di bozze), ma ad una più prosaica protezione degli originali dal rovesciamenti di caffè che è veramente indelebile, ma non nero come prescrive il Regolamento Notarile e quindi non idoneo alla scrittura.
Si passa quindi alla fase della lettura degli atti (durante la quale i soli ad essere attenti sono coloro che non firmeranno, cioè gli avvocati) ed a quella della sottoscrizione riguardo alla quale rimane inspiegabile il sottile piacere che precisano “ma se è leggibile non è la mi firma” o che tentano di ottenere dal notaio uno sconto consistente nell’autorizzazione a “siglare” o “inizializzare gli allegati”.
Quando arriva il momento della firma più importante, quella da apporre sul trasferimento della proprietà, le parti si irrigidiscono sulle loro posizione, pronte a far saltare un affare al quale hanno lavorato per mesi.
“Io non firmo se non vedo i soldi”
“Io non pago se tu non firmi”
Perché i soldi del closing, non sono mai rappresentati dai vecchi e concreti assegni circolari, ma affidati ad un bonifico che, se va male, deve arrivare dall’estero.
Soccorre allora l’esperienza dell’avvocato che ne ha visto molte, il Senior Partner dello studio internazionale, che ha pronta la magica soluzione: “adesso firmiamo facciamo partire il bonifico e lei, notaio, tiene fermo l’atto fin quando non arrivano i soldi”.
Tenere fermo?! Hai voglia a spiegare le regole dell’atto pubblico, che i contratti firmati non si tengono fermi ma al limite si risolvono, l’unica soluzione sembra quella di mostrare apprezzamento per la raffinate soluzione giuridica proposta.
Parte allora la lunga attesa del bonifico solitamente coincide con il pranzo (circostanza utile a far pensare “che il collega si è reso comunque disponibile anche durante la pausa”) e con la seconda parte dell’attività notarile di vigilanza sull’originale, che si concreta dapprima sulla maionese che sbrodola dai panini per passa alla Coca Cola e ritornare infine al caffè.
Personaggi centrali di questa fase diventano i funzionari di banca che, dopo aver atteso come la manna la comunicazione del numero di CRO, si collegano con il digiunante collega della sede chiedendo “Li vedi? (i soldi ndr)”, mentre tutti gli altri cercando di indovinare la risposta dall’espressione del viso.
La tensione si impadronisce allora della sala per un qualche tempo fino a che, quasi che le banconote fossero arrivate svolazzando come il tappeto di Aladino, funzionario conferma che “li vede”.
Si scioglie allora in un sorriso il viso del venditore che vede il suo conto aumentare di svariati milioni di euro (ricordiamo che fino a pochi minuti prima non si fidava ad apporre la firma sul contratto mentre ora si sente garantito da una telefonata al cui altro capo potrebbero esserci amici del mago Do Nascimento), si stringono le mani e si stappa la bottiglia, mentre di corsa tutti si salutano, infilano le giacche e cercano di raggiungere la porta, inseguiti dagli strilli del notaio cui rimane da verbalizzare un assemblea totalitaria di trasferimento sede, raccogliere le firme sui modelli Fedra, far firmare i libri sociali di cui deve rilasciare estratti certificai in giornata e portare a termine altre formalità di cui tutti ormai si disinteressano.
Si allontana per ultimo il notaio, con la borsa piena di atti da registrare, anticipando le imposte, la mattina seguente, pensano al collega del distretto vicino, quella con la centralinista bruttina, che quello stesso giorno ha stipulato qualche vendita di condominio con mutuo, totalizzato un repertorio minore (così non avrà da temere neppure l’aumento delle sedi) ed incassato subito più si quanto lui, per il closing, incasserà tra qualche mese.
giovedì 25 settembre 2014
Merci pour ce moment
martedì 16 settembre 2014
I nostri ragazzi
domenica 7 settembre 2014
L'altra
domenica 31 agosto 2014
Cappuccino, spremuta e brioche
martedì 12 agosto 2014
canta che ti passa....
Sarà per questo che quest'anno mi sento ancora in sospeso con un perenne senso d'inquietudine come il protagonista del film di Virzi' 'ovosodo', con un uovo sodo in gola che non va ne' su ne' giù!
Qualche giorno fa mi trovavo per una breve vacanza in un piccolo paesino in provincia di Salerno (Curti, Frazione di Giffoni Valle Piana) ospite a casa di amiche.
Mentre tutti si preparavano per l'aperitivo io ho sentito le note di una canzone che mi ha sempre messo di buon umore. Arrivavano da un edificio situato qualche metro più avanti.
Ho salutato George e gli altri e ho detto che sarei andata a fare un giretto.
Mi sono fatta giudare dalla musica e mi sono ritrovata in una stanzetta insonorizzata alla meno peggio con cinque amici che si divertivano a provare le canzoni che avrebbero dovuto suonare ad una festa di piazza di lì a pochi giorni.
Ho chiesto permesso e mi hanno fatto entrare. Immediatamente si sono presentati e hanno chiesto il mio nome.
Mi sono divertita moltissimo a canticchiare con loro 'O Sole mio e Malafammina (il cantante quando si è accorto che sapevo tutte le parole mi ha dato il microfono ma ho dignitosamente rifiutato. Sono troppo stonata!)
A volte basta davvero poco.
Dedico a tutti i lettori del blog, con un pensiero di speranza, la canzone che mi ha portato dai miei nuovi amici.
Paese mio che stai sulla collina
disteso come un vecchio addormentato
la noia l'abbandono
niente son la tua malattia
paese mio ti lascio e vado via
che sarà che sarà che sarà
che sarà della mia vita chi lo sa
so far tutto o forse niente
da domani si vedrà
e sarà sarà quel che sarà
amore mio ti bacio sulla bocca
che fu la fonte del mio primo amore
ti do l'appuntamento
come e quando non lo so
ma so soltanto che ritornerò
che sarà che sarà che sarà
che sarà della mia vita chi lo sa
con me porto la chitarra
e se la notte piangerò
una nenia di paese suonerò
Gli amici miei son quasi tutti via
e gli altri partiranno dopo me
peccato perché stavo bene in loro compagnia
ma tutto passa tutto se ne va
che sarà che sarà che sarà
che sarà della mia vita chi lo sa
so far tutto o forse niente
da domani si vedrà
e sarà sarà quel che sarà
che sarà che sarà che sarà
che sarà della mia vita chi lo sa
so far tutto o forse niente
da domani si vedrà
e sarà sarà quel che sarà
Che sarà sarà
Buone vacanze a tutti .....il blog torna a settembre.
domenica 27 luglio 2014
Chi fuma uccide anche te.....digli di smettere!
domenica 20 luglio 2014
Ho sposato un milanese!
Diverso è il modo di porsi, di valutare le reazioni. Diversi sono i comportamenti, i modi di fare e di dire. Diverso è il significato che si attribuisce alle cose.
Molti dicono che io per il mio temperamento, per il mio essere precisina (come mi ha definito Giada in un tema fatto alle elementari), per la mia puntualità e sistematicità, sembro più milanese che siciliana. Anche no!
Non mi piace invece e non mi abituerò mai, la mancanza di slancio e di spontaneità. La programmazione di ogni cosa. La praticità contrapposta al bello. L'utilità contrapposta alla futilità.
George per esempio....ed è una delle cose di lui che mi è sempre mancata, se viene a prendermi in aeroporto o in stazione mi aspetta fuori. Nonostante sappia quanto a me piacerebbe venisse al binario o agli arrivi. Niente da fare. È più forte di lui. Perché parcheggiare se poi tanto io arrivo e ci vediamo lo stesso e magari ce ne andiamo a cena fuori? In effetti....
domenica 13 luglio 2014
Luglio col bene che ti voglio!
mercoledì 2 luglio 2014
Ma secondo te è gay?
domenica 22 giugno 2014
Non me ne frega niente...
martedì 10 giugno 2014
Di Michelle ce n'è una......
Ha il volto e i modi del bravo ragazzo. Non è mai aggressivo, nè volgare. Ricordo quando circolarono gli sms (a proposito sono passati solo pochi anni e l'sms come strumento di comunicazione non lo usa più nessuno!) scambiati tra lui e Simona Ventura....erano frasi carine, tenere, mai volgari e finivano sempre con un TI AMO.
Acqua passata.
Lui è rimasto con sua moglie e lei, la moglie, ha deciso che non doveva stare dietro le quinte ...ammesso che mai lo avesse fatto.
E quindi qualche ritocchino, look giovanile e modaiolo, sempre in tiro...spesso mano nella mano con il marito.
Tutto normale.
Com'è noto, peraltro, io ammiro le donne che riescono a superare le crisi di coppia. Ammiro le donne che restano accanto ai mariti. Ammiro chi fa di tutto per salvare la propria famiglia.
Poi succede che il marito decide di abbandonare il mondo della televisione e di fare politica nella sua Bergamo dove è stato appena eletto Sindaco; anche qui nulla da dire sia perchè non conosco il suo programma politico sia perchè credo proprio che l'avrei votato.
Cristina vuole fare la first lady a tutti costi ma ahimè non è originale.
Parte con un libro..."Sei perfetta e non lo sai" che di originale non ha nulla. E' un elenco di abiti giusti da indossare al momento giusto e di consigli su look, abbinamenti, ecc. che ruota solo ed esclusivamente su di lei, sul suo guardaroba e sui suoi abiti firmati. E' una copia venuta male di un delizioso libro di Ines de la Fressange "La parigina" dove invece i consigli di look e non solo, da parte di una persona che di look, classe e stile se ne intende, ci sono eccome!
Poi, sempre Cristina, si lancia in esternazioni del tipo: Siamo i Kennedy di Bergamo...no comment!
Ed infine si fa fotografare con lo stesso vestito di Michelle Obama e per giunta nella stessa posa, in occasione del successo elettorale del marito!
Ma perchè? Cosa ha voluto dimostrare? Che è capace di acquistare abiti cheap come spesso fa Michelle? Avrebbe potuto acquistarne altri diecimila e fare in modo che si sapesse che non si trattava di haute couture.
Perchè vuole dimostare che loro sono appunto i Kennedy o gli Obama...ma se fossero semplicemente i Gori?
Fare il sindaco significa governare e amare la propria città, sporcarsi le mani, se necessario, fare scelte impopolari, acquisire e perdere consensi, lavorare sodo.
Di glaumor c'è molto poco.
mercoledì 4 giugno 2014
Tutto Prada!
sabato 31 maggio 2014
Mi son Lia
donna vedere andar per una landa
cogliendo fiori; e cantando dicea:
"Sappia qualunque il mio nome dimanda
ch'i' mi son Lia, e vo movendo intorno
le belle mani a farmi una ghirlanda.
(PURGATORIO - CANTO VENTESIMOSETTIMO vv. 97 e segg.)
domenica 25 maggio 2014
Il mattino ha l'oro in bocca!
sabato 17 maggio 2014
Marciapiedi
La pioggia spazzerà
La polvere e i ricordi
Bagnati di città
Passi frettolosi
D'un avido via vai
Chi trascina il tempo,
Clienti attesi
E' la vita
Che
Passando sporca un po' le dita
Lungo i marciapiedi
Il vento porta via
L'ultima occasione
O la tua prima compagnia
Lì
Bambino imparerai
A camminare,
Scopri il sesso dietro un muro
O sulle scale
E' peccato o lo confondi,
Se sia giusto farlo o no
Ti domandi
E' li
La vera scuola che
Poi ti segna
Sulla pelle quello che
Non s'insegna
La palestra della vita
Sta inventando i giorni tuoi! Una sfida!
Vecchi marciapiedi
Malati di realtà,
Poliziotti e preti
Tra i fiori e oscenità
Occhi aperti
Su melma e cieli prima mai scoperti
Non scandalizzarti dei marciapiedi
Lì sta il mondo, che non sai, che non vedi
Marciapiedi screditati
Per vergogna o vanità dimenticati!
No, non ridere dei miei marciapiedi!
Lì, ero un uomo, quello a cui tu non credi
Ma se cammini, se vai avanti
È perché i marciapiedi
Sono tanti
domenica 11 maggio 2014
George .....e Mildred
Ieri pero' chi lo ha visto in mia compagnia alla stazione garibaldi di Milano deve aver pensato a lui proprio come un indifeso George nelle grinfie di Mildred.
Succede che dovevamo andare a Bologna e che per avere il tempo di girare senza meta, goderci la città e vedere qualche mostra, abbiamo prenotato il treno delle 9.30.
Sveglia presto come sempre ma con la stanchezza di una settimana pesante alle spalle. Ad un certo punto lo vedo. Pronto e impeccabile come sempre (i 50 anni si avvicinano e il suo look ringiovanisce in modo inversamente proporzionale) che mi guarda con fare minaccioso e terroristico. È tardi. È vero che il tempo c'è ma devi prepararti. Dopo mi ha seguito in bagno per sapere a che punto fossi e finalmente si è dileguato verso la macchina lasciando a me - comune mortale e per giunta in ritardo - il compito di prendere chiavi di casa, biglietti del treno, ecc.
Mentre ci dirigevamo verso la stazione gli faccio sommessamente notare che il treno era Italo non freccia rossa e che quindi sarebbe stato meglio andare con la metropolitana. Ah Italo? Non non lo sapevo. È inutile dire che ho testimoni che possono confermare che il treno da prendere lo abbiamo deciso insieme al telefono.
Prendiamo la metro in perfetto orario e quando, finalmente rilassata, gli faccio notare che potevamo stare tranquilli, parte con la sua filippica alla George Bush. Beh tranqulli mica tanto...siamo al pelo!
Vabbe'.
Arrivati alla stazione garibaldi parte verso il treno (quale?) come se fosse Luca Cordero di Montezemolo quando invece Italo non lo ha mai preso in vita sua. Non sapeva quindi che bisognava scendere al piano di sotto. Gli chiedo di seguirmi e lui insiste ma non dobbiamo andare al binario.