venerdì 24 aprile 2015

Alla ricerca della felicità

Domenica scorsa abbiamo assistito all'ennesima tragedia del mare....la più grande di sempre. E non è un caso. I problemi nei paesi di origine sono sempre più gravi e gli scafisti non si fanno scrupoli ad imbarcare sempre più gente ed a guadagnare sempre di più.
Che poi si corra il rischio di trasformare il mediterraneo in un'enorme pozza di sangue è l'ultimo dei loro problemi e forse è un rischio che gli stessi passeggeri sanno di correre. Lo accettano perché non hanno alternative.
Ho sentito la notizia alla radio nel tardo pomeriggio e allo sconcerto si è immediatamente sostituita l'incazzatura quando, liquidata la notizia in poche battute, si è passati ad un carosello di dichiarazioni ed esternazioni. È colpa di tizio, no è colpa di Caio. Tutti avevano qualcosa da dire e qualcuno a cui attribuire la responsabilità. Oggi è venerdì e già si è passati ad esternare su altro.

La situazione è tragica e deve essere affrontata, non discussa nè utilizzata per fare inutile demagogia o propaganda delle proprie idee a fini elettorali.

Il silenzio sarebbe stato molto più rispettoso.

Perché come ci ha ricordato quella meraviglia di Papa Francesco, erano nostri fratelli e stavano solo cercando la felicità. Una felicità che hanno pagato con la vita. Chi siamo noi (e i nostri rappresentanti politici) per permetterci di dire anche una sola parola?

Silenzio, per favore.

venerdì 17 aprile 2015

Avvocato di strada....

Durante la maratona, che anche quest'anno abbiamo corso in staffetta con i colleghi, per regalare un sorriso ai bambini ricoverati all'ospedale Buzzi di Milano, una mia collega (ciao Carolina!) ha spiegato ad un altro collega inglese, che si chiedeva cosa avessi detto ad un cretino che in bicicletta si era fermato proprio nel punto di cambio degli staffettisti, che io sono una paladina del rispetto delle regole.
In effetti è vero. 
Sopporto quasi tutto, sono tollerante, accomodante, paziente e fin troppo disponibile ma la maleducazione o peggio ancora il menefreghismo, mi fanno star male e mi costringono ad intervenire!
 
Ci vorrebbe così poco ad essere persone rispettose delle regole del vivere civile. E invece si è sempre pronti a lamentarsi se c'è la maratona (per restare in tema) e per mezza giornata ci sono le strade bloccate, se c'è il mercato e per un giorno la settimana non si può parcheggiare in una certa via, e così via.
Ci sono poi quelli che buttano le carte per strada, che parcheggiano al posto riservato ai portatori di handicap, i fumatori che non hanno neanche una lontana idea che non si buttano le cicche per strada, le mamme con bambini che non vogliono rispettare le file 'perché sai c'è il bambino' e - sempre loro - che li lasciano scorrazzare nei ristoranti non curanti degli altri commensali. Sono talmente rari i bambini educati al ristorante che tutte le volte che li trovo (perché capita per fortuna) mi fermo a fare i complimenti.
Ci sono poi quelli che urlano al telefono, che vanno in bici sul marciapiede, che non si alzano in tram o in metropolitana, per fare sedere una persona anziana o incinta. Temo che molte persone pensino che io sia pazza, ma mi sono trovata a dire ad una ragazza incinta, in evidente stato di sofferenza, schiacciata in metropolitana 'lei lo deve pretendere e poi vediamo se qualcuno le dice di no'. Mi ha guardato allibita.

Ma il meglio di me lo do in treno. La mia ultima performance risale a venerdì.
Chi mi conosce anche poco penserà sia impossibile ma io in treno prenoto sempre il posto nella carrozza 'silenzio'. Esiste sul Frecciarossa e consente di viaggiare indisturbati per 3 perché, in teoria, non si può parlare se non a voce bassissima. Non si può telefonare e lo squillo del cellulare deve essere tenuto al minimo. Io la prendo perché in treno lavoro e durante quelle 3 ore ovviamente non telefono.

In Italia si sa siamo chiacchieroni. Per tale motivo (credo) la carrozza 'silenzio', pur appartenendo alla categoria business, è spesso in offerta e così capita che le persone acquistino senza accorgersi che non si può parlare e che - scusate se insisto - non ci possono essere bambini. 
Mi era già successo altre volte e con gentilezza avevo fatto notare la cosa. La prima volta l'ho detto alla mamma e lei mi ha risposto altrettanto gentilmente 'ha ragione non me ne ero accorta, i biglietti li ha fatti mia suocera'. Ha fatto presente la cosa al controllore e si è spostata. 
In un'altra occasione, sono salita a Roma (c'era anche George), i signori erano già lì da Napoli e il bimbo dormiva. Quando si è svegliato ha iniziato a strillare e sono stati loro stessi a chiedere di spostarsi.
Venerdì scorso prendo il treno per venire a Roma e dopo di me sale una famiglia con bambini di 3/4 anni. Impossibile tenerli in silenzio per 3 ore ed è giusto che sia così. Ho guardato il padre e ho detto: 'mi perdoni crede di riuscire a tenere i bambini in silenzio per 3 ore? Siamo nell'area silenzio'. Mi risponde da strafigo: 'mi perdoni, sì.' E poi aggiunge, smentendo quanto appena detto: 'quando ho comprato i biglietti ho indicato che c'erano dei bambini, per cui non è un problema mio. Parli con il controllore'. Italiano fatto e finito. 
La stanchezza era tale che ho mollato il colpo per un po', mi sono messa le cuffiette dell'iPod e ho iniziato a leggere le mie carte. Quando è arrivato il controllore li ha fatti spostare senza che io dicessi nulla.

Come direbbe Francesco Piccolo piccoli momenti di trascurabile felicità!


sabato 4 aprile 2015

Come lo vuoi?

È la frase che ormai ci si sente dire sempre più spesso quando qualcuno ti offre un caffè. 
Dapprima è successo al bar dove al macchiato (freddo o caldo), al lungo e al corto si sono aggiunti il marocchino, l'orzo, il ginseng, l'americano (lo prende sempre una mia collega), la crema di caffè e altre specialità. 
Poi è successo nelle case, dove alle caffettiere si sono sostituite le macchinette. Il caffè del bar senza andare al bar. Ma chi l'ha detto che al bar è più buono?

E infine è arrivato lui: George....(non il mio George!) che è diventato uomo (e che uomo!) immagine di una marca di caffè americana che con una grande e costosissima operazione di marketing ha fatto sì che tutti gli italiani spendano centinaia di euro in cialde, che di diverso hanno solo il colore, per avere un prodotto che in Italia sappiamo fare molto meglio per cultura e tradizione.

Esiste il gusto forte, intenso, al cioccolato, ecc. A me sembrano tutti assolutamente identici.
Mi piace il borbottio della caffetteria e il profumo che si spande in cucina, mi piace che a volte lo devi rifare perché si brucia, che spesso le caffettiere hanno il manico bruciato, che si deve comprare la guarnizione nuova, che si deve mettere sotto l'acqua fredda perché altrimenti non esce, che mia suocera diceva sempre quando eravamo in tanti: ne faccio due piccole perché sai la grande non la uso mai..., mi piace che ogni tanto il caffè finisce all'improvviso e se ne deve chiedere un po' al vicino (sempre che non usi le cialde).
Ma è davvero così buono il caffè di George? Sono davvero così buoni quelli simili, anche italiani, che sono entranti nelle nostre case? 

Io credo che sia solo un fatto di moda e sono certa di non essere la sola a non percepire la differenza tra un gusto forte e un gusto intenso e soprattutto sono la sola con 4 euro di caffè va avanti quasi un mese (e compro illy che è uno dei più cari!)

Il caffè è un piacere....se non è buono che piacere è?