mercoledì 30 gennaio 2013

O la borsa...o la vita!

Ho già scritto in questo blog di essere una grande appassionata di gialli e che Petra Delicado creata da Alicia Giménez-Barlett è una delle mie "protagoniste" preferite.
Non mi dilungherò in descrizioni del personaggio e rimando a quanto ho scritto nel post "Istanbul o Barcelona" http://liuzza.blogspot.it/2012/06/istanbul-o-barcelona.html

Avevo promesso a me stessa di non acquistare più libri fino a fine mese perchè la pila sul comodino è talmente alta da iniziare a traballare ed io sono un po' svogliata...ma recandomi in libreria per acquistare un regalo, mi sono dimenticata della promessa quando ho visto il nuovo e ultimo libro della serie - ambientata a Barcelona - dedicata all'ispettore Delicado (Gli onori di casa, Sellerio, 2013).

Non posso dire se la storia sia avvicente o meno, se sia bella o meno perchè sono ancora a pagina 100 (il libro è insolitamente lungo oltre 500 pagine) ma posso dire che accade una cosa pazzesca (succede quasi all'inizio quindi non svelo nulla sulla trama): Petra è costretta (senza forza, per carità, ma in virtù della sua dedizione al lavoro) a cedere la sua meravigliosa borsa di Loewe (marchio spagnolo del lusso), regalo del suo terzo marito, ad una detenuta.

La borsa è spesso uno status symbol, ma leggedo il libro ho pensato che mentre per chi ce l'ha è una cosa quasi scontata, in certi ambienti più che in altri a volte questo status symbol può stridere.
Una volta avrei detto: ma perchè? io non sono esibizionista, è la mia borsa e non vedo perchè non devo usarla dovunque...mica ho rubato per averla?
E' vero ed è in linea di massima è così che la penso, però è anche altrettanto vero che molte persone che vivono in ambienti degradati (come il carcere, i campi rom, alcuni  quartieri popolari) possono vedere male l'esizione di quello status symbol, come se si volesse aumentare il divario. E ciò rende meno credibile la nostra presenza in quei luoghi.

Insomma Petra si reca in carcere con la borsa, ma senza farci caso (perchè la usa tuti i giorni e basta), e si rende conto, solo quando una detenuta glielo fa notare, di essere inadeguata.
Ultimamente ho letto un libro sui rom (ci tornerò perchè mi ha dato tanto da pensare) e mi sono trovata spesso a riflettere su come tutto...ma proprio tutto sia relativo.

Al mattino ci svegliamo (magari anche di malumore) pronti ad affrontare una nuova giornata sapendo già più o meno cosa ci aspetta e che il problema più grave sarà una gatta in più da pelare, una telefonata più lunga del solito che ci trattiene fino a tardi, una riunione noiosa o lunga, ecc.

Ci sono persone (quelle che vivono in carcere appunto) che non avranno niente da quelle stesse giornate perchè in carcere tutte le giornate sono uguali e presto perderanno interesse a viverle.
Oppure ci sono persone come i rom o come altri che si svegliano al mattino e non sanno niente della loro giornata neanche se riusciranno a pranzare o se riusciranno ad arrivare a sera.

Lo so forse sto estremizzando ma credo che ogni tanto si dovrebbe riflettere sulle fortune che la vita ci ha riservato, su come tutto sia utile ma niente indispensabile....soprattutto la borsa anche se abbiamo speso un intero stipendio per averla!

giovedì 24 gennaio 2013

mens sana in corpore sano....

Per anni ho fatto beneficenza alle palestre.

A settembre tra i buoni propositi c'era sempre quello di andare in palestra e così mi facevo allettare da abbonamenti annuali open (in effetti in confronto agli altri pacchetti, il risparmio c'è sempre!), mesi omaggio, finanziamenti a tasso zero, borsa (con vano separato per le scarpe) in omaggio. E pagavo!!
Iniziavo anche con entusiasmo ma poi ogni scusa era buona per dire: vabbè ci andrò domani...D'altra parte il bello dell'abbonamento open è che puoi andarci quando vuoi...altrimenti che open è?

C'è stato poi il periodo in cui ho pensato che forse la palestra deve essere vicino casa... e così oltre all'open ho acquistato un pacchetto da dieci ingressi (da consumare entro 4 mesi) nel centro sportivo vicino casa. Ma anche lì la sera troppo stanca invece di dirigermi in palestra sempre più spesso prendevo la strada di casa.

Poi è arrivato il turno della piscina. In fondo chi non ha mai sentito dire: il nuoto è uno sport completo, il nuoto fa bene. Ok, ma io non sono brava a nuotare e ho troppi capelli (non posso bagnarli tutte le volte che vado in piscina perchè perdo troppo tempo ad asciugarli!). Ho provato acqua gym ma niente...non mi attrae.
Strano a dirsi perchè sono nata e cresciuta al mare...ma sarà forse perchè il mare non è una piscina piena di cloro?

Poi ho provato yoga...mi piace si ma non mi rilassa, anzi mi distraggo e rimuggino sui fatti miei ...e non sono sempre fatti rilassanti:-)

Pensa che ti ripensa lo scorso anno a gennaio (esattamente nel periodo dei buoni propositi post panettone e torrone) mi arriva un sms da una piccola palestra situata più vicino allo studio che a casa ma comunque lungo la strada. Mi venivano offerte due settimane di prova e ho detto: perchè no?

Ho visto che nonostante la palestra fosse piccola, si tenevano tantissimi corsi la mattina presto e così dopo le due settimane di prova che in effetti erano 2 lezioni (una a settimana) mi sono iscritta.
Niente open ma abbonamento fisso a quella lezione. FITBOX....divertentissimo. Non ne ho saltata neanche una, ci andavo la mattina alle 8.20 e prima delle 10 ero già alla scrivania (una volta alla settimana ci può stare).

Quest'anno mi sono iscritta nuovamente...due volte la settimana. Martedì e Venerdì. Credo di avere trovato finalmente il giusto equilibrio, niente palestra figa, niente borsa (con vano separato) omaggio, niente SPA, ma corsi divertenti ed efficaci, ci vado la mattina presto direttamente da casa (vestita in modo non esattamente elegante: tuta e scarpe normali da lavoro), ci metto tre secondi a cambiarmi (perchè devo solo cambiare le scarpe!) e dopo circa 20 minuti per doccia e vestizione (con abiti civili ma casual, così faccio più in fretta). La mattina alzarmi è una fatica. Quando fa freddo andarci anche, ma poi mi piace moltissimo. Non mi sono stancata e non ho mai saltato una lezione.

Qual è la morale?...forse non c'è o forse si.

Cosa vuol dire vado in palestra, cosa vuol dire vado in una palestra bellissima? Niente se sono solo iscritta ma poi non ci vado. L'unica cosa è trovare qualcosa che ci piace e ci fa stare bene. Non deve essere un sacrificio ma un piacere.

ps mems sana in corpore sano (del poeta Giovenale) viene oggi utilizzato per sostenere che una buona attività fisica fa bene anche alla mente, in realta il significato di questa frase è variato nel tempo; originariamente era un invito all’uomo di prestare attenzione alle due cose essenziali nella vita a dispetto di vizi e lussurie queste erano e sono una “Mente Sana” in un “Corpo Sano

domenica 20 gennaio 2013

diverso da chi?

Nelle ultime settimane si è parlato (prevalentemente a sproposito) della sentenza della Cassazione (n. 601 dell'11 gennaio 2013 per la precisione!) che avrebbe disposto l'affidamento di un minore ad un coppia gay.
Sono quindi iniziate (o meglio riaffiorate) le discussioni sulle coppie gay, sulla possibilità che adottino, per arrivare - anche considerato il periodo elettorale - alle dichiarazioni dei politici e alla  definizione di famiglia "sana" da parte della Vezzali, alla presa di posizione di Monti, ecc.

Ho deciso quindi di leggere la sentenza e ho scoperto che la Cassazione non ha affatto deciso di affidare il minore ad un coppia gay, né ha preso posizione sui diritti delle coppie gay in relazione all'affidamento o all'adozione.
La Cassazione si è limitata a confermare l'affidamento del minore in esclusiva alla madre - concedendo diritti di visita al padre - perché il padre si era dimostrato violento e non idoneo (quantomeno temporaneamente) all'affido congiunto (che ormai in Italia è la regola). La Cassazione ha anche affermato, ed è questa la bellezza della sentenza, che il padre non avrebbe dimostrato quali ripercussioni negative aveva avuto o avrebbe potuto avere l'affidamento del minore alla madre, per il solo fatto della convivenza con un'altra donna: "non risulta alcuna specificazione delle ripercussioni dell'ambiente familiare in cui questi viveva presso la madre".....ed ancora "alla base della doglianza del ricorrente non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio che sia una famiglia incentrata su una coppia omosessuale. In tal modo si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto familiare per il bambino". 

Il punto a mio avviso è proprio questo. La famiglia è quella fondata sull'amore, il bambino vive in un ambiente "sano" se non assiste alla commissione di reati, ad atti di violenza, al consumo di droghe. Il bambino vive in un ambiente sano se gli adulti (genitori, conviventi, nonni, fratelli, ecc.) si occupano di lui con amore e ne curano la crescita, lo educano, lo seguono, lo ascoltano e gli trasmettono valori e principi sani. 
Perché un minore potrebbe essere affidato in esclusiva ad un padre o ad una madre che nel frattempo convivono con altre persone solo se queste appartengono all'altro sesso? 
Dov'è il discrimine e soprattutto - come ha detto la cassazione - dove è scritto che il fatto che il genitore affidatario abbia una relazione omosessuale possa essere dannoso, se non è dimostrato?

Ho detto più volte che questo blog è lieve e non intendo di certo smentirmi, per cui non prenderò posizione sull'adozione da parte delle coppie omosessuali (in Italia siamo talmente indietro che non abbiamo ancora il riconoscimento delle unioni civili tra omosessuali, per cui il tema dell'adozione lo vedo lontano). 
Dico solo che non esiste normalità (rispetto a chi?) né diversità (da chi?). Quando si tratta dell'adozione di un minore, esiste invece l'amore e l'amore possono darlo tutti omosessuali e non, se a loro volta tra di loro si amano e si rispettano. 
Dico solo che i bambini che vengono posti in stato di adozione sono figli di genitori che li hanno abbandonati o sono stati allontanati da famiglie con disagi. 

E mi chiedo? quelle famiglie sarebbero normali e sane solo perché formate da persone di sesso diverso? Non credo proprio...

ps diverso da chi? è un delizioso film del 2009 con Luca Argentero, Claudia Gerini e Filippo Nigro che affronta anche questo tema in modo lieve..
ps1 Monti ha perso il mio voto ma questo è un blog lieve quindi non vado oltre.

giovedì 17 gennaio 2013

twitter o facebook....?

ormai si parla solo di twitter e mi sono incuriosita.

In effetti è piacevole seguirlo soprattutto se si seguono solo le persone che ti interessano, i giornali, le case editrici, i politici (berlusconi no...proprio non riesco a seguirlo anche se mi dicono che è divertente), insomma è una bella finestra sul mondo. Io per esempio, che sono un'appassionata di cinema, seguo (sono una follower per dirla correttamente) le pagine di cinema (riviste, Paola Jacobbi che scrive spesso di cinema, ecc.) e qualche attore.

Insomma, come diceva una volta una pubblicità: twitter....è chic e non impegna.
Daria Bignardi ha poi recentemente suggerito delle regole di comportamento che condivido in pieno: La prima regola in assoluto è non retwittare i complimenti che si ricevono: la tentazione è forte, ma l’effetto è patetico. Tutti siamo vanitosi, la buona educazione però impone di nasconderlo.
La seconda è di essere gentili: non ha senso seguire qualcuno solo per sfotterlo o criticarlo. Piuttosto, «defollowatelo».
La terza è di non essere pedanti: capita a chiunque di fare un refuso e persino un errore di grammatica, twittando al buio, o senza occhiali, o di fretta: persino il senatore Monti (o chi per lui) ha dimenticato un accento su un «sì». Non ha senso stare su Twitter per fare le pulci agli altri, come all’asilo.
La quarta è di scrivere solo se si ha qualcosa da dire: sembra scontato ma non lo è. «Parli perché hai la bocca», dicevano certe antiche maestre. Su Twitter capita spesso.
La quinta sembra ancora più ovvia: ricordati che tutti ti possono leggere, meglio non scrivere quello che vorresti che qualcuno, anche uno solo, non leggesse
.


Su facebook onestamente non ho un'opinione perchè non lo frequento. Non è per snobismo, per carità (anche se come è noto un po' snob lo sono!). Ci sono da sempre perchè un ex collega (gggiovane e appassionato di internet) me lo fece conoscere agli inizi e mi iscrisse. Ricordo anche che fu divertente perchè insieme scegliemmo la foto (che è rimasta quella per secoli..) e poi iniziai a ricevere le richieste di amicizia di persone della mia città che non vedevo da secoli, di ex compagni di scuola, di amici di amici, di colleghi, ecc.
E poi? Le mie amiche (fedeli lettrici del blog) molto spesso non sono su FB; non ritengo che i miei pensieri, sapere quello che sto facendo in quel momento, le mie foto, ecc. siano così interessanti da doverli condividere con tutti quelli che conosco.

Insomma mi fa piacere esserci, ricevere gli auguri per il compleanno dagli "amici" (mi scuso se non li faccio a mia volta ma non andandoci mai non riesco a starci dietro). Mi sono fatta una mia idea personale: Facebook è un'idea geniale.
E' utile, ultilissimo, a chi vuole diffondere o pubblicizzare qualcosa (un libro, un evento, ecc.), è altrettanto utile agli studenti che studiano fuori dalla loro città o all'estero e che hanno amici sparsi worldwide, è utile ai gggiovani perchè la chat sostituisce gli sms o la telefonata. Ma io non riesco ad usarlo o meglio non riesco a scrivere e me ne dimentico.

Però ho deciso che siccome è stato piacevolissimo ritrovare persone lontane, è stato altrettanto piacevole scrivermi con loro qualche volta, e quando ho cinque minuti di tempo è piacevole dare una sbirciatiana, lo terrò e non ne parlerò male. Trovo che le discussioni su FB durante le cene sono ormai diventate sterili quasi come la discussione sul se a Roma da Milano convenga andare con il treno o con l'aereo.

Io amo chiamare le mie amiche, mandare qualche (lunga) email, vederle per un pranzo o per un aperitivo, ma è una mia scelta, probabilmente dettata dall'età (non per niente FB è stato inventato da uno studente universitario).

Se però devo scegliere (ed essere coerente con il titolo del blog)...io dico (come dicono a Milano) twitter tutta la vita!!!

lunedì 14 gennaio 2013

il miglior Tornatore

Ne ero certa! "La migliore offerta" è un film bellissimo. 

Il nuovo film di Tornatore è un thriller psicologico che ti fa saltare dalla poltrona (del cinema) almeno un paio di volte e che tiene in tensione lo spettatore dall'inizio alla fine...poi tutto torna e la cosa stupenda è che continui a pensarci anche dopo perché cerchi di capire com'è andata davvero, di ricostruire i fatti e più ci pensi e più ti accorgi che tutto, ma proprio tutto, torna! 
Ho amato - come tutti penso - Nuovo Cinema Paradiso, ma poi quando ho visto Una pura formalità, film del 1994 con Gérard Depardieu, Roman Polanski e Sergio Rubini, ho pensato che Tornatore è un genio. Un genio innamorato del cinema. 

Il suo amore lo manifesta con i film dedicati al cinema da Nuovo Cinema Paradiso, appunto, a L'uomo delle stelle, Malena..., il genio invece viene fuori quando dirige film come Una pura formalità (lo spettatore resta incollato ad schermo scuro e tetro e solo alla fine capisce dove si trovano i protagonisti e perché), La Sconosciuta (tutto basato su equivoci e terrore ma anche sulla forza dell'amore..) e, infine, La miglior offerta

Il film è uscito nelle sale da troppo poco tempo perché io dica qual è la storia.

Posso solo dire che il protagonista, Mr Oldman, è un battitore d'aste molto rinomato e un po' maniaco che si imbatte in una giovane donna con problemi psicologici. La donna è rimasta orfana di entrambi i genitori (morti a breve distanza l'uno dall'altro) e ha ereditato una casa enorme all'interno della quale sono custoditi mobili e suppellettili di valore. Decide quindi di coinvolgere il rinomato Mr Oldman nella valutazione e nella vendita dei beni.

Posso anche dire che le fobie dei protagonisti, il mondo "dorato" dei collezionisti d'arte, la genialità del riparatore di orologi e di cianfrusaglie (altro importante protagonista del film), la differenza di età e di ambiente in cui vivono e si muovono i protagonisti, l'eleganza e l'assurdità dei luoghi, l'evoluzione delle manie dell'uno e delle fobie dell'altra, ......tutto è semplicemente perfetto.

Non sono la sola a credere che quando Tornatore decide di raccontare una storia fuori dagli schemi della Sua (e mia) Sicilia, fuori dai personaggi un po' caricature ma anche simpatici e amabili (come dimenticare Alfredo di Nuovo Cinema Paradiso), in cui non si racconta il cinema dentro un film, diventa un regista immenso, geniale, pieno di fantasia e immaginazione. 

La migliore offerta è un puzzle (o forse un mosaico) ...ad orologeria e spetta allo spettatore trovare e ricomporre i pezzi...pezzi che alla fine combaciano senza vuoti nè sbavature.



mercoledì 9 gennaio 2013

Canta che ti passa....

Ho sempre preferito la musica italiana perché mi piace cantare, capire tutte le parole, ricordarle.

Ho poi sempre pensato che chi dice che non ama la musica Italiana è come il tipico Italiano che critica la Fiat ....e tutto il resto.

Infine sono cresciuta con due fratelli più grandi ed a quei tempi a casa mia impazzavano, oltre ai Beatles: Baglioni e Battisti ma anche Fossati e Bennato. 

Ecco la mia personalissima playlist:
- Solo - Baglioni, perché è un dialogo d'amore struggente e trovo commovente quando lui le dice 'mangia un po' di più che sei tutt'ossa';
- Ancora - De Crescenzo, perché con Andrea e Guido (i suddetti fratelli) abbiamo riso con le lacrime quando si è presentato a Sanremo nel 1981. Occhiali e look completamente fuori contesto (vintage diremmo oggi!). Ma la canzone è splendida e l'amore di un uomo che soffre è una cosa seria. Ho sempre pensato che le donne pur soffrendo si guardino intorno mentre l'uomo che soffre, soffre e basta....
- Anche per Te - Battisti. Perché è una poesia e perché una volta mi è stata dedicata. 
- Oggi sono io - Alex Britti nella cover di Mina. L'interpretazione è stupenda ma anche la canzone è bella e sincera: e non me frega niente se non è successo ancora, aspetterò quando è il momento e non sarà una volta sola.
- Grande Grande Grande - Mina. Perché Mina è  Mina. Ma a dire il vero io l'ho ascoltata la prima volta cantata da Marisa Laurito a Quelli della Notte (lo so è preistoria...ma forse qualcuno ricorderà che la Laurito era innamorata di tale Scrapizza....).
- Quello che le donne non dicono - F. Mannoia. Perché è vera dalla prima all'ultima parola.
- Un Senso - Vasco. Perché spesso capita di chiedersi che senso abbia questo o quello senza pensare che in fondo tutto ha un senso, soprattutto le cose a cui ci sembra di non riuscire a darlo. 
- Finalmente tu - Fiorello. Perché mi ricorda di quando eravamo ragazzi;  i baci sotto casa duravano ore ed erano il massimo del romanticismo ma anche il massimo e basta!
- La costruzione di un amore - Fossati. Perchè l'amore prima si costruisce e poi si manutiene.


lunedì 7 gennaio 2013

match point...2

appena tornata da qualche giorno a Londra ho deciso che ci devo ritornare al più presto e nel frattempo ieri pomeriggio ho rivisto il DVD di Match Point (il film di Woody Allen, con  Jonathan Rhys-Meyers e Scarlett Johansson) ambientato a Londra.

E' la storia di un giovane tennista (di umili origini ma molto telentuoso) che diventa maestro di tennis in un club esclusivo di Londra e a poco a poco, senza farlo pesare ma con un progetto ben definito, si inserisce nella aristocrazia londinese, sposando la figlia di un ricco capitano d'industria e diventando a sua volta un affermato manager.

Il film è bellissimo. Ormai mi sono convinta che con Woody Allen bisogna seguire la regola del "uno sì, uno no", ovvero se un film è un capolavoro il successivo sarà così così e viceversa...; questo è un capolavoro, un po' lento forse (volutamente) ma disegnato ad arte su ciascun personaggio, crea suspance e trasmette allo spettatore una carica di tensione dall'inizio al finale (che è geniale come il suo autore!)

Il protagonista è convinto che nella vita, sebbene pochi lo ammettano, quello che veramente serve è una buona dose di fortuna,...come a Tennis quando la palla colpisce la rete può andare da una parte o dall'altra e da quello dipende l'esito del match.

Il nostro è in effetti fortunato perchè se dal canto suo è colto, bravo nel suo lavoro (a tennis come nell'attività di impresa), riesce ad inserirsi nei giri giusti e da quel momento tutta una serie di accadimenti giocheranno a suo favore.

Due cose mi sono chiesta sia ieri sia le altre volte che ho visto il film.

Cosa vuol dire essere fortunati? Davvero la fortuna è quello che desideriamo dalla vita? O meglio, quello che la fortuna ci riserva è davvero quello che ci rende felici?
E allora perchè la gente molto ricca (e in un certo senso fortunata) è anche la più infelice? E perchè si dice che la fortuna aiuta gli audaci? Perchè solo chi rischia sarà fortunato? Ma chi dice che sia fortuna magari chi rischia è solo più bravo, ha una marcia in più (tanto da permettersi di rischiare) e quindi la fortuna non c'entra niente.
Nel film ad esempio il protagonista è senz'altro fortunato ma è altrettanto felice?...lui crede di sì tanto da rischiare il tutto per tutto pur non di perdere quanto ha conquistato ma in fondo sa che non è così.

L'altra cosa che mi sono chiesta riguarda sempre il protagonista del film. Un bravo ragazzo colto ed educato ma tremendamente a disagio, spesso assente e silenzioso. Nessuno però sembra accorgersene perchè il mondo di una certa aristocrazia inglese, ma anche italiana, non è un mondo aperto anzi è chiusissimo. Puoi stare dentro solo se ti adatti, se fai finta di non esserci e in fondo è come se tu non ci fossi. Piaci a tutti se non disturbi, se non alteri gli equilibri, se ti adatti e non porti le tue idee, se ti limiti a parlare del tempo e di Dostoevskij, dell'Opera e delle belle macchine.

Certo una vita agiata piace a tutti e per dirla con Catalano è molto meglio di una vita non agiata. Ma a che prezzo? Nella vita la cosa più importante e preziosa non è la fortuna...è la libertà!