lunedì 25 novembre 2019

When Harry met Sally!


Se sei Sally Albright ovvero Meg Ryan più di 30 anni fa, prima del chirurgo estetico e dell’inevitabile segno degli anni; se sei Sally Albright e cammini per NY da sola trascinando un 🌲 più grande di te, nessuno penserà che sei una sfigata. Tutti sanno che ritroverai Harry, che ci sarà il lieto fine. E soprattutto chi se ne frega 🙃 Sei a NY e hai un🌲 grande e vero!

 

Se sei Lia Campione e vivi a Milano più o meno dallo stesso tempo in cui Sally passeggiava per NY, se trascini per MILANO (e non per NY), un 🌲 finto appena ricevuto da Amazon e per giunta piove, sei solo una sfigata.

 

Quando sono arrivata a Milano avevo una casa piccolissima e se avessi fatto l’albero sarei dovuta uscire io. Poi sono andata a vivere con George che, come tutti i milanesi, era un sostenitore dell’albero finto per ragioni ecologiche. Ho provato a spiegare che 🎄 finto è triste e sono riuscita ad ottenere un alberello vero dell’ikea che a fine stagione si poteva restituire: l’ikea prometteva di piantarlo di nuovo - se in buone condizioni - o di riutilizzarlo in natura.

 

Poi ci siamo trasferiti in una casa con il giardino e per qualche anno abbiamo fatto 🎄 in giardino.

Fino a quando, un anno in cui aveva resistito particolarmente bene, lo abbiamo ripiantato nel giardino comune. E adesso è lì. Resiste e ciascuno di noi lo addobba con quel che ha.

 

E a casa?

Per qualche anno ho avuto un alberello di swarosvski regalato da Simo, poi un piccolo albero fatto di pigne, comprato in montagna, e poi un albero finto. Ho sbagliato ad acquistarlo e si è rivelato piccolissimo. Era triste e traballante.
E così lo scorso anno mi sono detta: il prossimo potrà essere anche finto ma dovrà essere bello e grande.

L’ho acquistato dopo avere letto tutte le recensioni...e finalmente è arrivato. Lo aprirò in questi giorni e spero finalmente in un’atmosfera natalizia calda e luminosa.

 

Non sarò Meg Ryan, non abiterò a NY ma avrò di un albero 🎄 degno di questo nome!

domenica 3 novembre 2019

Piove ...senti come piove

Inizio con una banalità. La pioggia è bella se stai a casa a guardare un film sotto le coperte, magari con il camino acceso e una cioccolata calda. Ma se cammini per strada e hai la borsa della palestra e il pc... lo è un po’ meno.

La pioggerella ti consente di utilizzare solo un cappello ma se piove (come dicono a Milano) che Dio la manda, allora No! Oltre a tutto quanto sopra, devi tenere l’ombrello ☔️.
L’ombrellino da borsa io non riesco ad utilizzarlo. È comodo solo fino a quando sta, per l’appunto, in borsa.
Quando lo utilizzi poi resta bagnato, ti bagna tutte le mani quando lo richiudi e non ti consente di riporlo in borsa perché è bagnato!
Preferisco di gran lunga l’ombrello con il manico. Lo puoi aprire e chiudere più comodamente ma resta comunque scomodo quando smette di piovere (o alla fine non piove affatto) e devi portarlo inutilmente appeso ad un braccio.
E cosa dire di quando esci la mattina con il ☀️ e poi d’improvviso piove?! Ovviamente non hai l’ombrello e devi prenderlo in prestito. E lo stesso accade quando esci mentre 🌧 e poi smette, naturalmente dimentichi l’ombrello da qualche parte.
Sarà questo il motivo per il quale mi trovo sempre ad avere ☂️ ☂ ☂️di cui sconosco la provenienza?
L’altra mattina per esempio ho trovato in casa un ombrello color geranio (in studio diremmo Magenta) e non ho la minima idea da dove venga e, men che meno, di chi sia. 
È un po’ come la bottiglia di vino. Gli ombrelli girano tra le case, gli uffici e i negozi. Non vengono rubati ma ‘presi in prestito’ al momento del bisogno.
Nella mia vita solo due volte ho avuto un ombrello mio. Acquistato da me e poi naturalmente perso.
Il primo era un ombrellino giallo senape con il manico a forma di papera che ho perso e ritrovato mille volte. Ad essere precisi io lo perdevo e Fabrizio (il mitico Fabri addetto alle commissioni in studio) lo recuperava a destra e a manca durante i suoi giri fino a quando l’ombrello, e non Fabrizio, si è smarrito per sempre. 
Il secondo era un ombrello verde bosco con il manico, acquistato da Coccinelle. Una mattina lo portai con me andando a scegliere le piastrelle per la nuova casa e lo lasciai fuori dal negozio nell’apposito porta ombrelli.
All’uscita non c’era più e il proprietario del negozio mi diede il suo: un ombrello Blu con la scritta 'Primula piastrelle'. Chissà dove si trova adesso!?😜

mercoledì 30 ottobre 2019

Tutte le famiglie felici si somigliano...

...ogni famiglia infelice lo è a modo proprio.
Credo che l'incipit di Anna Karenina sia uno dei più famosi e veri al mondo.
L'ho riletto da poco. Anzi l'ho riascoltato: 42 ore di ascolto dalla voce vellutata di Anna Buonaiuto. Avevo in mente di rileggerlo da tempo ed in effetti parecchie cose non le ricordavo.
L'ho letto una prima volta da giovanissima, avevo forse 15 o 16 anni, e ricordo che mio zio Luigi da quel momento (e senza neanche indagare se nella vita avessi letto altri libri) mi elevò al rango di persone colte in base ad una sua personale classifica e qualche anno dopo mi regalò il Maestro e Margherita. Zio devo confessarti che non sono mai riuscita a finirlo ma in compenso ho letto moltissimo altro. Il Maestro e Margherita, anche questo potrebbe servire per farmi restare nel novero delle persone colte o che frequentano persone colte, è il libro preferito di George (mio marito:-); ne abbiamo anche una versione in lingua originale comprata a Mosca e, se non ricordo male, la serie in DVD sempre in versione originale.


Tornando alla povera Anna, donna non tanto innamorata quanto insicura, infelice e vittima delle convezioni, leggendo mi sono chiesta tante cose.


Perché non esistono più romanzi così lunghi e disseminati di dettagli praticamente inutili rispetto allo svolgimento dei fatti principali?
Perché al nostro book club si sceglie il libro anche in base alla sua lunghezza?
Perché le case editrici non pubblicano più libri lunghi tranne che in casi di thriller o di fantasy?


Oggi chi scrive ha meno tempo di Tolstoj e chi legge meno tempo dei lettori di un tempo.
Chi scrive ha fretta di finire e chi legge ancora di più.
Chi scrive ha già preso accordi per il prossimo romanzo e chi legge spesso legge più cose contemporaneamente.
Insomma credo che la letteratura russa dei tempi di Tolstoj non sia compatibile con i nostri ritmi.


Io stessa infatti non lo avrei mai riletto se non avessi avuto l'audiolibro e se non fossi stata in vacanza.


Mi è ripiaciuto moltissimo, mi ha fatto compagnia anche se devo confessare che ho trovato il personaggio di Anna meno affascinate di quanto non lo avessi trovato da ragazza.


Ho invece maturato una forte simpatia per Konstantin Dmitrič Levin, un uomo molto attuale nei cui pensieri mi sono ritrovata.


Soprattutto in una sua frase (ascoltata quando ero quasi allo stremo delle forze;-)
Viviamo bene ma pensiamo male...e se pensassimo tutti un po' meno?! vivremmo meglio...chissà

mercoledì 18 settembre 2019

Il magico potere del riordino

Faccio una confessione. Il libro (di Marie Kondo, assoluto best seller) non l'ho letto nonostante l'abbia comprato e anche scaricato su Audible. Ho provato ad ascoltarlo per non più di 15 minuti e ho notato che l'autrice ripete ossessivamente che una volta letto il libro e applicati tutti i consigli, si smetterà di riordinare per sempre.
In altri termini, il vero segreto del libro è quello di insegnare a riordinare una volta per tutte e poi mai più [nota: questo è quello che ho compreso io].

A parte il fatto che mi chiedo come sia possibile.
Se acquistiamo altre cose dovremo prima o poi riordinarle...
E le cose vecchie... non dovranno presto o tardi essere buttate via?
Il vero punto è che a me ordinare e riordinare piace.

Mi piace riordinare i libri (non spesso ma di tanto in tanto lo faccio) e trovare quel volumetto acquistato in un mercatino che mi viene voglia di leggere o quel libro che ho letto una vita fa e che voglio rileggere o qualche libro acquistato (io compro molto anche in base al titolo, alla copertina e al mood del momento) e mai letto.

Adoro riordinare i vestiti e gli accessori...e solo così utilizzo tutto quello che possiedo. Nessuno di noi ha il guardaroba di casa Windsor (non nel senso di bellezza dei capi che contiene..perché i nostri sono più belli, ma nel senso delle dimensioni) e neanche (per stare più su Milano) quello di casa Necchi- Campiglio, ed è un dato di fatto inconfutabile che se le cose non le abbiamo sotto gli occhi non le vediamo e ci dimentichiamo di averle. Non parlo del pantalone nero..ma della camicetta acquista da H&M in preda ad un attacco compulsivo. Se l'abbiamo presa è perché ci piaceva...e allora perché non indossarla? Perché come la maggior parte delle cose che abbiamo non ci serve e ce ne siamo dimenticate....ma se la ritroviamo e la mettiamo in vista la indosseremo e pure volentieri.

Lo stesso vale per la biancheria, il cibo non fresco (attenzione alle scadenze), i medicinali, i cassetti della scrivania in ufficio...e potrei andare avanti all'infinito.

Riordinare mi rilassa, evoca ricordi quando trovo quel biglietto di auguri ricevuto secoli fa o il ritaglio di un giornaletto di G per mi aveva detto di tenere perché voleva che le compressi un body per la danza con la scritta "Teatro alla Scala", il segnalibro con scritto "Auguri Mamma, ti voglio bene", qualche vecchia foto, la borsetta di paglia comprata a Ponza e i miliardi di oggetti frutto di attacchi compulsivi che spesso mi provocano ilarità, altre volte incredulità (come ho fatto a comprare una simile cretinata?) e altre incazzatura😠.
 
Tutto questo ovviamente ha un rovescio della medaglia: a riordinare si perde un tempo infinito e tante volte provoca angoscia proprio perché ci rendiamo conto di avere tanta (troppa!) roba inutile.
Che fare?
1. smettere di comprare e cercare di ridurre al minimo gli attacchi compulsivi. Sarà come gustare un gelato dopo mesi di dieta 😎
2. avere il coraggio di buttare (ma non come dice George per poi riacquistare!)
3. Indossare la camicetta di H&M come se fosse di YSL.

Buon riordino a tutti (questo è il mese giusto)

domenica 1 settembre 2019

...ha abbandonato

Le chat di whatsapp possono diventare un’arma di distruzione di massa.
Ci sono chat di famiglia, tra amiche o di classe (le peggiori perché ci danno la misura del tempo che passa inesorabile) in cui si pubblica di tutto dalle foto delle vacanze, alle informazioni di servizio, dagli auguri di compleanno, Natale, Pasqua e così via fino agli immancabili tramonti. Cosa fare? Resistere, postare il meno possibile e fare in modo che tali chat adempiano solo allo scopo per cui sono state create. Tenere in qualche modo unito un gruppo di persone lontane nel tempo e nello spazio ma legate da affetto e da un pezzo di vita condivisa. Nella mia chat di classe, tutto sommato, funziona così.

Poi ci sono le chat con uno scopo più specifico: un gruppo unito da un interesse comune: un hobby, un lavoro, un evento, una cena, ecc. ecco in questo caso andrebbero messe delle regole ferree. Se la chat serve per parlare di marmellate è solo di quello che bisogna parlare...niente tramonti o albe, foto di posti meravigliosi, auguri e soprattutto niente ringraziamenti...non è maleducazione ma sopravvivenza😊.

Due cose. Perché continuare a comunicare a tutti dove siamo, cosa stiamo facendo, ecc. se abbiamo fatto una bella vacanza non è più bello raccontarlo alla prima occasione?!
Sto finendo per rimpiangere le noiosissime serate a guardare le diapositive delle vacanze!
Passi per Instagram o Facebook...andare a curiosare è una scelta ma la chat di whatsapp no quella ci costringe a guardare per capire se il messaggio è importante o se richiede una risposta.

Ci troviamo in un circolo vizioso. Siamo sempre connessi, comunichiamo in tempo reale ogni nostro spostamento, ogni esperienza e persino ogni stato d’animo e quando ci incontriamo, non avendo nulla da dire guardiamo, Instagram.

Personalmente se al ristorante i miei vicini di tavolo non si rivolgono la parola perché stanno tutto il tempo a guardare il cellulare, se possibile cambio tavolo.
Ieri accanto a noi c’era una coppia. Lei ha guardato tutto il tempo il cellulare e lui per ammazzare il tempo continuava a rileggere la lista dei piatti del giorno 😂😂😂
La seconda cosa è che sono felice di non avere una figlia in età scolare. Pare che le chat di classe abbiano causato più morti di un’epidemia 😲😲

martedì 13 agosto 2019

Un pensiero per Nadia Toffa

Solo chi conosce personalmente il cancro ne può parlare. Io posso.
È strano ma è così. Dal cancro si può anche guarire mentre ci sono malattie autoimmuni o croniche che ti peggiorano sensibilmente la qualità della vita, che ti costringono a cure senza la parola fine, che peggiorano lentamente. Però fanno meno paura. Non posso parlare della condizione psicologica di chi le ha ma credo che si impari a conviverci. 
Con il cancro no. Il terrore corre sul filo, i capelli cadono, le ciglia e le sopracciglia anche. Il cancro  mette a nudo e sotto gli occhi di tutti la devastazione psicologica che crea nel malato, la perdita di dignità e il contatto tangibile con la morte.
Oggi è morta una ragazza giovane e bellissima che come tutti i malati di cancro si é aggrappata alla vita sino all'ultimo secondo. Che ha combattuto nel modo in cui sapeva farlo, comunicando e condividendo.
È giusto o ho sbagliato?!
Non lo so. E soprattutto non mi importa. 
Non ho mai seguito molto da vicino chi si ammala e ne parla in TV. Probabilmente l'avrei fatto anch'io se fossi stata famosa? Non lo so...
Credo che vedere la malattia in diretta mi faccia paura perché ancora una volta realizzo quanto la persona malata stia soffrendo e quanto quello sia un modo (probabilmente poco efficace ma senz'altro utile) di combattere la paura.
È assurdo ma é così...più si sta male e più ci si sente forti e combattive (il femminile é d'obbligo ma neanche tanto).
É una forma di ribellione e di amor proprio. Non so come mi andrà a finire ma intanto ti combatto e addirittura ti ignoro...tanto cosa ho da perdere.

Dicono che addirittura il cancro migliori le persone, le renda più vulnerabili e dunque più autentiche.
Ricordo che quando andai a comprare un foulard di lana in previsione di un inverno senza capelli, la commessa mi disse. Dicono che renda migliori..peccato che lei non ne abbia bisogno. 
Nadia non ne aveva bisogno questo é sicuro..aveva ancora troppo tempo davanti ed è molto doloroso pensare che una donna giovane, bella e intelligente abbia dovuto lasciare questa terra così presto.
Le auguro solo di avere mantenuto il sorriso fino all'ultimo, le auguro di essere stata fiera di sè stessa, le auguro di essere stata un po' felice. 

mercoledì 7 agosto 2019

Mi ha cambiato la vita

Lo diciamo spesso, impropriamente, riferendoci a piccole cose del quotidiano, a piccoli miglioramenti. 
In realtà le cose che cambiano la vita dovrebbero essere le svolte epocali, i grandi cambiamenti come la nascita di un figlio, un trasferimento, una perdita importante.
Ma se la vita è fatta solo dei momenti importanti e memorabili che cosa è tutto il resto?
Io credo invece che la vita non sia fatta solo di quadrifogli, quelli che non li trovi mai perché pochi ne esistono.
La vita è fatta di tutti i giorni e i piccoli momenti, le piccole cose per assurdo (ma neanche tanto) hanno più importanza delle svolte epocali.

Se ho trovato una strada più breve per andare al lavoro che mi fa risparmiare tempo e mi evita code...quello mi cambia la vita.

Se elimino una piccola routine quotidiana che ritenevo necessaria ma iin fondo era solo un fastidio, quello mi cambia la vita.

Se mi opero agli occhi ..e finalmente ci vedo quello mi cambia la vita.

Se scopro di apprezzare qualcosa che prima non apprezzavo semplicemente perché non lo avevo mai provato, quello mi cambia la vita.

La vita te la cambia passeggiare al mattino, correre invece di andare in palestra, cercare gli occhiali sul comodino e ricordarti che ci vedi. Avere scoperto gli audiolibri e averne letti 18 in 3 mesi, andare al lavoro con il sorriso perché sei contento di quello che fai, tornare a casa e trovare la cena pronta, e tanto altro ancora.

Come diceva il grande Claudione, la Vita è adesso...non sprechiamo tempo ad aspettare svolte epocali ma partiamo da cambiamenti piccoli e perciò realizzabili. Il quadrifoglio potremmo non trovarlo mai e non perché siamo sfigati, semplicemente perché ce ne sono pochi 🍀

domenica 28 luglio 2019

Il buon giorno comincia con la colazione.

Siamo tempestati da messaggi continui e contraddittori sul cibo e sull'alimentazione.
Da una parte impazzano le diete, gli stili di vita sani, i vegani, i vegetariani, ecc. e dall'altra proliferano i programmi TV dedicati alla cucina, gli chef in TV e i libri di cucina.
In realtà non c'è alcuna contraddizione.
Mangiare cibo sano e ben cucinato é un primo passo verso uno stile di vita sano e, a mio avviso. salvo il caso di allergie o intolleranze, nessun cibo andrebbe totalmente eliminato. Le diete troppo restrittive sono mortificanti e inutili anche quando i kg da perdere sono tanti.
La dieta è il modo migliore per perdere peso nel breve periodo e per recuperarlo subito dopo.
Facciamo un esempio. Se per 20 giorni/1mese/2mesi mangio poco, mangio solo proteine, elimino pane e grassi è ovvio che dimagrirò ma cosa faccio dopo (errore di tutti quelli che stanno a dieta) ritorno al regime alimentare che avevo prima?! Riprenderò ovviamente anche il peso.
Il peso di perde e si mantiene cambiando stie di vita.
Come faccio a saperlo?! L'ho provato su me stessa e su tante persone che conosco.
La parola dieta non deve essere associata ad un periodo breve o lungo che sia. Dieta = regime alimentare, abitudini e stile di vita ed è per sempre.

Nulla è precluso se mangiato con moderazione. Si mangio un gelato tutti i giorni lo gusto e mi piace ma se lo mangio una volta ogni tanto lo gusterò e mi piacerà molto di più. Se mangio il dolce dopo cena a volte non lo gusto neanche perché ho mangiato già troppo, ma se lo mangio al pomeriggio me lo gusterò eccome. Se però sono a cena dallo chef stellato o in un ristorante nel cui menù c'è un dolce per cui vado matta, lo mangio e chissenefrega, starò più attenta il giorno dopo.

La colazione è il pasto principale e il più importante. Deve essere sana, abbondante e gustata lentamente. 
Un mio amico mi ha detto: ci dicono di fare una colazione abbondante ma se guardiamo ai paesi in cui la fanno vediamo che quelli in cui il problema dell'obesità é più diffuso.
Colazione abbondante e proteica non vuol dire colazione grassa e neanche per forza colazione salata.
Dicono che la colazione salata sia da preferire ma solo perché la colazione italiana contiene troppi zuccheri e poche proteine.
Una colazione dolce (senza troppi zuccheri) va benissimo. Lo zucchero è presente in moltissimi cibi per cui non c'è nessun bisogno di aggiungerlo (come il sale peraltro). 
La mia perfect breakfast è così composta: yogurt greco (è meno grasso e più proteico) con semi misti, gallette integrarli con marmellata al naturale (marmellata che contiene solo gli zuccheri della frutta), frutta mista fresca, tea o caffè. In alternativa porridge (si trova facilmente nei supermercati) con frutta fresca. Oppure pane e olio (per chi riesce a mangiare salato, ma senza sale), latte vegetale (il mio preferito è quello d'avena) con fiocchi d'avena. O ancora yogurt greco con pinoli e miele, pane e avvocado (l'avocado é grasso ma molto proteico e i suoi grassi sono buoni; in più al mattino stimola la funzione epatica).
Sono banditi cappuccino e brioche, fette biscottate, biscotti e merendine. Tutti prodotti raffinati e pieni di zucchero. 
Ça va sans dire che l'eccezione non ha mai ammazzato nessuno e che una bella girella con un uvetta e noci o con cannella che prendo ogni tanto da sturbucks me la godo da morire e non può togliermela nessuno😃 La vorrei tutti i giorni? NO.




giovedì 4 luglio 2019

E infine uscimmo a riveder le stelle....e ad ascoltare

Ad aprile mi sono operata agli occhi...adesso ci vedo benissimo senza occhiali ed è una sensazione bellissima.
Non starò qui a narrare le meraviglie del vedere senza occhiali perché so bene che è comunque un intervento e che, come tutti gli interventi, presenta dei rischi; che potrebbe non essere risolutivo al 100% (io per esempio che sono diversamente giovane presto o tardi dovrò portare gli occhialini da lettura); che ha una componente estetica e come tutti gli interventi parzialmente estetici è - per definizione - non necessario; e così via.
E' una scelta e, come tale, è di chi la fa.


Voglio parlare invece di una cosa che ho scoperto grazie all'intervento che mi ha "costretto" ad occhi chiusi per una settimana. Gli Audiolibri!!
Dopo vari tentativi di George e Giada (che invece di scaricare audiolibri hanno scaricato due libri sull'iPad che mi dovrò ricordare di leggere prima o poi:-), ho scoperto Audible una App di Amazon che dopo un mese di scelte gratuite ti consente di scaricare tutti i libri che vuoi, anche in lingua originale, e di ascoltarli ovunque al costo di 10 euro (9,99) al mese.
Un solo libro di carta costa di più:-)


Non è musica e quindi i libri devono essere ascoltati e non utilizzati come sottofondo.
Se si fa altro si perde il filo.


Io utilizzo i mezzi pubblici, macino km a piedi e prendo spessissimo treni e aerei ...in queste situazioni e l'ideale.
Da quando ce l'ho ho letto (ops ascoltato!) molti più libri: per la precisione 12 libri in meno di 3 mesi...molti più di quanti ne riesco a "leggere" con il metodo tradizionale (arrivo a 2 al mese al massimo).
Pensavo che non fosse facile concentrarsi e invece è assolutamente identico al libro di carta..se sei poco concentrato devi rileggere la pagina più volte, lo stesso vale per l'audiolibro...devi andare indietro di qualche secondo.


I narratori sono molto bravi e hanno un tono che si adatta ai personaggi, mai monotono ma adatto al personaggio e ai sentimenti che esprime.


Alcuni autori come Francesco Piccolo e Gianrico Carofiglio narrano i loro stessi libri. Carofiglio ha quel fascino barese che mi fa impazzire.
Ho ascoltato un libro a quattro voci, e uno a due voci.
Ho ascoltato un libro di Pif letto da Pif e ridevo per strada come una scema.


Adesso ho deciso di approfittarne per rileggere qualche classico. Mi aspetta Anna Karenina.


Naturalmente continuerò anche a leggere libri di carta: questo we ne ho letto uno tutto di un fiato.
Alternerò e alla fine leggerò di più a discapito di Instagram e di tutti gli acquisti online che facevo smanettando con il cellulare.


Buona lettura senza 👓👓👓👓👓👓👓

lunedì 17 giugno 2019

La casa sul retro


Se fosse viva oggi Anna Frank avrebbe 90 anni e invece è morta a 15 anni, dopo aver vissuto gli ultimi anni della sua vita guardando il cielo attraverso una piccola finestra, sognando dapprima di diventare una stella del cinema e poi una scrittrice con la paura costante di morire. E’ morta nel modo più atroce che si possa immaginare.

Ho letto il diario di Anna Frank quando era ancora una bambina…il tono di quel libro è dapprima allegro e scanzonato per poi incupirsi sempre di più.

Ricordo che dissi a mio padre, all’epoca mio fornitore ufficiale di libri, .che pur provando a distaccarmi dalla realtà non potevo non pensare, anche quando mi veniva da sorridere, che la fine era già scritta e che da sorridere c’era ben poco.

Anna era una tredicenne come me quando lessi il suo diario, con i miei stessi capelli un po’ ribelli e gli stessi occhi luminosi. Vivace, allegra e piena di idee. Suo papà diceva che illuminava la stanza in cui entrava, vi portava un vortice di idee e di confusione. Lo stesso disse parecchi anni dopo la mia amica Francesca riferendosi a me.

Solo che io quelle idee e quell’allegria, che per fortuna non mi ha mai abbandonato, le ho avutaeper tutta la vita e le ho ancora adesso che sono ben oltre il mezzo del cammin....LEI NO.

Lei ha piano piano perso la sua allegria quando dalla Germania ha dovuto trasferirsi ad Amsterdam, quando è stata costretta a lasciare la scuola e poi a rifugiarsi in una casa nascondiglio dove per alcune (parecchie) ore della giornata bisognava stare in rigoroso silenzio. E’ stata in prigione in compagnia di stessa, del suo diario e di una finestrella in soffitta dalla quale ogni tanto guardava il cielo.

Che colpa aveva? Nessuna. Solo quella di essere nata. E come lei moltissimi altri bambini che non sono passati alla storia con altrettanta notorietà.

Il diario di Anna Frank deve servire anche a ricordare tutti loro. Bambini senza colpe, come non hanno colpe i bambini rom costretti ad elemosinare in metropolitana, i figli delle detenute costretti a condividere la cella con le mamme, i figli di chi si perde dimenticando di averli messi al mondo,

Il diario di Anna Frank è per tutti loro…bambini che non capiscono perché la loro vita debba essere diversa, bambini che si sentono colpevoli senza sapere il perché ma soprattutto senza esserlo.

Il diario di Anna Frank è anche per i bambini e ragazzi di oggi; bambini e ragazzi che, pur con un futuro incerto, hanno tutto, hanno troppo e non sanno neanche chi ringraziare.
ps la prima edizione del diario aveva come titolo: La casa sul retro

lunedì 3 giugno 2019

chi Ti cerca…Ti trova


L’ultimo film di Pedro Almodovar è semplicemente stupendo: poetico e delicato, per nulla volgare (è capitato talvolta) e, se devo fare una classifica (difficilissima perché ne ho amati moltissimi), credo che stia sul MIO podio insieme a “Parla con lei” e “Gli abbracci spezzati” …lo so, lo so, Max mi direbbe: e dove li metti “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”, “Tacchi a spillo” e “Tutto su mia madre” ?a lui rispondo che “Tutto su mia madre” era sul podio sino a ieri e che continua a piacermi moltissimo. L'ho visto tante volte che potrei recitarlo io. Gli altri due appartengono ad un Pedro Almodovar sicuramente meraviglioso ma che, personalmente, amo meno.
Antonio Banderas è bravissimo e ha meritato di vincere a Cannes anche se io ho fatto il tifo per Favino sino all’ultimo.
Non sono Fabio Fazio e quindi niente spoiler per chi non l'ha ancora visto…solo un invito ad andare al cinema al più presto.
Il film nella sua ultima parte mi ha fatto pensare a quelle che ogni tanto definiamo coincidenza o casualità. Ho sempre pensato che ci sono delle cose che accadono o che vanno in un certo modo perché devono accadere o perché è così che devono andare. La coincidenza o la casualità non c’entrano nulla.
Ho incontrato Tizio per caso e mi ha detto…stavo per fare una cosa ma poi ne ha accaduta un’altra che mi ha fermato….volevo chiamare Caio per dire una cosa ma poi mi chiamato Sempronio e mi ha riferito una cosa che mi ha fatto cambiare idea.
Potrei andare avanti all’infinito ma non conosco che Caio, Tizio e SempronioJ
Scherzi a parte…pensiamoci. La vita non è un caso e come dice Vasco (miliardi di volte da me citato) tutto ha un senso anche quello che apparentemente non ce l'ha!
PAUSA PUBBLICITARIA
Vasco è in questi giorni a San Siro con sei date consecutive. Tutto esaurito e lui in grande forma. Grande Vasco che si è ripreso e che ancora riempie gli stadi!
 
Non voglio dire che dobbiamo affidarci al caso e aspettare che le cose accadono…assolutamente NO, voglio solo dire che dovremmo riflettere di più e dare più importanza o peso alle coincidenze o alla casualità perché non sempre sono tali. Chissà forse è il nostro angelo custode che ci blocca un attimo prima o che fa andare le cose come alla fine dovrebbero andare.
E tutti vissero felici e contenti? Perché no. La felicità non è un’utopia, dovrebbe essere una costante o quantomeno un’aspirazione tangibile.
Voglio chiudere con una frase (se me la ricordo bene) tratta dall’ultimo libro di Gabriele Romagnoli (La meraviglia dell’ultimo amore). Il vero amore non è quello che ti cerca, è quello che alla fine ti trova. Questo, by the way, ricordiamocelo quando vogliamo giustificare chi non ci cerca o ci ha provato ma non ci è riuscito…vuol dire che non ci ha provato abbastanza. Nulla di più.
 

domenica 26 maggio 2019

Cazzi vostri...io domani vado in Svizzera!

Missione compiuta!
No non mi riferisco alla corsa di questo pomeriggio né all'intervento agli occhi che ho fatto ad Aprile (motivo per il quale non ho scritto per parecchio tempo...dedicherò a questo un post). Mi riferisco invece al fatto che sono andata a votare.
Chi mi conosce può immaginare per chi - nonostante tutto- ho votato ma non è quello il punto. 
Dicevo a Giada che quando vado al seggio mi emoziono fino alle lacrime. È una sensazione che non so spiegare ma accade sempre...perché vedo persone normalissime, le stesse che vedo sui mezzi, al supermercato, per strada o al cinema che, munite di certificato elettorale e di documento, vanno a votare. 
Esercitano un loro diritto ma rispettano anche un loro dovere. Mettono questo impegno nelle loro giornate anche se poi non seguono la politica, Stanno in coda, aspettano e infine votano.
Mi chiedo a cosa pensano mentre lo fanno, se si rendono conto dell'importanza di quel gesto, se sono contenti di essere parte di qualcosa di molto più grande...ma nonostante tutto...parte fondamentale. Ogni voto conta.
È un diritto e un dovere e non importa se poi si vota scheda bianca o nulla (come quel genio che una volta scrisse 'cazzi vostri..io domani vado in Svizzera 😜). Votare si deve.
Per rispetto al Paese più bello del mondo nel quale viviamo, per rispetto allo Stato che spende cifre immense per organizzare le elezioni, per rispetto agli scrutatori che si svegliano all'alba per un guadagno minimo ma per loro importante, per rispetto alle forze dell'ordine che stanno ai seggi (auguro sempre loro buon lavoro e sempre mi rispondono cortesemente).

PAUSA PUBBLICITARIA 
a proposito di forze dell'ordine leggete L'estate fredda di Gianrico Carofiglio e ....in qualche modo collegato, andate al cinema a vedere Il traditore di Marco Bellocchio!

E per rispetto a noi stessi.

Quando l'ho detto a Giada mi ha risposto....e se poi pensi che hanno votato per Salvini vedi come piangi davvero 😂😂😂😂

domenica 31 marzo 2019

I tempi dell'altro

Questa mattina ero seduta al bar con George per una seconda colazione sotto un tiepido sole primaverile....accanto a noi due amiche che, in ordine di importanza (I suppose), hanno parlato di cosa mettere al matrimonio di un'amica comune, di qualche bega di lavoro e infine di uomini. Una delle due ha raccontato di avere superato una crisi con il compagno...il 'nuovo' rapporto é adesso basato sul fatto che non si discute più. Decide lei. Oggi per esempio lui avrebbe avuto la mattina libera per fare ciò che credeva ma poi dopo pranzo, alle 14.30 per l'esattezza, avrebbero dovuto essere pronti per uscire diretti non so dove (ero sempre ad un tavolo di distanza 😜).
Se son rose fioriranno ho pensato anche se un vaffa di lui, presto o tardi, non mi sento in alcun modo di escluderlo. 

Pensavo che si potrebbero scrivere trattati sulla pazienza reciproca che è necessaria per dividere la vita (intendo il quotidiano) con un'altra persona. Ci vuole grande spirito di adattamento, voglia di non discutere a tutti i costi, di cedere un po' qua e un po' la. Insomma di volerlo veramente e di essere disposti ad accettare i tempi dell'altro che a sua volta accetterà i nostri.
Al mattino c'è chi è pieno di energia e chi ha bisogno di più tempo per carburare. Dopo pranzo c'è chi è pronto per affrontare il mondo e chi ha bisogno di relax.
C'è chi è nottambulo e chi va a letto con le galline. C'è chi ama camminare e chi pensa che ci voglia la macchina per fare 100 metri. C'è chi è sportivo e chi tutt'uno con il divano.

I tempi dell'altro non saranno mai i nostri ma i suoi. Non svegliamo chi dorme e non propiniamo il cinema delle 22.30 a chi a quell'ora è in fase R.E.M.

I tempi dell'altro sono importanti...né più né meno dei nostri e vanno rispettati.  

Si può forzare ogni tanto, scendere a qualche compromesso e magari accettare il fatto che il malcapitato vuole uscire alle 15 dopo avere digerito almeno un po' 🤔

lunedì 18 marzo 2019

perfetti sconosciuti....ma neanche tanto

Dal film, ormai diventato cult (credo che sia in programma un remake America), abbiamo appreso che possiamo tranquillamente avere due vite: una apparente e un'altra (più o meno vera non si sa) sullo smartphone.
In effetti era così anche prima...domenica scorsa sono stata a pranzo in zona Ozpetek a Roma (Ostiense - Piramide  - Gazometro) e ho ripensato con nostalgia a quel meraviglioso film che è Le fate ignoranti: esistevano già i cellulari ma si comunicava tramite sms e la vita vissuta face-to-face era ancora una realtà. Eppure il protagonista aveva due vite e le gestiva anche abbstanza bene (complice senz'altro una moglie serena e poco invadente).

Poiché si pensa che tutto stia in un cellulare i più furbi, i bugiardi di professione o quelli semplicemente indecisi (diamogli il beneficio del dubbio!) pensano che basti avere due cellulari...magari tre e saranno al sicuro. Pensano che basti cambiare città, frequentare luoghi defilati ed è fatta.

Ed invece no...esiste sempre il caso, la coincidenza, l'imponderabile.
Venerdì pomeriggio a Roma e poi di nuovo sabato mattina, sempre a Roma, ho visto - nel primo caso - ed incontrato - nel secondo -, due persone non di Roma e neanche di Milano...per puro caso.
Non facevano ovviamente nulla di male ma dentro di me ho pensato che di fronte alla casualità non c'è SIM che tenga.

Se sei un osservatore come me ti accorgi della più piccole cose e passeggiando sul lungotevere il tuo sguardo incrocia un taxi e poi sul taxi c'è una persona che conosci e che sai per certo che non vive a Roma.
E questa stessa persona la potresti incrociare a Londra o in un posto sperduto del mondo.
La casualità e le coincidenze non hanno regole ma ci vedono benissimo e sono anche un po' traditrici perché ti capitano quando meno te lo aspetti. 

E allora non è forse meglio avere una sola SIM, stare più rilassati e meno controllati, vivere con meno segreti ed una certezza....quale? Quella che prima o poi capiterai sul lungotevere 😊😊

mercoledì 6 marzo 2019

Cosa succede se...?


Dopo un fine settimana* a Bari con gli amici di sempre, dopo aver mangiato e bevuto benissimo e con piacere: focaccia barese e birra seduti su un muretto a Bari vecchia, pesce crudo e ricci di mare, pasticciotti leccesi e tanto altro ancora..., dopo aver fatto running tra Bari vecchia e il lungomare, dopo aver passeggiato a Polignano a Mare, dopo aver visto due bimbe  - che avevo visto in fasce - diventare alte, chiacchierone e in piena crisi adolescenziale. 

Ecco dopo tutto questo il volo di ritorno è stato dirottato a Torino.
Perché? Un drone** è stato avvistato sopra il nostro aeroporto di destinazione che è stato chiuso per un’ora. 

 

In aereo panico e terrore diffuso da quei passeggeri, che a Messina chiameremmo scaccri, che sapendo tutto loro hanno iniziato ad ipotizzare le peggiori tragedie: ci lasceranno bivaccare in aeroporto (già mi vedevo protagonista del film The terminal con Tom Hanks), dovremo aspettare un bus, perderemo i bagagli ...e così via. 

Nulla di tutto ciò per fortuna.

L’aeroporto è stato riaperto e ci hanno riportato a Milano con il volo più breve della storia! 

Risultato: qualche ora di ritardo. 


Può succedere e non potevo permettere che un disguido, neanche tanto grave, rovinasse una bella vacanza. 


E così George ed io abbiamo atteso pazientemente e senza perdere la calma tra settimana enigmistica, musica e qualche smanettamento sullo smartphone.


Bisogna sempre ricordarsi come una storia finisce...non quello che capita nel mezzo. Dovevamo arrivare a casa e ci siamo arrivati: tutto è bene quel che finisce bene!
*in realtà si dovrebbe dire "una" fine settimana perché sono due parole femminili:-)
** il drone si è poi tramutato in elicottero

sabato 9 febbraio 2019

Non mi ricordo

Domenica scorsa mi trovavo in un negozio, ho chiesto la fattura e mi è stato dato un modulo da compilare. Al momento di inserire la partita IVA, che ho sempre saputo a memoria come il codice fiscale o la data di nascita, ho avuto un vuoto. Ho iniziato a scrivere ma la penna si é fermata. Non riuscivo proprio a ricordare. E capita sempre più spesso.
Non ricordo i nomi, i numeri, le cose che devo fare.
E temo andrà sempre peggio. 

Quando eravamo bambini e non esistevano i telefoni cellulari sapevamo a memoria tutti i numeri di telefono dei compagni di classe, a volte anche i numeri di casa della nonna dei compagni dove spesso li chiamavamo. Sapevamo a memoria le date dei compleanni, gli indirizzi e i nomi degli amici degli amici.

Poi è arrivato il bancomat, la banca on line, il token, le password per ogni cosa.
Sono arrivati i cellulari e i numeri visibili.
La scuola è finita e con lei sono finite le poesie a memoria e le tabelline (la mia bambina per recitare le poesie si metteva dietro la libreria perché non voleva la guardassi e le tabelline me le diceva al citofono 😊😊).
Abbiamo troppe cose da memorizzare e troppa poca abitudine a farlo?
Oppure stiamo semplicemente invecchiando?!

Tutto è bene quel che finisce bene. Il commesso dell'anno, Giorgio, ha avuto una pazienza enorme e piano piano sono riuscita a fare mente locale e a trovare la partita IVA in una vecchia mail. È inutile dire che l'ho ripetuta a memoria tutta la sera. 

domenica 27 gennaio 2019

Be Kind!

È un delizioso viaggio cinematografico nel mondo della diversità. È un elogio alla gentilezza grazie a tutte le persone gentili che si conoscono e si scoprono guardando il film. É un film commovente come spesso é commovente la gentilezza. Il protagonista é un bambino gentile e unico.
Il film é un piccolo gioiello che ho visto grazie alla mia amica Helen Nonini che ne é executive e strategy producer. http://www.lets-be-kind.com/kindpeople/
Essere gentili é una delle cose più semplici al mondo, non costa nulla ma regala sorrisi. Dovremmo tutti provare sempre ad esserlo un po' di più. 

Mercoledì sera aeroporto di Heathrow...arrivo stanca morta dopo tre giorni di un corso intensivo in cui ci si fermava solo per mangiare o bere e avrò consumato 8 calorie in tutto 😳
Aereo un po' in ritardo, arrivo previsto poco prima di mezzanotte. Il brutto di Londra, tornando la sera, è che si deve aggiungere un'ora di stanchezza in più.
Salgo in aereo e non trovo facilmente posto per il mio trolley nelle cappelliere. Un signore, intento a leggere, chiama l'hostess e le fa notare che sopra di lui c'é una cappelliera occupata solo da cuscini e coperte della british airways e che spostandoli da un'altra parte ci sarebbe stato posto per il mio trolley. Lei lo fa, io sistemo la valigia, lo ringrazio e mi siedo due o tre file più avanti. 
Arrivati a Milano, anche in considerazione del ritardo, tutti si affrettano ad uscire e lui invece si ferma, prende il mio trolley e me lo porta due file più avanti. 
Non ci volevo credere ma lui era sereno, non voleva parlare o essere invadente...solo gentile. 

La gentilezza costa poco ma a me quella sera ha dato moltissimo.

Pensiamo ai piccoli gesti che non costano nulla: lasciare passare, alzarsi in metropolitana, ringraziare, sorridere. Insomma essere gentili. 

Buona domenica 

domenica 13 gennaio 2019

Tac!

Nel meraviglioso film di Tornatore, La leggenda del pianista sull'oceano, tratto dall'altrettanto meraviglioso libro di Baricco, Novecento (non stiamo a pensare se sia più bello il libro o il film...sono diversi ed entrambi bellissimi e appaiono diversi e diversamente belli a chi legge e a chi guarda. É questa la magia), quando il protagonista decide di lasciare la nave, il narratore paragona la notizia improvvisa e inaspettata ad un quadro che cade. 
Un chiodo che smette di sostenere un quadro lo fa per tanto tempo ma poi, senza avvertire, un giorno qualunque uguale o diverso dagli altri, TAC!, cade senza avvisare. E tu ti chiedi perché....se fino a pochi minuti prima reggeva il quadro come aveva sempre fatto?
Magari questo momento non arriva mai perché cambieremo posto al quadro prima che cada o perché cambieremo casa. Ma se arriva la domanda è sempre la stessa: perché adesso?

È così anche nella vita. Ci sono rapporti o situazioni che vanno avanti uguali a se stesse per tempi lunghissimi e poi d'improvviso accade qualcosa, il TAC!, che senza avvertire e senza dare spiegazioni, fa sì che queste situazioni o relazioni (che il più delle volte non andavano bene già da prima) cambino o si rompano inaspettatamente e per sempre.
A volte siamo il TAC! parte da noi stessi ma noi stessi non sappiamo spiegarci perché, se fino a quel momento ci andava bene (ma ci andava bene veramente?) adesso non va più bene o dove abbiamo trovato la forza di fare una cosa che volevamo fare da tempo pur non essendo cambiato apparentemente nulla (apparentemente, appunto).

Nelle relazioni o nelle situazioni potremmo dire che il TAC! è la goccia che fa traboccare il vaso....apparentemente tutto é uguale ma c'è una cosa, un episodio (magari accaduto mille altre volte) che ha su di noi un effetto diverso o che viene percepito diversamente perché siamo diversi noi.

Non voglio dire che bisogna accettare supinamente, voglio solo riflettere sul fatto che tante volte discussioni estenuanti o prese di posizione che poi non si riusciranno a mantenere, ci lasciano solo frustrazione.
Magari basterebbe avere un po' più di distacco per potere essere pronti a sentire il TAC!

La notte prima di partire per le vacanze di capodanno, George ed io ci siamo svegliati perché abbiamo sentito cadere qualcosa... George si è alzato, ha girato un po' per casa ma sembrava tutto in ordine. Non ce ne siamo più curati e siamo partiti. 
Al rientro trovo un tappo di bottiglia sul mobile della cucina. Penso che chissà forse era lì dalla sera della vigilia di Natale e lo butto via...il giorno dopo George, intento a preparare un ragù (cosa di cui in effetti sentivamo il bisogno dopo le mangiate dei giorni precedenti), prende una bottiglia di vino e mi dice: ma che strano é aperta. 

Evviva!!! Scoperto il mistero: il rumore notturno era il tappo che, ovviamente senza avvertire, era scappato dalla bottiglia, finito chissà dove, ritrovato da Cely da qualche parte per terra e poggiato sul mobiche della cucina dove infine l'ho trovato io 😉😉😉