mercoledì 11 novembre 2015

The End!

Non scrivo ormai da oltre due mesi.
E nell'ultimo anno ho scritto molto poco.
Ho voluto tanto questo spazio anche se ci ho messo del tempo a decidere di iniziare.
Gli ho dedicato tempo, amore, entusiasmo e sono stata ricompensata da tutti quelli che spesso mi scrivono per dire che hanno letto o che mi chiedono: ma ultimamente non hai scritto? 
L'ultimo anno è stato pesante per via del lavoro e di varie vicende personali. Tutto risolto sempre con il sorriso.
Il blog lo amo troppo per abbandonarlo al suo destino. 
Per cui ho deciso di chiudere questa prima edizione.
Ne farò un libro e lo regalerò a tutte le mie amiche e ai miei lettori.
Poi chissà tra qualche tempo ritornerò.

Ci ho pensato a lungo e penso sia la scelta più giusta. Non perché non abbia più niente da scrivere....ANZI! Ma nella vita non si può fare tutto e soprattutto bisogna fare quello che si ha voglia di fare. Io per adesso non ho voglia ma solo perché mi sto concentrando su altro.
Ho appena cambiato lavoro dopo quasi 11 anni. Non ho solo cambiato studio ma anche tipo di lavoro. Sono contentissima ma dovrò dedicarmi a tempo pieno per fare tutto al meglio come sono solita fare.

Grazie a tutti!!!
È solo un arrivederci.....

martedì 25 agosto 2015

E tu di che whatsApp sei?

WhatsApp è un sistema di messaggistica istantanea scaricabile su qualsiasi smartphone. Il significato è un gioco di parole tra l'inglese What's Up (come va) e le applicazioni (App, appunto) degli smartphone.
C'è spazio per una piccola foto e per l'indicazione di uno 'stato'. Si può scegliere tra gli stati predefiniti, come batteria scarica- non posso parlare solo whatsApp oppure inserirne uno a scelta.
Molti usano citazioni o frasi a loro care, molti altri emoticons e molti altri niente.
La foto di WhatsApp è tutta un programma e davvero dice tante cose di noi.
Ecco una mia personalissima classifica:
- foto dei figli. Soprattutto se bambini. A parte il fatto che mi sono sempre chiesta se i figli metterebbero mai una foto dei genitori, mi chiedo sempre più spesso - e la domanda è rivolta anche a me stessa - perché? Li vogliamo esibire? Li vogliamo vedere tutte le volte che usiamo whatsApp? Li riteniamo più belli e presentabili di noi? Tutto è possibile. Una cosa è certa. Nonostante si sia nell'era dell'emancipazione femminile e della lotta contro la disparità di genere, avere figli - soprattutto per le donne - si è trasformato da fenomeno naturale a conquista e status sociale. 
- foto del titolare dell'utenza. Qui ci sono molte categorie. Dalla foto in posa (che viene sostituita spessissimo da altra foto, sempre rigorosamente in posa), foto spontanea (frequente in vacanza), foto in coppia (di solito resta lì per molto tempo), foto di gruppo (anche questa da collegare alle vacanze). La foto in posa è il Top! :-)
- paesaggi. Qui si va dai tramonti alle montagne innevate. Chi usa queste foto non è un appassionato di natura ma semplicemente non ha voglia di esibire la propria foto. E di solito non la cambia per mesi. In questa categoria rientrano anche coloro che mettono foto di dipinti, oggetti d'arte, animali, ecc.
- frasi. Queste sono poco diffuse ma ci sono. Sostituiscono la frase dello stato e - solitamente- restano lì per mesi.
- animali domestici (propri). Questo è solo amore. E anche in questo caso non si cambiano spesso.
- senza foto. I miei preferiti:-) esibiscono (perché sempre di esibizione si tratta) una personalità forte e decisa. Non ti dico dove sono nè con chi .....

Piccolo accorgimento per chi ha un solo telefono e lo usa sia in privato sia per lavoro. Evitare foto troppo osé o in qualche modo compromettenti. Il nostro profilo whatsApp è visibile a tutti coloro i quali hanno il nostro numero in rubrica.

E infine....io personalmente adoro quelli che non vogliono fare vedere gli accessi....non è possibile vedere quando si sono collegati l'ultima volta ma solo se sono in linea. 
Una volta il controllo degli accessi serviva a capire se il nostro messaggio era stato letto. Adesso non è più così perché whatsApp ci ha fregato (o meglio ha fregato chi non vuole rispondere nonostante abbia letto) evidenziando in blu i messaggi ricevuti e letti.
E allora perché non voglio fare vedere gli accessi? Privacy immagino sarebbe la risposta se lo chiedessi a qualcuno. In questi casi mi chiedo a mia volta .....ma siamo davvero così sicuri che a qualcuno interessi? 

venerdì 21 agosto 2015

Paperiare.....

È Una definizione bellissima, originale e soprattutto 'calzante' che è stata data da Eduardo De Filippo al rumore provocato dalle ciabattine infradito.
Ho appena letto che una grossa banca internazionale avrebbe proibito ai suoi dipendenti di recarsi al lavoro con le infradito....immagino che il divieto sia stato esteso a tutte le ciabattine a prescindere dal fatto che fossero di cuoio, di pelle o di gomma, per il semplice fatto che, per belle, eleganti e griffate che possano essere sono sempre scarpe super estive e modaiole non adatte ad un ambiente di lavoro.

Chi mi conosce sa che la decisione della banca mi trova più che d'accordo. In estate nonostante gli uffici siano freddi (per via dell'aria condizionata) si apre la lotta a chi è più spogliata (il femminile è d'obbligo perché spesso gli uomini sono 'costretti' all'uso della giacca), a chi è pronto per la spiaggia e a chi esibisce piedi nudi. Perfettamente curati, per carità, ma sempre nudi!

La giornalista che commentava la notizia ha aggiunto che lei in un impiegato preferisce apprezzare le doti di gentilezza, cortesia e competenza.

L'uno non esclude l'altro. Anzi.

Il modo in cui ci presentiamo, sia per cosa indossiamo sia per la cortesia (la competenza viene fuori solo in un secondo momento) è il nostro biglietto da visita.

Essere in ordine è segno di rispetto per noi prima di tutto, per i nostri colleghi e per i clienti o comunque per le persone con cui abbiamo a che fare per lavoro.

Non credo che la banca in questione si sia svegliata una mattina e abbia imposto la regola. È evidente che ci sia stato un abuso che, in qualche modo, andava arginato.

Il lavoro è lavoro. Il mare è la vacanza sono altra cosa....

Ps. Io sono in vacanza

lunedì 10 agosto 2015

Diversamente originali

Non sapevo....è questo è un segno di stanchezza e di invecchiamento...o semplicemente la cosa non mi interessava particolarmente, che lo scorso weekend si sarebbe celebrato il matrimonio religioso tra Pierre Casiraghi e Beatrice Borromeo. 
Guardando le foto e il parterre di invitati non mi sono stupita più di tanto. Lui è di nobili origini, lei anche ed è pure imparentata con la famiglia Agnelli. È più che normale che non ci sarebbe stato nulla di particolarmente originale. Tutto impeccabile, invitati e abiti glamour, champagne, location incantevole.

Mi chiedevo come mai, tranne che in rarissimi casi, non ci sia mai un guizzo di originalità tra i rampolli delle famiglie blasonate. Per originalità non mi riferisco al look di Lapo Elkann ma al fatto che sposandosi tra di loro questi ragazzi faranno la vita che hanno fatto i loro genitori, frequenteranno gli stessi luoghi e le stesse persone, passaranno da una barca ad una pista da sci...e troveranno tutto questo normale e neanche troppo entusiasmante perché è il solo mondo di 'vivere' (non di divertirsi) che conoscono.

Esplorare mondi nuovi non significa solo viaggiare anche perché se viaggi con il jet privato e vai nel resort esclusivo, puoi essere anche all'altro capo del mondo ma in fondo non avrai fatto un passo. Esplorare mondi nuovi può anche voler dire imbattersi in persone diverse da noi e sol per questo interessanti.

Non dico affatto che chi è ricco, bello e famoso, debba vivere come un poveraccio o che un matrimonio glamour sia anacronistico, dico che tutto è scontato mentre potrebbe non esserlo.

Dico che se Pierre Casiraghi avesse conosciuto all'università Bocconi una delle tante meravigliose ragazze che frequentano l'università grazie ad enormi sacrifici delle famiglie, forse avrebbe capito che esiste anche un mondo di persone che dietro una laurea hanno anni di studio e di rinunce, di case condivise, di (pochi) soldi da gestire perché sono gli unici a disposizione, di scadenze da rispettare perché i genitori non mantengono i fuori corso, di lavoretti da baby sitter per guadagnare qualcosa mentre si studia.

Volutamente non ho fatto l'esempio del ricco e del povero e ho pensato ad una studentessa fuori sede che comunque frequenta la Bocconi, proprio perché non voglio dire che sarebbe giusto che fosse come nelle favole e che cenerentola prima o poi sposerà il suo principe azzurro. Dico solo che se ci fosse un po' più di apertura all'altro, forse questi giovani rampolli si mischierebbero più facilmente alla gente comune. Ci sarebbero più persone che potrebbero beneficiare dei vantaggi che l'appartenenza a  certe categorie comporta (e questo è un principio di uguaglianza) e ci sarebbero più ragazzi curiosi di conoscere mondi nuovi, stupiti di vedere case e famiglie normali, entusiasti di vivere -  una volta tanto - un po' sotto le righe.

Speriamo nelle prossime generazioni....intanto auguri, figli biondi e nomi esotici.


domenica 19 luglio 2015

Cu bedda voli pariri peni e duluri avi a patiri

Lo diceva mia nonna Lina e non l'ho trovato - nella stessa formulazione - tra i proverbi siciliani, quindi credo fosse una sua rivisitazione.

È quello che ho pensato quando la scorsa domenica alle ore 10 in una Milano torrida e semivuota, da Wow Nail c'era il pienone.
Giovani e giovanissime signore con i piedi a mollo e le mani tese, pronte a fare i c.d. finish touches. Mani e piedi sempre in ordine.

Mi sono ricordata di aver letto qualcosa di divertente nel diario di Bridget Jones. Oggi sono andata a ricercarlo. 'Essere una donna è peggio che essere un contadino...è un continuo potare e spruzzare antiparassitari: ci sono le gambe da depilare, le ascelle da rasare, le sopracciglia da strappare, i piedi da strofinare con la pomice, la pelle da esfoliare e idratare, i punti neri da schiacciare, le radici dei capelli da colorare, le ciglia da tingere, le unghie da curare, la cellulite da massaggiare, gli addominali da esercitare. L'intero processo è così armonico che ti basta trascurarlo per qualche giorno perché vada tutto in vacca. A volte mi chiedo come sarei se lasciassi fare alla natura: con una barba folta e i baffi a manubrio da ciascun ginocchio in giù, le sopracciglia a cespuglio incolto, la faccia come un cimitero di cellule morte, un'eruzione di punti neri, le unghie lunghe e adunche come quelle di un'arpia, cieca come un pipistrello e tutti gli animali delle specie inferiori in quanto senza lenti a contatto, con un corpaccione flaccido che mi tremola tutto attorno. C'è da meravigliarsi se le donne non si sentono sicure di sè?'

Senza arrivare a questi estremi Bridget in fondo aveva ragione. 

Se è vero infatti, come ci dicono gli studi di mercato, che gli uomini stanno superando le donne in fatto di cura del corpo (io in profumeria non li ho mai incontrati), è altrettanto vero che per far ciò gli uomini fanno cose anche piacevoli: la palestra, qualche crema in più e per alcuni (che spero di non incontrare mai sulla mia strada) la depilazione.

Non credo ci siano uomini perennemente a dieta, uomini che dopo tre settimane devono correre a fare la tinta o la ceretta. Non credo soprattutto che ci siano uomini che alle 10 di mattina di una domenica di luglio vanno da Wow Nail per fare manicure e pedicure rinunciando alla possibilità di dormire un'oretta in più.

martedì 14 luglio 2015

ho due fratelli più grandi

e li amo moltissimo.
quando erano piccoli li chiamavano Attenti a quei due. Erano amici, complici e avevano un unico obiettivo: uccidermi!
Un po' li capisco. Sono arrivata dopo quattro anni a sconvolgere il loro consolidato equilibrio. E per di più ero femmina. Scherzando io dico sempre che mio papà non sa come mi chiamo perchè mi ha sempre chiamato Amore. Un po' è vero....
Adesso i miei fratelli (i fratellini come li chiamo io) vivono in due città diverse e sono come il giorno e la notte. Diversissimi ma sempre amici.

Da qualche mese su Radio2 nel pomeriggio del weekend va in onda un programma dal titolo Max 10 pezzi. Conduttori radiofonici di Radio 2 presentano e raccontano la loro playlist.
Ho notato che chi ha avuto dei fratelli più grandi ha sempre una playlist influenzata dalle scelte musicali dei fratelli.

Quando ogni tanto mi capita di dire parolacce (in passato accadeva spesso) mi scuso dicendo che sono cresciuta con due fratelli più grandi e ho assorbito il turpiloquio con cui si esprimevano.

Anche le mie scelte musicali, oltre che il modo colorito di esprimermi, sono state influenzate dai miei fratelli.
Nella mia playlist non potrebbero mancare, Father and son di Cat Stevens e Un giorno credi di Edoardo Bennato amate e cantate da mio fratello Guido (l'album di Bennato non farti cadere le braccia lo abbiamo consumato).
Ad Andrea piaceva Battisti e un pomeriggio lo abbiamo ascoltato senza sosta e Andrea è uscito a comprare gli album che non avevamo.
A casa mia si ascoltavano i Beatles, i Police, i Dire Straits, Pino Daniele, Dalla, Morandi, Crosby, Stills & Nash, gli Eagles, i Supertramp, De Gregori, e potrei andare avanti. Sono tutti presenti nel mio iPod.
Mi ricordano i pomeriggi nel salone della casa più bella del mondo (la nostra casa di Messina) quando io bambina guardavo ammirata i miei fratelli grandi e mi sentivo felice di poter stare con loro.
A casa nostra lo stereo era in salotto, c'era sempre un disco sul piatto e qualcuno che ascoltava musica. Erano i tempi dei Camperos (con cui Guido ha distrutto un tappeto!), della caccia al tesoro organizzata dalla radio locale e delle pizze il sabato sera. Io ero piccola e restavo a casa. Ero piccola e felice.
Adesso mia madre ha avuto una mega idea: una chat su whatsApp in cui ci siamo solo noi. Si chiama Noi 5 e io mi sento tornata ai tempi dei pomeriggi in salotto. 

domenica 28 giugno 2015

Una o due taglie in più ....e allora?

Se siete sempre state curvy, siete sicuramente belle e senza rughe e questo post non è per voi!

Se invece, siete state - come me - piuttosto magrine e con poche forme, se non vi è già successo succederà anche a voi.

Succederà che vi verrà l'insana idea di tirare fuori dall'armadio della casa al mare, dalla cantina o dalla soffitta, un vecchio (adesso che va tanto il vintagevestito del matrimonio di vostro fratello Andrea, succederà che vi ricordiate che lo avete messo solo in quell'occasione per cui non è affatto vecchio anzi è nuovissimo; nella fattispecie il suddetto fratello per motivi che non mi ricordo si sposò in chiesa al mattino e poi fece una festa la sera. Il vestito in questione era quello della festa quindi, ad andar bene, è stato indossato per quattro ore.  
Succederà che vi ricordiate che il commesso di un negozio super chic, anch'egli super chic, vi aveva detto: vedrà che lo userà anche dopo il matrimonio perché è perfetto per una festa in spiaggia.

Fatto sta che negli ultimi quindici anni nessuno mi ha invitato ad una festa in spiaggia e adesso che devo andare ad un matrimonio a Vulcano, ho pensato, Why not? È giunto il suo momento!

Ho pensato male, malissimo direi. Anche George che mi fa sempre mille complimenti ha dovuto tristemente (in realtà non credo fosse triste) constatare che proprio non mi entrava più e - quel che è peggio - che mai più mi entrerà.

Che fare? A parte pensare a tutte le cose meravigliose che ho fatto negli ultimi quindici anni pur senza essere mai stata invitata ad una festa in spiaggia?

Niente!

Qualche chiletto in più con l'età aiuta. Vengono meno rughe e si ha qualche gradevole curva in più.
Le minigonne o i leggins non li indosseremmo comunque per sopraggiunti limiti di età.

Basta decidere di indossare un altro vestito più recente, o meglio ancora, nuovo e tutto si sistema.

Non ci proverò mai più ad entrare in vestiti che ormai appartengono ad un'altra vita. È una tortura inutile....e crudele.

Come diceva mia suocera se i piatti non si rompono cosa fanno quelli che li vendono? In effetti ogni scusa è buona per dare un po' da lavorare a chi vende vestiti.




sabato 13 giugno 2015

Delle due l'una...

O George Clooney non rispetta la legge o è un tamarro!
Sulle carta stampata si può vedere in questi giorni una pubblicità in cui un bellissimo e brizzolato George (non il mio George!) circola in moto senza casco e con maglietta aderente, mettendo in bella mostra un orologio.
Per essere bello è bello e probabilmente con il casco non sarebbe stato altrettanto riconoscibile. 

È vero anche pero che, per quanto si tratti di una pubblicità, l'immagine che diffonde non è solo comprate quell'orologio come George ma anche siate fighi e sicuri di voi stessi come George. 

E quindi....andate in moto senza giubbotto (in quel caso sareste solo cretini) e senza casco (in quel caso oltre ad essere cretini sareste anche fuori legge ed incoscienti).
Dalla foto sembra che George, per quanto rivolto a favore di telecamera, sia in movimento.

L'unica alternativa che immagino è che George sia un tamarro e che passando accanto ad una bella moto abbia deciso di farsi una bella foto fingendo di guidarla....

Il mio George non l'avrebbe mai fatto!

mercoledì 10 giugno 2015

Economy a chi?

Riflessioni dal gate....
Prendo raramente l'aereo. I miei spostamenti più frequenti sono a Roma e (chi mi legge lo sa) preferisco il treno.
Ultimamente però sono stata a Foggia, a Messina e a Latina. Sempre aereo e possibilmente all'alba.

All'imbarco accade quella che definirei una forma di ghettizzazione di coloro i quali viaggiano in Economy! 
Primo: non è Economy un volo che da Milano a Roma e ritorno costa anche più di 300 euro! Non è business class ma non è Economy.
Secondo: sui voli nazionali la classe Economy e la Business sono identiche. Divise solo da una tendina di colore grigio che le hostess si affrettano a chiudere al momento di offrire da bere.
Terzo: i voli nazionali durano sempre meno di 2h. Il Roma-Milano dura 45min.

Ciò nonostante all'imbarco si assiste alla seguente scena. 
Red carpet in pieno stile festival di Cannes per la business o meglio per i passeggeri in possesso di carte tipo Freccia Alata, Ulisse, ecc. Percorso dritto e senza ostacoli.
Tappeto verde per la classe Economy (che è tutto tranne che economica!) e percorso a zig zag.
Una volta superati i tappeti si resta tutti insieme ad attendere il pulmino che porterà all'aereo. Se invece si ha la fortuna di avere il gate direttamente collegato all'aereo, si attenderà a bordo.
Sempre di attesa si tratta.
Anzi se attendi a terra (in aereo il posto non lo perdi di sicuro) te ne puoi stare comodamente seduto, se attendi a bordo ti passeranno tutti davanti, tutti si fermeranno esattamente sopra la tua testa per sistemare il bagaglio nelle cappelliere e, solo se sei fortunato, non ti cadrà un bagaglio addosso.

Ma come è possibile che in Italia ci sia una tutela per tutto tranne che per i poveri passeggeri della classe Economy (che poi Economy non è)?
Esiste la tutela della privacy su ideologie politiche, tendenze sessuali e stato di salute.
In aeroporto no. In aeroporto la differenza di classe è esasperata e sbeffeggiata.

Chi viaggia in Economy (che poi Economy non è!) deve essere punito addirittura facendogli fare il percorso a zig zag! Come a dire....sei solo uno sfigato. Niente Red Carpet.

Totò con la sua meravigliosa livella ci ricorda però che alla fine siamo tutti sullo stesso pulmino...

venerdì 5 giugno 2015

Brava Giovanna, brava

È una terrificante pubblicità di un prodotto (credo un antiruggine o una vernice protettiva) del noto marchio Saratoga.
Questa la scena....un uomo (ca va sans dire) torna a casa e con una voce suadente chiede: è tornata Giovanna?
Giovanna è tornata, è una strafiga e si trova in giardino, più nuda che vestita, intenta a riverniciare il cancello. Il tutto accompagnato da sguardi ammiccanti con un altro uomo anche lui mezzo nudo, intento a dipingere l'altra metà del cancello, e da una musichetta che incita la Giovanna a proseguire 'Brava Giovanna, brava'. 
Siamo nel 2015 e, da quanto ho appreso su internet, la nostra Giovanna si era già esibita per il suddetto marchio in altre fantastiche imprese.
Ovviamente non voglio dire che la pubblicità sia orrenda e stupida perchè a dipingere i cancelli dovrebbero essere gli uomini. Comprendo anche che il prodotto pubblicizzato non sia tra i più interessanti in commercio, ma mi chiedo se sia mai possibile che per vendere una vernice si debba offendere e ridicolizzare il corpo e il genere femminile. 
Le caratteristiche tecniche del prodotto sono messe in secondo piano (onostemante non credo siano rimaste impresse ad alcuno) perchè quello che resta impresso è il balletto finale che Giovanna, probabilmente anche lei convinta di essere cretina, mette in scena tra gli applausi dei presenti dopo avere compiuto il miracolo. 
Doppiamente offensiva! Si usa il corpo delle donne in modo volutamente esibizionistico e si insinua che il prodotto è facile da usare perchè se sa farlo anche Giovanna, che in fondo è solo bella, possono farlo tutti!
No comment.
Il marchio in questione continua ad utilizzare messaggi, voci, sguardi e corpi ammiccanti in modo superfluo e offensivo. Per esempio mi chiedo perché il silicone sigillante si venda di più se a pubblicizzarlo è una donna in pieno look fetish con accento inglese!
Cari amici della Saratoga vi voglio regalare un libro, Il corpo delle donne, di Lorella Zanardo. Chissà che non vi convinca a cambiare forma di marketing.

domenica 10 maggio 2015

Ma cosa ne sa?

Cosa ne sa Beppe Grillo di cosa vuol dire ammalarsi di tumore al seno? 
Cosa ne sa di cosa vuol dire perdere tutti i capelli e poi le ciglia e le sopracciglia? 
Cosa ne sa di cosa vuol dire vomitare fino ad avere i crampi allo stomaco dopo ogni chemio?
Cosa ne sa di cosa vuol dire guarire ma vivere tutta la vita nel terrore della recidiva? 
Cosa ne sa di cosa vuol dire fare i controlli ogni 3 mesi, poi ogni 6 mesi e poi ogni anno e tutte le volte avere la stessa paura che qualcosa possa andare storto?
Non lo sa. Io sì.
E so anche che se non avessi fatto i controlli preventivi, tra cui la mammografia, oggi probabilmente non sarei qui perché sarei arrivata troppo tardi e chissà.....
Veronesi non ha mai detto che facendo la prevenzione non ci si ammala (così ha cercato di sostenere Grillo per giustificare l'assurdità detta poco prima). Nessuna donna lo pensa.
Veronesi e tutti gli oncologi sostengono, correttamente, che controllarsi periodicamente aiuti a prendere la malattia 'per tempo' e quindi a debellarla.
La campagna di sensibilizzazione di qualche anno fa era mortalità zero (obiettivo che, peraltro, nel caso del tumore al seno non è affatto impossibile); nessuno ha mai detto malattia zero. 

Non conosco Veronesi e non sono stata operata da lui ma credo che se fosse stato il mio medico gli sarei stata grata per tutta la vita esattamente come oggi lo sono al mio amato oncologo e a tutta la sua fantastica equipe che ha alleviato le mie sofferenze. 
Ho visto Veronesi una sola volta ad un dibattito e ho preso la parola presentandomi come una paziente oncologica. Mi ha fatto un gran sorriso non di compassione ma di contentezza perché se ero lì a parlare, con una chioma di capelli ricci, era segno che ce l'avevo fatta.

Non conosco Beppe Grillo e non l'ho mai visto. Penso sia un ciarlatano, ignorante e senza scrupoli.

domenica 3 maggio 2015

Fieri di essere Italiani?

Come si dice a Milano. Anche si!
Non so perché, ed una cosa che faccio fatica a capire ma anche a sopportare, gli italiani devono, per partito preso, criticare tutto quanto venga fatto in Italia. 
Gli altri sono più bravi, più efficienti, più onesti. Le altre città più pulite e ordinate. Gli altri governi non sono corrotti e fanno le cose per bene.
Tutto vero....se non fosse che spesso in queste altre città nessuno ci è mai stato.
Io credo che la critica sia sacrosanta ma debba essere costruttiva e che a causa degli sbagli (tantissimi, per carità) di pochi, non si possa e non si debba fare di tutta l'erba un fascio.
Parlare male del proprio paese significa non amarlo, non amare le proprie origini e - in fondo - anche quello che noi stessi siamo e che rappresentiamo.

A parte il fatto che l'Italia è il paese più bello al mondo, a me non piace quando se ne parla male all'estero, quando la si identifica con la mafia o con la corruzione e mi piacerebbe che chi ci viene potesse cambiare idea. E anche se non viene in Italia mi piacerebbe che cambiasse idea almeno per avere conosciuto me (o un altro italiano) che del suo paese non parla male per principio.

Anche nelle piccole cose c'è sempre chi si lamenta. Ricordo che anni fa, quando fu creata airone e iniziò a fare concorrenza ad Alitalia, la mattina offrivano, oltre al caffè, delle piccole brioscine. Dubito che vi fosse qualcuno che prendeva airone per quello ma giuro di avere sentito con le mie orecchie persone lamentarsi perché le brioscine erano troppo piccole!
Sul volo Alitalia che da Roma viene a Milano spesso il comandante saluta all'arrivo dicendo che il volo è arrivato in perfetto orario. Anche a tarda sera, quando si è stanchi morti perché spesso ci si è alzati presto per prendere il primo volo del mattino, c'è sempre e dico sempre, chi commenta 'certo è in orario perché lo schedulano per 1h10 quando invece impiega 50 minuti!' E queste sono solo piccole cose tanto inutili quanto diffuse.

Adesso c'è chi spera che l'Expo sia un flop.
Ci saranno stati sprechi, corruzione, sbagli e chi più ne ha più ne metta, ma adesso ci siamo. Il mondo ci guarda e non guarda chi ci governa, guarda l'Italia che lavora, che forse si rialzerà e io sarò felice se chi verrà all'Expo resterà sbalordito da tanta bellezza e ancor di più se ne approfitterà per ammirare altri luoghi di quella meraviglia che è l'Italia.
Gli italiani sono quelli che oggi hanno pulito le strade di Milano devastate da quei vigliacchi dei manifestanti (solo dei vigliacchi agiscono a volto coperto a km di lontananza dal luogo nel quale c'erano più forze dell'ordine che civili, durante la cerimonia di inaugurazione), gli Italiani sono quelli che negli ultimi mesi hanno lavorato giorno e notte.

Gli italiani sono così: sempre in ritardo, trafelati ma poi arrivano, riparano e ci riescono sempre!

L'Italia siamo noi....amiamola perché ne abbiamo bisogno.

venerdì 24 aprile 2015

Alla ricerca della felicità

Domenica scorsa abbiamo assistito all'ennesima tragedia del mare....la più grande di sempre. E non è un caso. I problemi nei paesi di origine sono sempre più gravi e gli scafisti non si fanno scrupoli ad imbarcare sempre più gente ed a guadagnare sempre di più.
Che poi si corra il rischio di trasformare il mediterraneo in un'enorme pozza di sangue è l'ultimo dei loro problemi e forse è un rischio che gli stessi passeggeri sanno di correre. Lo accettano perché non hanno alternative.
Ho sentito la notizia alla radio nel tardo pomeriggio e allo sconcerto si è immediatamente sostituita l'incazzatura quando, liquidata la notizia in poche battute, si è passati ad un carosello di dichiarazioni ed esternazioni. È colpa di tizio, no è colpa di Caio. Tutti avevano qualcosa da dire e qualcuno a cui attribuire la responsabilità. Oggi è venerdì e già si è passati ad esternare su altro.

La situazione è tragica e deve essere affrontata, non discussa nè utilizzata per fare inutile demagogia o propaganda delle proprie idee a fini elettorali.

Il silenzio sarebbe stato molto più rispettoso.

Perché come ci ha ricordato quella meraviglia di Papa Francesco, erano nostri fratelli e stavano solo cercando la felicità. Una felicità che hanno pagato con la vita. Chi siamo noi (e i nostri rappresentanti politici) per permetterci di dire anche una sola parola?

Silenzio, per favore.

venerdì 17 aprile 2015

Avvocato di strada....

Durante la maratona, che anche quest'anno abbiamo corso in staffetta con i colleghi, per regalare un sorriso ai bambini ricoverati all'ospedale Buzzi di Milano, una mia collega (ciao Carolina!) ha spiegato ad un altro collega inglese, che si chiedeva cosa avessi detto ad un cretino che in bicicletta si era fermato proprio nel punto di cambio degli staffettisti, che io sono una paladina del rispetto delle regole.
In effetti è vero. 
Sopporto quasi tutto, sono tollerante, accomodante, paziente e fin troppo disponibile ma la maleducazione o peggio ancora il menefreghismo, mi fanno star male e mi costringono ad intervenire!
 
Ci vorrebbe così poco ad essere persone rispettose delle regole del vivere civile. E invece si è sempre pronti a lamentarsi se c'è la maratona (per restare in tema) e per mezza giornata ci sono le strade bloccate, se c'è il mercato e per un giorno la settimana non si può parcheggiare in una certa via, e così via.
Ci sono poi quelli che buttano le carte per strada, che parcheggiano al posto riservato ai portatori di handicap, i fumatori che non hanno neanche una lontana idea che non si buttano le cicche per strada, le mamme con bambini che non vogliono rispettare le file 'perché sai c'è il bambino' e - sempre loro - che li lasciano scorrazzare nei ristoranti non curanti degli altri commensali. Sono talmente rari i bambini educati al ristorante che tutte le volte che li trovo (perché capita per fortuna) mi fermo a fare i complimenti.
Ci sono poi quelli che urlano al telefono, che vanno in bici sul marciapiede, che non si alzano in tram o in metropolitana, per fare sedere una persona anziana o incinta. Temo che molte persone pensino che io sia pazza, ma mi sono trovata a dire ad una ragazza incinta, in evidente stato di sofferenza, schiacciata in metropolitana 'lei lo deve pretendere e poi vediamo se qualcuno le dice di no'. Mi ha guardato allibita.

Ma il meglio di me lo do in treno. La mia ultima performance risale a venerdì.
Chi mi conosce anche poco penserà sia impossibile ma io in treno prenoto sempre il posto nella carrozza 'silenzio'. Esiste sul Frecciarossa e consente di viaggiare indisturbati per 3 perché, in teoria, non si può parlare se non a voce bassissima. Non si può telefonare e lo squillo del cellulare deve essere tenuto al minimo. Io la prendo perché in treno lavoro e durante quelle 3 ore ovviamente non telefono.

In Italia si sa siamo chiacchieroni. Per tale motivo (credo) la carrozza 'silenzio', pur appartenendo alla categoria business, è spesso in offerta e così capita che le persone acquistino senza accorgersi che non si può parlare e che - scusate se insisto - non ci possono essere bambini. 
Mi era già successo altre volte e con gentilezza avevo fatto notare la cosa. La prima volta l'ho detto alla mamma e lei mi ha risposto altrettanto gentilmente 'ha ragione non me ne ero accorta, i biglietti li ha fatti mia suocera'. Ha fatto presente la cosa al controllore e si è spostata. 
In un'altra occasione, sono salita a Roma (c'era anche George), i signori erano già lì da Napoli e il bimbo dormiva. Quando si è svegliato ha iniziato a strillare e sono stati loro stessi a chiedere di spostarsi.
Venerdì scorso prendo il treno per venire a Roma e dopo di me sale una famiglia con bambini di 3/4 anni. Impossibile tenerli in silenzio per 3 ore ed è giusto che sia così. Ho guardato il padre e ho detto: 'mi perdoni crede di riuscire a tenere i bambini in silenzio per 3 ore? Siamo nell'area silenzio'. Mi risponde da strafigo: 'mi perdoni, sì.' E poi aggiunge, smentendo quanto appena detto: 'quando ho comprato i biglietti ho indicato che c'erano dei bambini, per cui non è un problema mio. Parli con il controllore'. Italiano fatto e finito. 
La stanchezza era tale che ho mollato il colpo per un po', mi sono messa le cuffiette dell'iPod e ho iniziato a leggere le mie carte. Quando è arrivato il controllore li ha fatti spostare senza che io dicessi nulla.

Come direbbe Francesco Piccolo piccoli momenti di trascurabile felicità!


sabato 4 aprile 2015

Come lo vuoi?

È la frase che ormai ci si sente dire sempre più spesso quando qualcuno ti offre un caffè. 
Dapprima è successo al bar dove al macchiato (freddo o caldo), al lungo e al corto si sono aggiunti il marocchino, l'orzo, il ginseng, l'americano (lo prende sempre una mia collega), la crema di caffè e altre specialità. 
Poi è successo nelle case, dove alle caffettiere si sono sostituite le macchinette. Il caffè del bar senza andare al bar. Ma chi l'ha detto che al bar è più buono?

E infine è arrivato lui: George....(non il mio George!) che è diventato uomo (e che uomo!) immagine di una marca di caffè americana che con una grande e costosissima operazione di marketing ha fatto sì che tutti gli italiani spendano centinaia di euro in cialde, che di diverso hanno solo il colore, per avere un prodotto che in Italia sappiamo fare molto meglio per cultura e tradizione.

Esiste il gusto forte, intenso, al cioccolato, ecc. A me sembrano tutti assolutamente identici.
Mi piace il borbottio della caffetteria e il profumo che si spande in cucina, mi piace che a volte lo devi rifare perché si brucia, che spesso le caffettiere hanno il manico bruciato, che si deve comprare la guarnizione nuova, che si deve mettere sotto l'acqua fredda perché altrimenti non esce, che mia suocera diceva sempre quando eravamo in tanti: ne faccio due piccole perché sai la grande non la uso mai..., mi piace che ogni tanto il caffè finisce all'improvviso e se ne deve chiedere un po' al vicino (sempre che non usi le cialde).
Ma è davvero così buono il caffè di George? Sono davvero così buoni quelli simili, anche italiani, che sono entranti nelle nostre case? 

Io credo che sia solo un fatto di moda e sono certa di non essere la sola a non percepire la differenza tra un gusto forte e un gusto intenso e soprattutto sono la sola con 4 euro di caffè va avanti quasi un mese (e compro illy che è uno dei più cari!)

Il caffè è un piacere....se non è buono che piacere è?

lunedì 30 marzo 2015

E' primavera....

Finalmente è arrivata.

Ci aveva dato un timido assaggio qualche settimana fa...poi niente. Anzi, la prima settimana di primavera a Milano è stata fredda e piovosa. Fino allo scorso venerdì.

Adesso, complice anche l'ora legale, siamo in piena stagione degli amori (come direbbe il maestro Battiato). Certo non è il massimo per chi soffre di allergia ma uscire la sera e vedere ancora la luce, dismettere gli abiti neri e osare con qualche colore (impazzisco letteralmente per quegli inutili capi primaverili che si possono indossare solo per qualche settimana, come si direbbe dalle mie parti, da Natale a Santo Stefano!), togliere le calze, bere un caffè all'aria aperta, andare a correre al parco. 
Venerdì ci sono andata con il mio personal trainer. No, non ho un personal trainer per la corsa anche perchè sarebbero soldi buttati, ma c'è un ragazzo che il venerdì mattina alle 7.30 mi segue in palestra. Gli ho proposto di uscire a correre e lui ha accettato. Si è presentato con un look da corridore provetto e io ho pregato di incontrare al parco qualcuno che mi conosceva. Avrei potuto dire: Ciao! Ti presento il mio personal trainer. E' invece no. Erano le 7 del mattino e al parco c'eravamo lui ed io, qualche altro sfigato costretto a correre all'alba e anziani signori a spasso con il cane. Pazienza:-)))

In primavera si esce dal letargo, torna la voglia di uscire, si fanno programmi per le vacanze. Insomma è una bella stagione.

Alla primavera sono state dedicate tantissime canzoni.

La Marinella di De Andrè scivolava nel fiume a primavera, Loretta Goggi (con un vestito che all'epoca mi sembrava stupendo) cantava a squarciagola dal palco di Sanremo, che fretta c'era Maledetta Primavera.

Ma la canzone che a tutti viene in mente quando si pensa alla primavara è Mattinata di Fiorentina di Alberto Rabagliati.

È primavera... svegliatevi bambine
alle cascine, messere Aprile fa il rubacuor.
E a tarda sera, madonne fiorentine,
quante forcine si troveranno sui prati in fior.

Fiorin di noce,
c'è poca luce ma tanta pace,
fiorin di noce, c'è poca luce;
fiorin di brace,
Madonna Bice non nega baci,
baciar le piace, che male c'è?

È primavera... svegliatevi bambine
alle cascine, messere Aprile fa il rubacuor.
È primavera... che festa di colori!
Madonne e fiori tentaste il genio d'un gran pittor.
E allora, a sera, fiorivano gli amori,
gli stessi amori che adesso intrecciano i nostri cuor.

Fiorin dipinto,
s'amava tanto nel quattrocento,
fiorin dipinto, s'amava tanto;
fiorin d'argento,
Madonna Amante le labbra tinte
persin dal vento si fa baciar!
È primavera... che festa di colori!
Madonne e fiori trionfo eterno di gioventù.


Una domanda. Qualcuno conosceva il titolo di questa canzone e il nome del cantante?

Buona primavera a tutti!

martedì 17 marzo 2015

Buon ferragosto!

No, non sono impazzita. So bene che a ferragosto mancano 5 mesi. 
Pensavo che da qualche tempo non mi occupo più di 'posta del cuore'. Quella 'posta del cuore' che ha dato inizio a questo blog (ormai tre anni fa. AIUTO!!), è stata ultimamente sostituita da assenze prolungate, pensieri più o meno tristi e varie amenità.
Le amiche che incontro sono spesso di fretta, parlano - giustamente - del lavoro, che peraltro, per le ragazze della nostra generazione e di quelle successive, è un affare di cuore, eccome. Parlano di figli, di salute...l'età avanza e gli acciacchi anche.
Insomma oggi dedico questo post alla 'posta del cuore' raccontando di ben due episodi, praticamente identici, che hanno amareggiato la mia vita di ragazza (anche un po' cresciuta), perennemente innamorata.

Era agosto....ed in entrambe le occasioni mi trovavo al mare dai miei pensando, da mattina a sera, ad un non meglio identificato cretino che mi aveva fatto battere il cuore per lungo tempo, che sembrava più che interessato e con il quale era anche iniziata (e finita) una liaison.
Di quella volta che ho passato la notte del 10 agosto nella terrazza della vecchia casa di Ortoliuzzo a guardare le stelle non racconterò per non distruggere l'opinione, non troppo pessima, che chi mi legge ha di me. A mia discolpa dirò soltanto che ero molto molto giovane.

Invece di divertirmi e godermi la giornata al mare o in barca, stavo sempre con il telefonino in mano. Erano da poco arrivate nella nostra vita quelle armi di distruzione dei cuori di massa meglio note come SMS.

Insomma in ben due occasioni, a distanza di qualche anno, mi arrivano i seguenti messaggi: Buon ferragosto. Ti penso.
Inutile dire che il mio umore cambiava repentinamente e che iniziavo ad immaginare un autunno in cui il suddetto cretino ed io avremmo finalmente risolto le nostre incomprensioni e che a Natale non sarei stata sola dai i miei ma in vacanza con lui.

Qual era il ragionamento? Se mi manda gli auguri per ferragosto, una festa minore durante la quale tutti sono in vacanza, vuol dire che è fatta. È un segnale troppo chiaro!

È invece no. In entrambi i casi al rientro dalle vacanze non cambiava nulla. Entrambi rimanevano fidanzati con la fidanzata storica che by the way hanno poi sposato. Credo lo siamo entrambi ancora.

La verità è che gli uomini hanno bisogno di sentirsi importanti, hanno bisogno di sapere che, mentre loro sono al mare con la fidanzata, da qualche altra parte del pianeta batte un cuore per loro.

Lo so è una frase fatta ma la verità è una sola nei rapporti di cuore: conta quello che fai, non quello che dici!

domenica 8 marzo 2015

Ringrazio una donna

Oggi avrei voluto scrivere un post sulla giornata internazionale della donna ma andando indietro nel tempo mi sono accorta che lo avevo già scritto qualche anno fa e il mio pensiero non è cambiato.
Vorrei solo aggiungere che sul tema del condizione femminile, della parità di genere e del valore delle donne ci sono oggi più dibattiti, incontri, approfondimenti e studi di quanti non ce ne siano mai stati per debellare la fame nel mondo. 
Il tema è quindi senz'altro molto sentito, però quello che ancora noto, andando probabilmente controcorrente, è che le donne - la maggior parte almeno - non si pongono rispetto al tema in termini positivi ma partono da quello che di sbagliato c'è. 
Ed è tanto. L'essere pagate meno, il non essere prese sul serio, l'essere bistrattate, il doversi sforzare il triplo degli uomini per ottenere un riconoscimento meritato.
Verissimo.
Però partendo da questi presupposti, lo svantaggio è già iniziale e la strada sarà ripidissima.
Forse bisognerebbe fermarsi solo un secondo e pensare. Cosa vorrei veramente? cosa devo fare per ottenerlo? E solo dopo attivarsi in modo positivo. Think positive!!

In diritto, nell'attribuzione della responsabilità civile, esiste la figura del 'concorso del fatto colposo del creditore' che porta ad una diminuzione del risarcimento del danno. Ecco a volte le donne concorrono esse stesse a creare le situazioni di cui poi si lamentano, perché partono pensando che tanto.....
Tanto cosa? Se ci credi metà del risultato è già ottenuto. Di questo sono profondamente convinta.

Le donne nel secolo scorso in Italia non avevano diritto al voto. Di strada ne è stata fatta tantissima e tanta ne sarà fatta ma le prime a crederci devono essere le donne stesse.

Su Twitter da qualche è stato lanciato da la 27ora l'hashtag #ringraziounadonna.

Ringraziamo noi stesse e crediamoci!


Ecco il post di qualche anno fa:

http://liuzza.blogspot.it/2013/03/piuttost-che-nient-le-mei-piuttost.html

sabato 21 febbraio 2015

Un'altra ha sposato tuo marito

I dialoghi e le battute di When Harry met Sally restano ancora oggi, dopo oltre 25 anni (il film è del 1989), le migliori che si ricordino.

Pensavo in questi giorni che la battuta contenuta nel titolo del post, pronunciata dall'amica di Sally - durante un pranzo tra amiche - per convincerla dell'importanza di poter dire di essere state sposate, deve essere quella a cui ha pensato la mia amica Cri, quando l'altra mattina mi ha scritto testualmente: momento gossip! Lo sai che Gabriele Romagnoli si è sposato a NY con la Saluzzi?

Cri ha sempre saputo del mio amore, neanche troppo segreto, per Gabriele Romagnoli, un giornalista che in realtà è un poeta (si veda uno dei miei primi post: da dove tornano le donne). Le sue navi in bottiglia e i suoi racconti di viaggi, di luoghi, di incontri, sono semplicemente meravigliosi. Riesce a rendere poetiche anche le previsioni del tempo; a trovare un significato a tutto quanto ci accade; a rendere importante e speciale la vita di ciascuno di noi.
Insomma io, come altri milioni di donne, l'ho sempre amato. E oggi, come altri milioni di donne, invidio Paola Saluzzi.
Devo dire però che lei mi piace molto. Mi è sempre stata simpatica (tranne quando ha fatto una pubblicità per un marchio di abbigliamento femminile semplicemente orrendo!) e anche George, che l'ha conosciuta durante i primi anni in Rai ai tempi di sereno variabile, mi ha confermato che è simpatica e che loro la chiamavano Paoletta. Potrei suggerire a George di cercare Paoletta in memoria dei vecchi tempi e di invitarla a cena con suo marito:-)

Pensavo anche che le mie amiche non devono avere una grande considerazione di me. Anni fa quando si è sposato Luca Argentero, Simo mi ha invitato a bere un caffè, non ha fatto cenno alla questione e poi mi ha mandato il seguente messaggio: ho molto apprezzato la tua compostezza e il tuo stile. Ho pensato stesse lentamente impazzendo fino a quando non ho aperto Vanity Fair e ho visto che al matrimonio di Luca era dedicato un ampio servizio nella sezione Spy.

Chissà forse mi sono consolata leggendo subito dopo uno dei meravigliosi racconti di Gabriele Romagnoli.

Qual è la morale? Altre donne hanno sposato mio marito ma io le ho fregate tutte sposando George!

domenica 15 febbraio 2015

Still Alice

Dico sempre di non essere particolarmente morbosa rispetto a malattie, incidenti e passaggi a miglior vita. Una volta l'ho detto ad una colazione tra amiche. La mia amica Claudia mi ha subito smentito, e ci ha fatto morire dalle risate, ricordando a tutte che io leggo i necrologi. In effetti.....

Comunque interessata o no, questo pomeriggio sono andata al cinema a vedere Still Alice. È la storia di una donna (magistralmente interpretata da Julianne Moore) che si ammala precocemente di Alzheimer.

È una donna appena cinquantenne, affermata sul lavoro e indipendente.
È lei stessa ad accorgersi del problema perché, a causa di strano scherzo della vita, vive e lavora con il linguaggio, con le parole e con le forme espressive. 
Si accorge da sola, senza inizialmente allarmarsi più di tanto, che qualcosa non funziona più come dovrebbe.
Sempre da sola va da uno specialista e, ancora da sola, decide di affrontare la famiglia e l'ambiente lavorativo.

È una malattia che ti svuota piano piano ma purtroppo te ne accorgi; ti senti impotente e inutile, come impotenti e inutili si sentono le persone che ti stanno accanto.
È una malattia che si prende la vita ma non te ne restituisce un'altra.
È una malattia che si prende l'anima, le parole e i ricordi e ti lascia solo un corpo. Spesso un corpo perfettamente funzionante ma completamente vuoto.

La protagonista, che sa bene a cosa andrà incontro, dice sinceramente che avrebbe preferito avere un tumore. E probabilmente è vero.

Mi è venuto in mente che, mentre tutti hanno rispetto per le malattie come il tumore, spesso dell'Alzheimer si parla a sproposito. Quando qualcuno si dimentica qualcosa o è un attimo distratto, capita di sentirgli dire oddio ho l'alzheimer o peggio ma hai l'alzheimer?

Probabilmente chi lo dice, anche per scherzo, non ha la minima idea di che cosa tremenda possa essere.

Sono uscita dal cinema con l'umore sotto i tacchi e gli occhi lucidi....in macchina ho messo le canzoni di Gianna Nannini al massimo volume. Non basta ma aiuta.

martedì 10 febbraio 2015

Prima pensa poi parla....

Si potrebbe dire che sto mettendo in pratica questo saggio principio oppure che sto imitando il Presidente Mattarella.

Non scrivo da un po'.....sono stanca (non di scrivere ma in generale avverto la stanchezza di un lungo inverno che non accenna a finire), la sera spengo la luce prestissimo perché al mattino mi sveglio alle 6 o più semplicemente non ho molto da dire (e da scrivere).

A maggio il blog compirà 3 anni. Se fosse un bambino andrebbe all'asilo. Penso che dovrei farne qualcosa e prima o poi lo farò. Ci ho messo tanto tempo prima di partire....il resto verrà al momento giusto.

Il titolo del post mi è venuto in mente oggi ascoltando alla radio un esponente del movimento 5 stelle che invece di rispondere alle domande o di argomentare dentro i confini di quello di cui si stava discutendo, tirava fuori così a caso slogan del programma del movimento. Seguiva un suo schema e non si curava degli interlocutori.

Mi sono ricordata di quando Cicciolina, eletta in parlamento, venne invitata ad una tribuna politica e invece di rispondere alle domande leggeva frasi preparate da Pannela (lui sì un genio).

Non mi piace Beppe Grillo. Non mi è mai piaciuto. Non mi ha mai fatto ridere come comico e da quando si è messo a fare politica non ho sentito nulla di costruttivo ma solo ed esclusivamente slogan, dai vaffanculo in avanti.

Sicuramente tra le sue fila ci sono ottime persone dal serio impegno politico, tanti volevano dire la loro e sono stati costretti ad andarsene. Non è per la diaria dimezzata, come sosteneva oggi l'esponente di cui sopra, sono persone giovani che uno stipendio non lo avevano, figuriamoci se lo hanno fatto per i soldi. Si tratta piuttosto di volere partecipare. Come diceva il grande Gaber libertà ......è partecipazione non obbedienza agli slogan.

Questo è un blog lieve e non mi metterò certo ad esprimere opinioni politiche che non interessano a nessuno. Una cosa però la penso. Non basta essere bravi ragazzi, non basta avere preso tanti voti (in Italia, non devo ricordarlo io, non tutto quello che ha successo è di valore), non basta parlare per slogan, urlare nelle piazze o sul web. L'impegno politico è altro. 

La politica è un'altra cosa. Forse meno bella, spesso impopolare ma certamente non è ostruzionismo e distruzione fine a se stessa. 
Ci siamo abituati ad una classe politica talmente scarsa da apprezzare anche chi va avanti per slogan e in fondo non dice niente. 


mercoledì 28 gennaio 2015

50 e non sentirli.....

È possibile che tutti ma proprio tutti gli uomini di età compresa tra i 40 e i 50 anni abbiano un'amante più giovane?
Questo spiegherebbe più facilmente il perché in questa fase della vita inizi una lenta ma inesorabile trasformazione verso il teenager che è in loro.

Prima del fatidico compimento dei 40 anni di età si vestivano in modo civile e presentabile solo per andare al lavoro e per il resto del tempo sembravano profughi o rifugiati. Se dovevano andare ad un matrimonio gli mancava la qualunque dalla camicia al calzino fino alla cintura e alla cravatta.
Ma una volta entrati negli anta il loro armadio inizia a trasformarsi....compaiono camicie larghe e lunghe da mettere con stile finto-trasandato fuori dai pantaloni, giacche di velluto o da caccia alla volpe e scarpe di tutti i generi con una netta prevalenza di sneakers.

Sono 10 anni in cui il declino, dato della maggiore stanchezza, da qualche chilo di troppo e da tanti capelli in meno (ad eccezione di quelli bianchi) si combatte a colpi di chiodo in pelle e stivaletti alla caviglia.

Non credo che tutti gli uomini di età compresa dai 40 ai 50 anni abbiano un'amante....sono troppo coglioni e le ventenni- cui loro aspirerebbero -non li guardano neanche.

Credo piuttosto che in quella fascia di età si inizi a pensare sempre con più nostalgia agli anni che furono, alle notti brave, alla possibilità di ubriacarsi senza essere a pezzi il giorno dopo.
Ricordiamoci però che dietro le sneakers colorate (George ne ha una quantità sterminata di tutte le nuances) si nasconde un quasi pelato a cui fa sempre male la schiena e che per digerire deve prendere il maalox.
Se lo vediamo stare tre ore davanti allo specchio, se a poco a poco avrà più scarpe di noi, se ci ruba le creme, tranquille non è innamorato è solo cretino!
 

mercoledì 21 gennaio 2015

on line 2....la vendetta!

Ieri sera ho messo il BlackBerry in carica in un posto diverso dal solito (al solito posto era arrivato prima George) e così stamattina sono uscita presto per andare a lezione di pilates e l'ho dimenticato a casa.

Prendere o cercare il BlackBerry non rientra tra i passaggi abituali del mattino perchè solitamente lo lascio in borsa la notte e lo carico di giorno in studio.

Non potevo tornare indietro: ero con Giada e la scuola non aspetta.
Ho fatto un tentativo con George (per i più pignoli preciso che l'ho chiamato dal cellulare di Giada) ma conoscevo già la risposta. Scusa amour come faccio a portartelo in studio...devo fare questo, poi questo e poi quest'altro e comunque sono in macchina mica entro nell'area C! (unica scusa plausibile). Ma si sa ho sposato un milanese (http://www.liuzza.blogspot.it/2014/07/ho-sposato-un-milanese.html).....e non serve aggiungere altro.

Ci ho pensato su qualche minuto e poi mi sono detta: chissene!

Oggi non ho riunioni fuori e posso controllare le mail dal pc, non ho urgenze particolari, se qualcuno dovesse scrivermi su WhatsApp....risponderò stasera e se qualcuno dovesse telefonarmi lo richiamerò domattina.

Ho già detto e scritto che lo smartphone è uno strumento indispensabile di lavoro.....e lo penso davvero.
Ma credo che alla fine anche per il nostro amato smartphone valga la regola che vale per ciascuno di  noi: tutti sono utili ma nessuno è indispensabile, che potrebbe essere così modificatatutto è utile ma nulla (tranne i farmaci salvavita) è indispensabile!

 

sabato 10 gennaio 2015

Marocco mon amour

George ed io eravamo già stati in Marocco nel 2010.
Un viaggio bellissimo perché era il primo dopo un periodo pesante per entrambi (in momenti differenti avevamo avuto problemi di salute). Bellissimo perché eravamo in vacanza con i miei genitori. Bellissimo perché abbiamo conosciuto gli amici della società geografica italiana con cui abbiamo fatto tanti altri viaggi stupendi.

Partire da soli però ogni tanto ci vuole. Soprattutto quando si è molto stanchi e bisogna avere ritmi rilassati e, come direbbero i miei colleghi giuristi, ad personam.

Abbiamo deciso di tornare in Marocco perché ci era rimasto nel cuore e volevamo rivedere Marrakech e le altre città che non avevamo visitato. Il primo viaggio è stato più itinerante e avventuroso, questo un po' più stanziale e da 'turisti'. Ma era quello che volevamo.

Abbiamo trovato una formula ideale. Tour con macchina e autista solo per noi (Said e Yousef ci hanno accompagnato per tutto il viaggio), itinerario scelto da noi con poche visite guidate e tanto tempo libero (ci siamo affidati a www.tourinmarocco.com, un tour operator gestito da una ragazza italiana e un ragazzo marocchino, Erika e Idir, che consiglio a tutti).

Città imperiali e costa atlantica in 10 giorni.

Casablanca, Rabat, Meknes, Fes, Marrakech, Essauira e El Jadida....per poi tornare a Casablanca.

Le città del imperiali, si somigliano tutte anche se ognuna ha la sua particolarità.

Rabat ha una Casbah stupenda che sembra un piccolo villaggio greco con case azzurre e porte di legno uniche. Abbiamo dormito in un riad gestito da giovani universitari in pieno centro ma, per certi versi, decontestualizzato. Lo stile del Marocco ma in chiave moderna. Ci tornerei solo per la loro colazione!

A Meknes e a Fes abbiamo girato la città con guide del luogo. Meknes è a mio avviso la più bella delle città imperiali perché è piccola e raccolta e soprattutto non c'è confusione.

Andando verso Fes ci siamo fermati ad ammirare (il termine non è usato a caso!) l'antica città romana di Volubilis, dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità. Un posto spettacolare!

Arrivati a Marrakech con un passaggio dalle cascate d'Ouzoud, ci siamo presi tre giorni di relax. 
Solo qualche ora con la guida in visita al quartiere ebraico, al palazzo di Bahia e alle tombe Saadiane. Tutti luoghi che non conoscevamo.

Marrakech è bellissima se si evita il suk. Come tutte le città turistiche ha perso un po' di autenticità per lasciare il posto a ragazzi che girano in motorino in mezzo alle persone, a cinture e cappellini di Gucci (li vedono ai turisti e li vogliono!), alla vendita di pochi prodotti veramente artigianali. Insomma sembra in parte finta. Se però si abbandona il suk è una città bellissima e anche elegante. 
Tutta rossa e sempre sotto il sole. Abbiamo camminato a piedi nella città nuova, ci siamo concessi pranzi e cene in oasi di pace e un pomeriggio all'Hammam con aperitivo a seguire.

Ma la vera scoperta è stata Essauoira. È una città piccola e meravigliosa sul mare. La Medina è piena di negozi di artigianato vero. Uno per tutti Histoire de filles - https://www.facebook.com/histoiredefille - gestito da sole donne che vendono prodotti Made in Marocco ma neanche un paio di ciabattine:-)
Passeggiando nella Medina si trovano anche ristoranti con arredamento Vintage gestiti da giovani ragazzi (eh sì sono i giovani a rischiare abbandonando la tradizione o meglio rivivendola in chiave contemporanea), gallerie d'arte, atelier di cucina, crêpes alla Nutella.....e poi se ci si allontana un po' si arriva al porto che sembra un villaggio di pescatori. Insomma un piccolo paradiso in Marocco.

Infine il rientro a Casablanca. Qui vorrei spezzare una lancia. Tutti dicono che il Marocco sono le città imperiali o il deserto. Che Casablanca, a parte la Moschea (che in effetti è solo grande!), non ha nulla da vedere. Secondo me Casablanca è una città bella, piena dì potenzialità, che infatti stanno iniziando ad emergere, e diversa dalle altre. Certo la Medina non è paragonabile alle altre ma la città è altro. È il porto e lo sviluppo economico, è l'arte e la cultura. È troppo trafficata questo è vero ma forse è un segno del fermento.

Siamo appena tornati....neanche troppo stanchi, e stamattina abbiamo fatto colazione con il tea.

Qualche annotazione....

In questo periodo dell'anno in Marocco c'è freddo. Gli interni non sono sempre riscaldati bene e appena tramonta il sole la temperatura si abbassa in un attimo. 

In Marocco c'è un ottimo pane, il cibo è genuino e privo di grassi (un po' ripetitivo ma molto sano), si beve tea alla menta e spremuta d'arancia. Si respira un'aria colorata, profumata e rumorosa.

Ogni città, anche la più piccola si distingue per il colore dei taxi....ne ho visti anche color celeste e verde acqua perché le città sono tante!

Quando torno dai viaggi non mi interessa di ricordare di quel museo o di quel monumento....se viaggiassi per quello mi basterebbe leggere un libro. Mi rimangono i ricordi e le sensazioni.
La sensazione è stata quella di essere un po' fuori dal tempo. In Marocco pochi parlano inglese, le tradizioni sono molto radicate, i negozi sembrano i nostri degli anni 60 e 70 (tranne le eccezioni di cui ho detto), la carta di credito non è diffusa (anche se come tutti i paesi in via di sviluppo è pieno di banche). Tra una città e l'altra si attraversano villaggi la cui strada principale è un mercato, si incontrano asini, mucche e greggi di pecore, bambini che giocano per strada. 
Sembra tutto fermo ma a pochi km il mondo sta cambiando.








sabato 3 gennaio 2015

I bambini ci guardano.....

La mia amica Fede ha condiviso un video su Facebook proprio il giorno di capodanno.
The eyes of a child.....bellissimo!

Bambini e genitori vengono invitati ad una prova: separati da un pannello dovranno guardare uno schermo e imitare le facce strane che si vedono.


I bambini sono stupendi e disarmanti. 

Ho notato subito però che i protagonisti del video sono bambini piccoli e sono certa che se fossero stati più grandi sarebbero stati meno spontanei. Avrebbero finito ahimè per somigliare ai loro genitori.

Tempo fa circolava - sempre su FaceBook - un video sull'amore omosessuale visto dai bambini. Tutti hanno dato risposte sorprendenti per la loro spontaneità, ma c'è stato anche il figlio di un cretino che ha risposto: 'mio padre dice che sono malati'.

I bambini ci ascoltano, stiamo attenti a cosa diciamo e a come ci esprimiamo in loro presenza.
I bambini ci imitano....proviamo ogni tanto ad imitare loro.
Sono molto più saggi di noi!