martedì 30 ottobre 2012

pensierando....

In effetti sono stata io a chiederlo. Ho chiesto alle mie amiche di commentare il blog e di dare spunti. E loro lo hanno fatto.

Pensieri sull'amore, sulla vita in genere che sebbene apparentemente diversi hanno una radice comune.
Ecco il primo:
"Tornando alle nostre conversazioni perché non scrivi un blog sul fatto che poiché la regola è che gli uomini fuggono dopo, se fuggono prima un problema devono avercelo, soprattutto se non si relazionano  con un cesso o con una strafiga (che potrebbe intimidire), ma con una donna mediamente carina ma intelligente!!"

Qui devo fare una precisazione e spezzare una lancia. La persona che scrive non è un c... ed è più che mediamente intelligente. La lancia la voglio spezzare a favore degli uomini ai quali ahimè diamo troppa importanza, li riteniamo capaci di pensieri e macchinazioni profonde. Gli uomini invece, a differenza di noi, sono semplici e lineari (il che, inizio a pensare, non è sempre un difetto). Se non gli piaci, e questo può accadere anche se dall'altra parte c'è la suddetta strafiga o persona con intelligenza superiore alla media, non gli piaci e basta. Siamo noi che in fondo se qualcuno ci corteggia magari proviamo a farcelo piacere comunque. Lo trattiamo male salvo poi pentircene se smette di cercarci…ecc. Gli uomini no. Ti conoscono (ovviamente mi riferisco a quelle occasioni di conoscenza che possono sfociare in altro) e decidono quasi subito se vogliono conoscerti meglio.  
Non è detto quindi che abbiano un problema, hanno solo poca voglia di cimentarsi a conoscerci meglio…forse per il semplice fatto che non gli siamo piaciute, perché sono pigri, perché il tran tran a cui si è abituati e comodo e ci si rinuncia (superata la trentina) solo se scatta qualcosa. Come dissi una volta ad un mio amico che diceva "che ci posso fare se non sono pronto?" non sei pronto perché non c'è stata ancora qualcuna che ti ha fatto sbarellare. Quando arriverà sarai pronto. Semplice e lineare…come gli uomini.

Altro pensiero: "a un certo punto bisogna fermarsi e aspettare..tanto le cose capitano lo stesso e, a volte, sono molto meglio di quelle che stavamo cercando affannosamente".
Niente di più vero, dico io e aggiungo che Jonh Lennon diceva che la vita è quello che ti capita mentre stai facendo altri progetti.
Non bisogna vivere programmando tutto perché tanto le cose brutte o belle che siano alla fine capitano e quella è la vita vera, quella che dobbiamo affrontare senza avere la soluzione pronta. Questo non vuol dire vivere passivamente perché tanto le cose capitano, vuol dire non affannarsi alla ricerca disperata di qualcosa di diverso da quello che si ha, vuol dire godersi la vita momento per momento e ogni tanto fermarsi a riflettere …alla fine potrebbe venirne fuori che quello che si è costruito non è poi così male!

Ed infine: può l’amore, che per definizione è irrazionalità e magia, essere vissuto a priori, a tempo determinato? Non è un controsenso? Oppure il controsenso è proprio quello di riporre sempre delle aspettative nell’altro? (“……L’amore lo prenderei a morsi, senza appesantirlo con la costruzione di qualcosa di durevole. Smetterei di inseguire l’impossibile e mi innamorerei a tempo determinato, come tutti, cavalcando le emozioni fin quando resistono, per poi staccarmene senza rimpianti perché nessuna storia può durare per sempre”, M. Gramellini, L'ultima riga delle favole).

Non credo che l'amore si possa vivere a tempo determinato come non si può programmare quando e di chi innamorarsi (chi lo fa non segue il cuore ma altri percorsi più razionali di certo ma meno emozionanti). Quello che però credo e che la stessa esperienza (come il dolore per un amore finito) vissuta a diverse età, e quindi  con una diversa esperienza emotiva, provoca reazioni diverse. E allora mentre se siamo adolescenti soffriamo da morire per un amore finito ma poi, come Vic nel Tempo delle mele, ci basta girarci dall'altra parte per vedere un ragazzo ancora più carino, da adulti soffriamo magari anche di più ma siamo in grado di controllare e gestire il dolore e se questo dolore si è presentato più volte e in varie forme allora diventiamo anche più cinici e disincantati. Perché, come diceva mia nonna, solo alla morte non c'è rimedio per il tutto il resto una soluzione c'è sempre basta volerla trovare…

E allora per tirare le fila penso che l'amore prima o poi arriva basta aspettarlo e viverlo senza farsi troppe domande.

venerdì 26 ottobre 2012

Per chi tifiamo...Elaine o Mrs Robinson?

Una volta al mese organizziamo la cineserata. La mia amica Sabrina ha avuto l'idea e mette a disposizione la casa, George propone il film (e lo porta) e io porto la cena (da mangiare rigorosamente davanti alla TV). Se si unisce un quarto spettatore sarà solo ospite e potrà ovviamente partecipare al breve dibattito conclusivo.

Ieri abbiamo visto Il Laureato (1967, regia di Mike Nichols) con una giovanissimo Dustin Hoffman e una bellissima Anne Bancroft.

George era indignato quando ha saputo che noi (Sabri ed io) non l'avevamo mai visto!

A parte la storia che forse oggi non farebbe più scalpore (anche se non ne sono cosi sicura perché la donna che seduce un uomo più giovane fa ancora notizia) mi hanno fatto riflettere la semplicità della sceneggiatura, l'attualità dei costumi (oggi ci vestiamo come negli anni 60/70!), la bellezza della colonna sonora (Simon and Garfunkel in stato di grazia!). Oggi forse solo in Francia si riescono a fare film così semplici ma così pieni di contenuti.

E che dire della storia?

Cosa spinge una donna bella e annoiata a sedurre un ragazzino bruttarello e inizialmente riluttante? La noia? o forse il desiderio di sentirsi ancora giovane e bella (cosa che peraltro lei era perchè non film dice di avere il doppio degli anni di lui quindi meno di cinquant'anni!)?

E Elaine che - nonostante tutto - alla fine lo segue (alzi la mano chi non ha mai sognato una scena d'amore come quella della fuga dalla chiesa!!)? Lo fa perchè lo ama o perchè anche lei è in competizione con la madre?

E lui, a parte l'Alfa Romeo, cosa vuole dalla vita?...forse solo una donna con cui poter parlare.

La mia scena preferita è l'ultima: loro fuggono insieme e non si baciano nè si abbracciano, ma si siedono sul pulmann, stanchi come dopo la fine di una lunga battaglia, e sono felici. Felici per il solo fatto di essere insieme.

Una mia collega sostiene (secondo me a ragione) che noi donne una volta avremmo fatto il tifo per Elaine ma oggi, senza dubbio, tifiamo per Mrs Robinson...


mercoledì 24 ottobre 2012

sabato e domenica al club di Luca....



La mia passione per Luca Barbarossa nasce da lontano e non ha una spiegazione. Mi piace e basta. Non posso dire che mi piace come persona per il semplice fatto che non lo conosco, né che le sue canzoni siano tra le mie preferite (anche se ho parecchi suoi CD e me ne piacciono tante). Mi piace perché credo sia bravo, serio e che ami il suo lavoro. Me lo immagino fare una vita normale dedita ad un lavoro sul quale non si è adagiato e che ha sempre fatto con impegno e dedizione.
Capita no? E a me da sempre è capitato che se sentivo una sua canzone mi fermavo ad ascoltare, se leggevo di lui mi soffermavo su quello che c'era scritto e se lo vedevo in televisione di certo non cambiavo canale. Una volta l'ho addirittura incontrato (più di 15 anni fa) in un ristorante a Milano e - come se lo conoscessi - mi sono fermata e gli ho sorriso. Lui - probabilmente perché educato - ha ricambiato. La mia amica Claudia mi ha preso in giro per una vita ...

Da quando sto con George ho imparato ad ascoltare la Radio. In casa nostra ne abbiamo una in ogni stanza e ascoltiamo Radio 2: la mattina presto, nel fine settimana e qualche volta anche la sera.

Ovviamente anche la radio in macchina è sintonizzata su Radio 2.
Anni fa una sera mentre tornavo a casa l'ho sentito proprio su Radio 2, non ricordo se era ospite o era un suo programma ma mi ha fatto piacere ritrovarlo. Da lì ho ripreso a seguirlo in radio e a teatro: ho visto uno spettacolo con Neri Marcorè divertentissimo (Attenti a quei due) e poi - recentemente - un concerto con tutti i suoi successi al teatro Manzoni di Milano con tanti ospiti tra cui anche Enrico Ruggeri.

Ormai da qualche anno, il sabato e la domenica mattina conduce un programma (ovviamente!) su Radio 2. È un club musicale dove si canta dal vivo. Gli ospiti sono tanti, cantano da soli o con lui e, secondo me, si divertono. A volte ci sono anche scrittori o attori ma la musica dal vivo è il cuore del programma. Il sabato non sempre riesco ad ascoltarlo (il sabato mattina dovrebbe durare 10h per tutte le cose che sia hanno da fare) ma la domenica mentre cucino o faccio qualcosa in casa è un Must. Hanno parlato di libri che poi ho letto, di album che poi ho acquistato, di concerti che poi ho visto. Insomma mi piace e mi rilassa perché e musica e pensiero...

ps so che Luca conduce o ha condotto un programma in TV la sera tardi ma il mio ritmo biologico non me lo consente. Giada dice che vado a letto con le galline

ps 1 una delle sue canzoni che preferisco si intitola 'le cose da salvare'. Adesso però quando la ascolto non posso non pensare a quando dice che tra le cose da salvare c'è Benigni che prende in braccio Berlinguer ma poi - molti anni dopo - Benigni ha preso in braccio Mastella ....

ps 2 il programma del weekend è condotto anche da Virginia Raffaele e Andrea Perroni. Non li ho nominati perchè questo post è dedicato a Luca...

lunedì 22 ottobre 2012

E se avessimo solo due Jeans?

Ieri sera ho letto un articolo di Francesco Piccolo* su La Lettura (l'inserto cultura del Corriere della Sera) che mi ha fatto riflettere.

Raccontava che a causa di un trasloco ha dovuto abitare per un certo periodo in un monolocale nel quale entravano lui e la sua famiglia ma non le loro cose. Ha dovuto quindi affittare uno di quei box (tipo casaforte, easybox, ecc.) dislocati solitamente nelle periferie o zone industriali delle città e che pare abbiano una clientela molto varia. Oltre al caso del trasloco e quindi dell'uso temporaneo, immagino che li usino le persone che cambiano casa per trasferirsi in una più piccola, che non hanno la cantina, quelli che lavorano all'aperto (tipo mercati o fiere) e hanno bisogno di un luogo nel quale custodire la merce.
Francesco Piccolo racconta di avere visto una donna (probabilmente vittima di shopping compulsivo) che entrava con i sacchetti dello shopping e ne usciva a mani vuote!

Comunque Francesco Piccolo si è trovato in un monolocale con un libro, quattro camicie e due pantaloni (immagino che avesse anche la biancheria intima ma nell'articolo non ne ha fatto cenno:-) e di essersi, alla fine, adattato a questo stato di cose.

Eliminare il superfluo, avere poche cose, vivere in ambienti minimalisti e ordinati (il "decluttering" che significa togliere quello che ingombra è una teoria di derivazione anglosassone che, nata con lo scopo di creare ordine esteriore, se bene applicata sembra possa aiutare anche a realizzare un ordine interiore!) è una cosa a cui ultimamente penso spesso.
Sarà la stanchezza, sarà l'età ma mi accorgo sempre più spesso di quanto la sera pur volendo rilassarmi, sdraiarmi, leggere un libro (o anche scrivere per il blog) non ci riesco perché c'è sempre qualcosa da ordinare, i vestiti da controllare (questo è da lavare, qui manca un bottone, quest'altro lo devo portare in tintoria), la borsa della palestra da preparare, i vestiti per il giorno dopo (io generalmente li preparo la sera). Insomma mi viene una certa ansia, come se stessi facendo una corsa vedessi il traguardo ma non riuscissi a raggiungerlo...

Chissà ...se avessi meno cose forse dovrei sistemare anche quelle o forse no.  Forse potrei stare in meno spazio, spenderei meno, non lo so e non credo si debba arrivare a simili eccessi: una casa contiene cose ma anche persone ed avere spazio per se e per gli amici mi piace molto. Però se iniziassimo ad essere più distaccati dalle cose, a comprare solo quello che ci serve davvero, a non accumulare, ad utilizzare le cose che abbiamo fino a quando non sono davvero inservibili o distrutte, forse ci sentiremmo più leggeri e la sera potremmo andare a letto prima.

* Francesco Piccolo è uno scrittore e sceneggiatore. Io ho letto solo "Momenti di trascurabile felicità" (Einaudi, 2010)...piccole perle di saggezza che ci fanno sentire umani, normali e in buona compagnia («Entro in un negozio di scarpe, perché ho visto delle scarpe che mi piacciono in vetrina. Le indico alla commessa, dico il mio numero, 46. Lei torna e dice: mi dispiace, non abbiamo il suo numero. Poi aggiunge sempre: abbiamo il 41. E mi guarda, in silenzio, perché vuole una risposta. E io, una volta sola, vorrei dire: e va bene, mi dia il 41») 

giovedì 18 ottobre 2012

la morale è sempre quella?

da parecchio tempo ormai si parla di mangiare sano e bene, di consumare solo prodotti biologici la cui provenienza sia certa e garantita. Dopo la mucca pazza e l'aviaria sono aumentati i controlli nelle aziende produttrici.
Inoltre impazzano diete di ogni tipo, l'olio non si compra più al supermercato ma nel frantoio dell'amico (o amico dell'amico) rigorosamente pugliese. Ci sono dei supermercati che mettono a disposizione dei clienti le galline così da avere uova fresche ogni giorno.... insomma sono cambiate le abitudini alimentari sia in termini di quantità (chi mangia più il primo, il secondo e la frutta o il dolce durante un pasto normale?), sia in termini di qualità.
Ogni prodotto poi contiene l'elenco dettagliato dei componenti, le eventuali tracce di frutta secca (per le allergie) e il numero di calorie (attenti tutti perchè le calorie del kinder bueno si riferiscono ad una sola baretta non all'intera confezione!!!)

Ciò detto mi chiedo se sia mai possibile che una madre impegnata quanto si vuole, sempre di corsa quanto si vuole, non riesca a dare ai propri figli altra merenda se non le patatine? Ma le patatine, come tutte le merendine confezionate (inclusa ahimè la tanto amata girella) non dovrebbero essere bandite da ogni dispensa e rappresentare soltanto un momento di festa? ..in effetti una festa senza patatine potrebbe essere triste:-)

Non sarebbe meglio - in un periodo in cui si cerca in tutti i modi di bandire i conservanti e i coloranti - tornare al tanto amato panino con il prosciutto? A casa in Sicilia si faceva merenda con il panino con il pomodoro, non a fette ma spalmato (più correttamente strisciato) sul panino accompagnato da un filo d'olio, un pizzico di sale e origano. Semplicemente stupendo!

Proviamo ogni tanto ad osservare i carelli al supermercato e li vedremo pieni di coca cola, pizze surgelate e montagne di merendine confezionate. A parte il fatto che in tempi di crisi non sarebbe male riflettere sul fatto che un panino con il prosciutto costa meno anche della più economica merendina, bisogna ricordare che l'obesità infantile è un fenomeno sempre in crescita anche in italia e che, alla lunga, i conservanti, gli additivi e i grassi presenti in taluni prodotti confezionati possono portare gravi conseguenze al fegato.

Manca il tempo? no, non ci credo...è solo pigrizia quella pigrizia che ci fa buttare dentro il carrello di tutto e di più e che ci fa considerare molto più comodo dare una merenda di sicuro gradita, ma per niente nutriente (come le patatine), senza dover combattere per dare ai figli delle sane abitudini alimentari. Ma non senpre la scelta più comoda è anche la più sana...

ps ho pensato a questo post domenica in treno quando davanti a me due meravigliosi bambini sgranocchiavano patatine (tirate fuori dalla borsa della madre) e con le mani unte si pulivano sui jeans!



lunedì 15 ottobre 2012

robocop

sono stata al cinema a vedere "una storia di ruggine e ossa" con Marion Cotillard che mi piace moltissimo (consiglio un'altro film - sempre con lei come protagonosta - che sebbene sia di due anni fa è uscito nella sale in Italia la scorsa primavera, Piccole bugie tra amici. Dedicherò anche a questo un post).

E' la storia di una giovane donna che a causa di un incidente sul lavoro (addestratrice di orche: mai avevo pensato che fosse un lavoro tanto pericoloso) perde entrambe le gambe.
Dapprima non riesce ad accettare la situazione, si isola e si abbrutisce ma poi anche grazie all'aiuto casuale di un uomo, anche lui in una situazione personale molto difficile, riacquista la voglia di vivere e una sicurezza e una forza che prima non aveva.

Arrivano le protesi e lei riprende a camminare ed è affascinante vedere il contrasto tra il suo splendido volto e le protesi (che spesso lascia in vista). Lei ne sembra quasi fiera e chi le sta intorno la guarda con rispetto e ammirazione!

Il film è molto crudo, si vedono spessissimo le sue gambe monche (ho letto che lei indossava dei calzettoni scuri e poi il resto lo ha fatto il computer) e mi ha fatto molto riflettere.

Ho pensato che la vita dà a tutti - sempre - una seconda occasione che forse è anche meglio della prima.

Da bambine più o meno tutte avevamo forse un unico sogno: matrimonio, figli e casetta nella prateria. E anche chi voleva fare l'esploratore o lo scenziato oggi non si trova nè in africa nè dietro ad un microscopio!

Voglio dire che le cose quasi mai vanno come le avevamo programmate ma è in questo QUASI MAI che c'è l'essenza di tutto. Chi l'ha detto che la vita che sognavamo sarebbe stata quella giusta? Che non sia meglio invece la realtà, a volte dura (e anche durissima) che la vita VERA ci ha riservato.

La protagonista del film, a parte lavorare (un lavoro che amavava e che le manca nonostante l'incidente), era abbastanza scombinata: aveva una storia d'amore che si trascinava e in fondo era infelice.

Solo dopo si accorge di quanto sia grande e imporatnte il dono della vita, un dono che non va sprecato e che va goduto fino in fondo anche nelle difficoltà. Ed proprio una difficoltà (perdere le gambe è molto più di una difficoltà) che le fa amare la vita di nuovo.

Ho letto qualche critica negativa perchè alla fine arriva il lieto fine. Ma a me è piaciuto, non l'ho trovato poi così scontato; e se alla fine trionfa l'amore che male c'è? Vive l'amour


ps nel film si ride anche e lui - per prenderla in giro - la chiama robocop

domenica 7 ottobre 2012

ricci e capricci

"Quanti capelli che hai, non si riesce a contare
sposta la bottiglia e lasciami guardare
se di tanti capelli, ci si può fidare".


Così cantava Lucio Dalla (Cara) e stamattina ascoltando questa canzone alla radio ho pensato al numero infinito di volte in cui mi sono sentita dire: ma quanti capelli che hai!!
Scherzando ho sempre detto che prima o poi avrei trovato un parrucchiere che mi avrebbe fatto pagare il supplemento quantità dei capelli!!.

C'è stato però un momento ormai passato in cui di capelli non avevo più. Una giovane dottoressa mi aveva detto che sarebbero caduti 15 giorni dopo la prima terapia, George sosteneva che non sempre cadono e che ad un suo amico non era successo. Abbiamo chiesto al medico e ci ha detto: cadono, al 100%.

E' così è stato: una mattina ero da un cliente e mi è rimasta una ciocca in mano, il sabato dopo sono andata a tagliarli corti, corti e mi sono comprata tanti cappellini e foulards. Era un sabato pomeriggio e da sola a Milano ho fatto i miei acquisti. A tutti dicevo per quale motivo mi servivano. Ed è stato bellissimo perchè tutti hanno trovato qualcosa che faceva al mio caso. Poi quando anche i pochi capelli corti mi hanno abbandonato il mio parrucchiere non ci ha pensato due volte e, con la mia autorizzazione, ha dato un bel colpo di rasoio elettrico. Ho indossato i foulards che avevo comprato, un mascara resistente all'acqua e alle lacrime e sono andata avanti fino a quando a poco a poco i capelli non sono ricresciuti.

Adesso sono passati degli anni e sono felicissima di avere una testa piena di capelli ricci...anche prima li avevo mossi, crespi e probabilmente ricci ma forse non erano così belli o forse io non lo sapevo perchè stupidamente andavavo dal parrucchiere tutte le settimane e tutte le settimane (a volte anche più spesso) mi facevo fare una messa in piega liscia.
Ma perchè dico io...perchè dobbiamo desiderare di essere diverse da come siamo. I capelli naturali, ovviamente tenuti in ordine, fanno parte di noi, come la forma del naso o il taglio degli occhi. Qualcuno si rifà anche il naso..è vero ma sono senz'altro pochi in confronto a quelli (quelle, in realtà) che decidono a tutti i costi di cambiare il corso naturale dei loro capelli.

Ho sempre pensato e lo penso ancora che i capelli lisci siano più eleganti dei ricci....ma le ricce sono simpatiche e pazienza se Domenico Modugno diceva...la donna riccia non la voglio no perchè ogni riccio è un capriccio!! 

giovedì 4 ottobre 2012

match point



È vero non scrivo da qualche giorno ma ho una valida giustificazione: sono stata letteralmente rapita e affascinata dalla lettura di un romanzo ...ops di un libro (questo effetto forse dovrebbero farlo tutti i libri ma invece non è cosi; non sempre siamo ripagati dai libri con lo stesso trasporto con cui ci dedichiamo a leggerli).

È la biografia di Andre Agassi - Open. L'ho definito romanzo e mai lapsus è stato più azzeccato!

Non ho mai seguito il tennis anche se è uno sport che mi affascina più di altri e che mi piacerebbe praticare con assiduità. In realtà da qualche tempo ci provo ma purtroppo con poca costanza. E poi il tennis non è uno sport facile e se non si comincia da giovani o addirittura da bambini....Però mi rilassa, mi distrae (Lia pensa solo alla palla dice Fernando, il mio maestro) e dopo mi sento bene.

Ai tempi del liceo avevo un fidanzato che giocava a livello agonistico. Però non accettava le sconfitte, non era sportivo (nel senso metaforico del termine) e aveva una madre che sosteneva che tutti quelli che vincevano con lui erano scorretti (NO COMMENT!!)

L'ho letto un po' per caso. Avevo letto una bella recensione di Daria Bignardi, poi tempo dopo una di Alessandro Piperno ma la pila sul comodino era già alta e non mi decidevo a comprarlo. Lo compro, infine, per regalarlo ad una persona a cui ero certa sarebbe piaciuto il genere ed infetti era vero, tanto che lo aveva già letto. Mi ha detto: tienilo per te. Vedrai che ti piacerà. E cosi è stato. Negli ultimi giorni praticamente non ho fatto né parlato d'altro.
È una storia bella e vera: di confessioni, di debolezze e di sconfitte ma anche di forza d'animo, di onestà, di amicizie che durano una vita e di amore.

I match sono descritti talmente nel dettaglio che ti monta una tensione pazzesca: come se in quel momento ci fosse la partita in diretta e tu non sai ancora come andrà a finire!

Mi è piaciuto tutto ma soprattutto lui, Andre perché è umano e generoso.

Esilaranti i tentativi di avvicinare Steffi Graf che per lungo tempo non se l'è filato proprio, teneri i momenti in cui pensa: gli altri  tennisti hanno vent'anni meno di me e dormono la notte prima del match. Io ci provo a restare a dormire ma i miei bambini vogliono vedere il loro papà e il loro papà vuole vedere loro!

Per qualche recensione 'vera', ecco il link:

http://www.einaudi.it/speciali/Andre-Agassi-Open