giovedì 23 maggio 2013

La vita va vissuta....non combattuta

Ho atteso qualche giorno prima di commentare la scelta di Angelina Jolie, che risultata positiva ad un test genetico dal quale è emersa una possibilità pari all'80% di contrarre un cancro al seno, ha deciso di fare la mastectomia preventiva e di asportare entrambi i seni.
A parte il fatto che la mastectomia non è l'unico intervento che è possibile fare quando viene diagnosticato un tumore al seno; la quadrectomia (che consente di asportare soltanto la parte malata e non tutta la ghiandola) è sempre più diffusa, mi chiedo (senza esprimere pareri o forse sì visto che sono personalmente titolata per farlo) se questa sia prevenzione.
Credo che il test genetico, come tutti gli altri controlli preventivi, siano prevenzione. Non credo nella chirurgia preventiva perché l'intervento chirurgico, lo dice la parola stessa, va fatto quando è necessario intervenire!
E che cosa è la prevenzione? Mutilarsi in via preventiva (un intervento chirurgico anche il più banale comporta dei rischi) o sapere, come già sanno quelli che hanno familiarità con questa o con altre malattie, che bisogna controllarsi più spesso e adottare tutte quelle precauzioni (il cosidetto sano stile di vita) che consentono di ridurre il rischio o comunque di affrontarlo per tempo?
Io tifo per la seconda opzione. 
Tifo per la seconda opzione perché credo che la paura di ammalarsi sia più grave della malattia stessa (oggi può essere il tumore al seno, domani un'altra patologia), la paura è irrazionalità, è nemica della serenità e la si combatte solo se la si affronta non se si elimina il problema, perché c'è ne sarà un altro in agguato.
Tifo per la seconda opzione perché credo che guarire è possibile e che è una prova a cui la vita (il destino) ci chiede di sottoporci non di sottrarci. Quando accade ci si chiede perché ma poi si comprende che se è accaduto un motivo ci sarà e si trova la forza e il coraggio di combattere e, sempre più spesso, si vince. Chi rifugge il pericolo, chi ha paura di affrontare la vita (perché in una vita accadono cose belle e cose brutte e l'esperienza della malattie rientra tra le cose brutte che poi diventano belle) ha vinto solo momentaneamente ma alla lunga è destinato a perdere. 

Solo in amore vince chi fugge, tutto il resto deve essere affrontato.

Il mio è un punto di vista di pancia, quello qui sotto è più scientifico e lo trovo condivisibile.

lunedì 13 maggio 2013

Che noia!

Qualche mattina fa mi trovavo in corso magenta in attesa del tram e ho osservato un bambino, neanche piccolissimo (avrà avuto 7/8 anni) che continuava a dire alla mamma: ma quando passa il tram? Nei 3 minuti che abbiamo atteso lo avrà detto 10 volte (peraltro gli sarebbe bastato alzare lo sguardo e guardare il display). Ad un certo punto ha anche aggiunto: mi sto annoiando.
Come dice la mia amica Barbara, non siamo più abituati ad aspettare. Le code che prima erano parte della nostra vita adesso sono diventate una rarità e comunque ci infastidiscono. Stando in coda invece, ci si può guardare intorno, si può pensare.
Nei bambini poi l'attesa e il far niente sono diventati dei momenti talmente rari da essere considerati noiosi anche se durano 3 minuti.
I bambini di oggi non sanno cosa sia stare un pomeriggio in casa e inventarsi qualcosa. Hanno una vita talmente piena da fare invidia all'agenda di Barack Obama. La mattina si va scuola, poi c'è lo sport, poi le lingue, lo strumento musicale e poi ovviamente i compiti. E il tempo per non fare nulla? Per creare, inventare e sviluppare la fantasia? I bambini di una volta avevano l'amico immaginario, inventavano storie e giocavano con poco. 
È stato dimostrato che spesso negli adolescenti l'uso di droghe o di sostanze eccitanti è collegato proprio al fatto che quando i genitori mollano un po' la presa e smettono di organizzare la vita dei figli, che ormai sono cresciuti, i ragazzi non sapendo come impegnare il tempo e non essendo capaci di organizzarsi da soli o di inventarsi qualcosa, si stordiscono. Si stordiscono per colmare un vuoto che non sono stati educati a gestire.
Una mia collega ha istituito il pomeriggio della noia durante il quale lei e i suoi bambini non fanno nulla di organizzato ma si limitano a far passare il tempo anche a costo di annoiarsi.

D'altra parte se si dice 'dolce' far niente un motivo ci sarà?

mercoledì 8 maggio 2013

Il pesce piccolo...

A volte mangia il pesce grande!

Stamattina ho letto sul Sole 24ore che Calze Donia acquisterà La Perla. Sulle prima ho pensato (per un riflesso condizionato in base al quale il più famoso è anche il più ricco) che La Perla avrebbe acquistato Calze Donia e mi sono chiesta perché Calze Donia che è un marchio che va bene (fateci caso: sono gli unici negozi sempre pieni!) fosse stato messo in vendita. Poi ho letto meglio. La Perla è in crisi e Calze Donia ha proposto di rilevarla per coprire una fascia di mercato che in effetti le manca, quella alta o del lusso.
E perché La Perla è in crisi? Ovviamente non lo so ma posso immaginare che in periodi di crisi si taglia il superfluo e la biancheria intima firmata lo è di certo più di altro. Anche l'abbigliamento e i beni voluttuari sono in crisi ma la biancheria intima, come le calze, fa parte di quelle cose che sono davvero un di più soprattutto in periodi in cui fioccano i negozi come Intimissimi (sempre del gruppo Calze Donia) che hanno cose carine, di qualità e molto più abbordabili. 
Non dico che ci si debba vestire bene perché il vestito si vede, mentre non si deve stare attenti alla biancheria intima perché quella invece non si vede. A parte il fatto che non è sempre detto che sia così;-) questo potrebbe voler dire che si è sciatti e non curati (tanto appunto non si vede!). 
E invece no, non è così, solo si pensa che tra una mutandina di pizzo e una camicia forse è più gratificante investire nella seconda. Perché una mutandina o un paio di collant sempre quelli sono mentre un capo di abbigliamento può essere unico, può dare valore aggiunto.
Poi credo che La Perla abbia ampliato la sua offerta dirigendosi verso una clientela che non corrisponde più al target iniziale. 
In genere le cose belle e raffinate soprattutto se molto belle, raffinate e non vistose (una mutandina di pizzo non dovrebbe esserlo per definizione) interessano una fascia di mercato alta coperta anche da signore di una certa età e non solo da giovani magrissime e alla moda.
La biancheria intima firmata o comunque pregiata è come la borsa di coccodrillo. Non è importante che si veda il marchio perché è oltre l'apparenza.
Ora questo target non si comprerebbe mai un vestito fasciato bianco, troppo alla moda, troppo stretto, troppo scollato, ecc. 
La Perla invece ha creato, per quel poco che ho visto, una linea di abbigliamento diretta ad un pubblico di giovani modaiole.

E accade così che il marchio di massa, che ha investito in comunicazione, pubblicità, rapporto qualità prezzo si trova a salvare il marchio un po' altezzoso e distante; provate ad entrare in entrambi i negozi e vedrete una differenza abissale anche nelle commesse: semplici, sorridenti e disponibili le prime, altezzose e distaccate le altre.

Volare basso in tempi di crisi è una risorsa da non sprecare.




domenica 5 maggio 2013

Ma perché?

Ma perché ci sono donne belle e intelligenti, realizzate sul lavoro, economicamente indipendenti e colte che cercano il principe azzurro?
Non lo so se la vita sia più bella in due o da soli. Ma credo non sia questo il punto.
È senz'altro vero che l'amore è una componente fondamentale (e principale) dell'esistenza di ciascuno e che, se sia ama qualcuno veramente, è bello e giusto investire in quell'amore e pensare di volerlo fare per tutta la vita.
Tutto giustissimo.
Questo però vuol dire incontrare una persona al momento giusto. Una volta una persona che stimo molto mi disse: l'amore è un passaggio. Non esiste qualcuno a cui siamo destinati ma esiste qualcuno che passa nella nostra vita proprio nel momento in cui siamo pronti ad accoglierlo e viceversa. Mi piace molto perché in questo c'è la spiegazione del perché tante storie neanche iniziano o altre finiscono troppo in fretta. Perché in quel momento o periodo i soggetti coinvolti non stanno guardando nella stessa direzione e non stanno cercando nell'altro o in un ipotetico altro quello che l'altro in carne ossa può e vuole dare.
Tornando al punto io credo che se una cosa non è accaduta è perché noi stessi non abbiamo voluto che accadesse.
Traduzione per le donne di cui sopra. Se il principe azzurro non è arrivato, se ci troviamo belle, indipendenti e colte ma non sposate, non soltanto non è un dramma ma è anche una scelta, magari inconsapevole ma è una scelta. Se andiamo a cercare nei meandri della nostra memoria di vita vissuta troveremo senz'altro quell'esperienza che è andata in un modo anziché in un altro e capiremo anche che dietro quel modo (quello in cui è andata) c'è il nostro zampino.
Tutto questo deve essere vissuto come una conquista perché ogni cosa che è frutto di una scelta è una conquista e non deve e non può essere sprecato dietro uomini sposati, che non hanno nessuna intenzione di separarsi e che spesso fanno promesse non richieste per il solo e sadico gusto di sentirsi adorati e adulati.
Julia Roberts in Pretty Woman disse che lei Richard Gere lo usava solo per il sesso. Brava!
Se si decide, per qualsiasi ragione, di volersi accompagnare ad un uomo sposato bisogna sapere che è lui fortunato a stare in nostra compagnia e non viceversa, non bisogna aspettarsi né chiedere nulla, non bisogna pensare a quella - eccezione che conferma la regola - amica dell'amica che è riuscita a farlo separare (probabilmente si sarebbe separato lo stesso) e adesso vive con lui. Può succedere per carità ma non è la regola.
La regola è invece che tutte ci cascano come pere cotte pur essendo bravissime a dispensare consigli alle amiche quando non è il loro turno.
Ci sono miliardi di uomini non sposati che si possono usare per il sesso e anche per molto altro ma se proprio si decide di seguire l'istinto (masochista) e di sceglierne uno impegnato, bisogna sapere che c'è un'altra che è passata prima, che la vita è una e non va sprecata a guardare il display di un cellulare.
Ci fa promesse? Deve fare fatti non promesse perché nella vita conta quello che fai non quello che dici!
Ha detto che si separa? Non basta. Lo ha fatto? No.
Forse questo weekend è libero? Noi abbiamo già un impegno.
Forse stasera si libera? È troppo tardi.
Ragazze la vita è una e non è neanche troppo lunga. Non sprechiamola e cerchiamo di amare noi stesse prima degli uomini impegnati.
E soprattutto chiediamoci sempre: ma perché?

Ps George mi ha appena fatto notare che questo tema l'ho già trattato. È vero ma mi andava di ritrattarlo.

giovedì 2 maggio 2013

Viaggio sola...

Ho sentito parlare per la prima volta di questo film, uscito nelle sale da qualche settimana, una domenica mattina alla radio. La regista, Maria Sole Tognazzi, e la protagonista, Margherita Buy, erano ospiti di Luca Barbarossa a Radio Due Social Club.
Mi ha subito incuriosito la storia perché parla di un lavoro (l'ispettore di qualità negli Hotel di lusso) che, come tutti i lavori che a raccontarli sembrano meravigliosi, ha un pesante e concreto rovescio della medaglia. E poi ho subito pensato che la Buy fosse perfetta per quel ruolo.
È la storia di una donna quarantenne single che viaggia in lungo e in largo soggiornando in lussuosissimi hotel per verificare se le cinque stelle***** che espongono le meritano davvero.
È un lavoro fatto in solitudine ed in incognito apparendo chi non si è.
La protagonista, che normalmente veste in jeans e stivali, sfoggia eleganti mise e tacchi alti per apparire la cliente giusta al posto giusto e non dare nell'occhio al personale dell'hotel.
Lavoro a parte, la vita di Irene/Margherita sembra piuttosto vuota: pochi amici e una sorella, poca vita sempre quella (direbbe Lucio Dalla).
Il cliché è sempre lo stesso. Chi le sta accanto, come la sorella, si chiede cosa ne sarà di lei quando sarà costretta ad invecchiare da sola, perché non preferisca una vita normale, ecc.
Ma qual è una vita normale? Dove è scritto che la vita è quella della pubblicità delle calze donia: nascita, crescita, laurea, matrimonio, figli?
Come ha scritto la regista del film, la popolazione dei single, di ritorno o per scelta, è in aumento. E non è un caso. Le donne sono sempre più indipendenti e sicure di sé e il matrimonio non è più una scelta obbligata. E soprattutto, questo è il messaggio che ho colto dal film, si è felici o sereni se si sta bene con se stessi. E spesso si è più soli in coppia (se il marito gioca perennemente a The Farm! e non solo) che da single!
Unica pecca. Ma perché i single devono mangiare solo surgelati? Ho tantissime amiche single con case deliziose che cucinano benissimo per loro e per gli amici e che per cena intendono cena, magari sul vassoio davanti alla tele (cosa che che adoro fare quando sono sola), ma con cibo cucinato da loro e un buon bicchiere di vino!