giovedì 26 dicembre 2013

La valigia sul letto...

Quella di un lungo viaggio, direbbe Julio. Colui il quale ha procurato danni che ancora si ripercuotono su una generazione di donne apparentemente emancipate, da quando ci ha convinto tutte che sì l'uomo tradisce ma tradisce a metà!
Ma non divaghiamo. La valigia sul letto è la mia. Trattasi di trolley di colore rosso che devo accuratamente riempire per passare 8 giorni di vacanza tra temperature comprese tra 18 e 0 gradi!

Come per il cambio di stagione, la valigia per le vacanze per me è un rito.

Inizio mentalmente giorni prima, butto giù qualche lista, che sistematicamente non rispetto, e poi il giorno prima di partire la preparo. Oggi poi è anche un giorno di festa, fuori piove che Dio la manda (come dicono a Milano) e quindi la valigia proprio non poteva aspettare.

Si inizia individuando un tema o un colore base che dovrà essere presente in tutto il guardaroba. E sì perché se di sta fuori una settimana è meglio portare solo un paio di scarpe, al massimo due, una borsa e, sicuramente, un solo cappotto (per questa volta io ho deciso che il colore base sarà il mio adorato blu! Questo perché lo scorso anno ai saldi ho comprato un loden blu che voglio sfruttare).

Poi si passa con il mettere sul letto tutto quello che si vuole portare. Conviene mettere tutto sul letto e non direttamente in valigia perché solo così si avrà una visione d'insieme e si eviterà di dimenticare qualcosa. Qualcosa andrà poi sicuramente eliminata proprio perché, per questioni di spazio e di praticità (v. sotto), non si può portare tutto.

Senza dimenticare che (i) ogni maglione ha bisogno di una camicia o maglia da mettere sotto; (ii) ogni pantalone ha - quasi sempre - bisogno della sua cintura; e (iii) ogni gonna di un paio di collant in tinta.

Regole base:
- cercare di portare cose che si possono indossare - magari in combinazioni diverse - almeno due volte;
- non portare maglioni troppo pesanti, sia perché ingombrano e sia perché in vacanza si cammina molto e si rischia di avere caldo;
- abbondare in calze e biancheria intima (è vero si possono sempre comprare ma io all'estero,  soprattutto con le taglie, mi confondo);
- sfruttare gli angoli per cinture, foulard, calze, ecc.
- la vacanza non è miniera per cui non bisogna portare cose che non ci piacciono solo perché dobbiamo sfruttarle! Forse se proprio non ci piacciono dobbiamo prendere il coraggio a due mani ed eliminarle.  

Si comincia dal fondo con calze, pigiami e maglioni, poi si mettono i pantaloni e le gonne; meglio piegarle il meno possibile e mettere in mezzo un maglione o qualcosa di morbido, in modo che non si formino pieghe visibili (lo stesso vale per i vestiti). E infine le camicie.
Se si riesce, scarpe di ricambio, ciabatte e cose da bagno  andrebbero messe in un'altra piccola borsa, altrimenti anche per questi vale la regola degli angoli!

Dovrei odiare fare la valigia perché la mia adolescenza è stata caratterizzata da un solo grido: Lia, la valigia! Era papà che pur vivendo a Palermo quattro giorni la settimana ed essendo un viaggiatore sia per lavoro che per passione, le regole di cui sopra non le ha mai volute imparare. E quindi chiedeva aiuto a miss valigia,'68, ovvero la sottoscritta.

Ps dove vado? A casa a Messina e poi qualche giorno a Parigi!

mercoledì 25 dicembre 2013

Il Piccolo Principe

Qualche mese fa ho ricevuto una telefonata da un caro amico di papà, geografo come lui, che mi conosce personalmente perché insieme abbiamo fatto tanti viaggi organizzati dalla Società Geografica Italiana. 

Mi ha chiesto se avevo piacere a partecipare ad un dibattito sul Piccolo Principe che la Società Geografica aveva in mente di organizzare a dicembre di quest'anno che è il 70' anno dalla pubblicazione.

Ho risposto di sì con il solito entusiasmo che mi caratterizza senza avere idea di nulla e soprattutto ponendomi una domanda - che spesso è riaffiorata nel tempo trascorso tra la telefonata e la data dell'incontro - Ma cosa c'entro io?

E invece c'entravo, eccome! Il prof. Salvatori si è ricordato di quando in Albania ho bloccato tutto il gruppo dicendo: non ci muoviamo da qui se non trovo il Piccolo Principe in albanese! L'ho trovato per fortuna in un chiosco di libri usati grazie all'occhio acuto di George che lo ha individuato tra tanti libri usati incomprensibili.

La ricerca del Piccolo Principe è una costante dei miei viaggi e di quelli delle persone che mi vogliono bene. La mia collezione è cominciata per caso, quando mi sono accorta di averne due copie, Italiano e Francese e andando a Londra l'ho comprato anche in Inglese.

Non è una collezione che si basa sull'accumulo e sulla quantità, è una collezione che si basa sui legami. Chi va in vacanza mi pensa e mi porta una copia del Piccolo Principe. Il primo contribuente è in assoluto mio fratello Guido che mi ha anche regalato un saggio di psicologia dal titolo Il piccolo principe che c'è in noi! Segue mio fratello Andrea, che per il compleanno di tanti anni fa mi ha regalato una collezione di edizioni in vari dialetti svedesi. Poi ovviamente papà che  - noblesse oblige - mi ha regalato, tra gli altri, l'edizione in latino e tanti altri ancora che mi piace ricordare qui, scusandomi sin d'ora se ho dimenticato qualcuno!

Michele, che mi ha regalato l'edizione Ungherese.

Francesca che mi ha regalato, ca va sans dire, la versione napoletana e quella giapponese! (Fra ma dove l'hai trovata?)

Alena, che mi ha portato l'edizione Ceca.

Claudietta che ha cercato disperatamente la versione in Bolognese. E l'ha trovata! 

Mariafrancesca che in un periodo difficile della mia vita, mi ha scritto da Istanbul: ce l'hai il Piccolo Principe in turco?  Ed io: no. .....risposta: adesso si!

Paola che si è talmente appassionata alla mia collezione da coinvolgere anche un suo collega che ha dovuto pensare a me pur non conoscendomi.

Giovanni, anche lui li ha chiesti a vari colleghi sparsi per il mondo e credo me ne abbia regalati 3.

Fiorella, che si è ricordata di me in Argentina (Fiore me lo devi consegnare al più presto soprattutto perché sarà un'occasione per vederci).

E poi ci sono io che cerco per prima cosa il Piccolo Principe quando arrivo in un posto nuovo. Trovarlo la scorsa estate a Cuba in una piccola bottega e comprarlo insieme ad una foto del Che con John Lennon che ho regalato a George, è stato bellissimo!

Ecco questo ho raccontato al dibattito. Che il Piccolo Principe pur con tutte le banalità, le frasi usate e abusate, la semplicità, è una storia di legami.

Il Piccolo Principe ha creato un legame con la sua rosa, con la volpe, con il pilota a cui racconta la sua storia e con i personaggi che incontra sui vari pianeti, trovando un particolare in ciascuno di loro.

Per partecipare al dibattito ho dovuto rileggerlo e rileggendolo mi sono commossa tutte le volte che si parla delle stelle. Anch'io ho una mia stella preferita da quando Anto se n'è andata e la guardo tutte le sere, per me è unica e diversa dalle altre e sono certa che anche lei mi sorride. È un legame che resterà per sempre. A lei ho dedicato la mia giornata con i geografi.

C'è sempre qualcuno per cui siamo unici. Ed io lo sono per chi mi vede come la collezionista di edizioni del Piccolo Principe, per tutti coloro che mi pensano quando sono in vacanza e per gli amici della società geografica che mi hanno dato la mia mattinata di celebrità.

Ecco la locandina del dibattito e una foto della mia collezione!

Geografia fantastica - Fantastica geografia

Viaggio nel Piccolo Principe a 70 anni dalla sua pubblicazione tra fantasia, geografia, deserti, pianeti e rose

dibattito con 

Cristiana Lardo, Sandra Leonardi, Fabio Pierangeli e Marcella Schmidt di Friedberg

coordinato da

Lia Campione
lettura da parte di Maurizio Marcelli di brani di Er Principetto, traduzione in romanesco

dell’opera di Antoine de Saint-Exupéry, di cui è Autore 

nell’occasione verrà allestita una mostra di edizioni dell’Opera in varie lingue


sabato 14 dicembre 2013

Ha da passà a nuttata

È la frase più celebre di Eduardo De Filippo e viene spesso usata per dire 'passerà anche questa!'.
Conosco il teatro di Eduardo sin da quando ero bambina grazie a mio padre; anni fa ascoltai alla Radio (radio2) un programma dal titolo 'Alle 8 della sera' che nel corso di circa 20 puntate raccontava la vita privata e artistica di Eduardo. Il programma era tratto da un libro, Vita di Eduardo (Maurizio Giammusso, 2004, ed. Elle U Multimedia, che era anche il narratore alla radio), che comprai subito. 
Pur essendo una biografia è avvincente come un romanzo e, dopo averlo divorato durante una settimana di vacanza ad agosto (è un bel volume di c.ca 700 pag.), ho scritto una lettera di complimenti all'autore che mi ha risposto con una bella email che ancora conservo.
La frase del titolo del blog a me non sembra una frase negativa perché contiene una speranza e non una rassegnazione. Un mio amico di Napoli però mi ha detto che invece a suo modo Eduardo ha fatto male a Napoli perché in quella frase è racchiusa tutta l'atavica pigrizia e rassegnazione partenopea.

Ho ripensato a questo quando ieri, durante uno dei miei soliti viaggi in treno, l'iPod ha trasmesso una delle mie canzoni preferite di Ornella Vanoni, Domani è un altro giorno (versione cantata con Claudio Baglioni, mio mito di bambina). Anche in questa frase potrebbe esserci un'apparente rassegnazione e invece io l'ho sempre vista come una speranza. 
Aspettare che passi, sapere che domani sarà diverso e magari meglio, non vuol dire rassegnarsi anzi vuol dire non crogiolarsi in un momento che è solo di passaggio, vuol dire non piangersi addosso, vuol dire sapere che a tutte noi, come a Ornella, come a Rossella O'Hara e come a tutte quelle che vedono il bicchiere mezzo pieno (o almeno ci provano), la vita riserverà sempre una seconda possibilità.
 
E' uno di quei giorni che 
ti prende la malinconia 
e fino a sera 
non ti lascia più. 
La fede è troppo scossa ormai 
e prego e penso fra di me 
proviamo anche con Dio, 
non si sa mai. 

E non c'è niente di più triste 
in giornate come queste 
che ricordare la felicità! 
Sapendo già che è inutile ripetere, chissà, 
domani è un altro giorno, 
si vedrà! 

E' uno di quei giorni in cui 
rivedo tutta la mia vita 
bilancio che non ho quadrato mai! 
Posso dire di ogni cosa 
che ho fatto a modo mio 
ma con che risultati, 
non saprei! 
E non mi sono servite a niente 
esperienze e delusioni 
e se ho promesso non lo faccio più... 
ho sempre detto in ultimo 
ho perso ancora ma, 
domani è un altro giorno, 
si vedrà! 


E' uno di quei giorni che 
tu non hai conosciuto mai, 
beato te, sì, beato te! 
Io di tutta un'esistenza 
spesa a dare, dare, dare 
non ho salvato niente, 
neanche te! 
Ma nonostante tutto io, 
non rinuncio a credere 
che tu potresti ritornare qui! 
Ma come tanto tempo fa 
io ripeto chi lo sa 
domani è un altro giorno, 
si vedrà! 

E' uno di qui giorni in cui 
rivedo tutta la mia vita 
bilancio che non ho quadrato mai! 
E oggi non mi importa
della stagione morta 
per cui i rimpianti adesso non ne ho più! 

E come tanto tempo fa 
io ripeto chi lo sa 
domani è un altro giorno, si vedrà! 
domani è un altro giorno, si vedrà!


Pensare di aspettare il domani non vuol dire smettere di combattere, vuol dire avere consapevolezza del fatto che forse quella persona o quella determinata situazione non è recuperabile, nè modificabile. E allora perché sprecare tempo, energie e amore (alla fine è sempre colpa dell'amore!) e non pensare invece di investire in qualcosa
 che andrà meglio, in qualcuno che merita di più?
Pensiamoci. Quando siamo stanche, svogliate e avvilite, pensiamo che è solo un momento e che domani è un altro giorno....alle volte funziona. Basta crederci!

E chissà forse anche Eduardo pensava che bastava solo aspettare il domani perché in un modo o nell'altro qualcosa sarebbe cambiato. La sua non è stata una vita di rassegnazione ma di impegno, di solitudine e freddo, di camerini di teatro e di amore....l'amore per il teatro.

Trasformare la passione in lavoro dovrebbe essere concesso a tutti e dovrebbe essere l'obiettivo di tutti. Ma se proprio non ci si riesce...allora questa passione, l'amore e l'interesse per quello che ci piace dobbiamo comunque trovare il tempo per coltivarli. Perché inseguire un uomo che non merita?perché arrabbiarsi al lavoro? perché restare male se qualcuno ci delude?....ci saranno mille uomini meglio di quell'unico scemo sul quale ci siamo incaponite, mille cose da fare fuori dal lavoro e tante persone meravigliose che non ci deluderanno mai!

A proposito di persone meravigliose dedico questo post a quella meraviglia di mio padre che mi ha fatto conoscere il teatro di Eduardo e anche Ornella Vanoni. 


lunedì 9 dicembre 2013

Il Natale quando arriva...arriva

Ieri sera tornando a casa dal cinema, George mi ha fatto notare che il nostro giardino quest'anno non è illuminato. Non ci sono lucine e non ci sono addobbi natalizi. É vero. 
Quest'anno è stato un anno particolarmente impegnativo e il Natale in arrivo per me è solo il segno che finalmente é finito. Troppo pesante, troppo lungo. Tanta stanchezza e altrettanta tristezza.
Se torno indietro con i pensieri ricordo tutte le cose belle che abbiamo fatto: il viaggio a Londra con Giada, Mosca, Istanbul e Cuba. Tanti altri fine settimana piacevoli. Tante meravigliose giornate a Parma per fare visita ad una altrettanto meravigliosa amica (noi andavamo a trovare lei ma vederla faceva un gran bene anche a noi). Tantissime cose interessanti al lavoro. Qualche bella serata a casa con cari amici e tante altre cose piacevoli. Quindi nessun rimpianto e men che mai pentimento (non sono neanche pentita di avere votato ieri per lo sconfittissimonCuperlo!). Però, resta un però. Ho una sensazione di fondo di poco entusiasmo, di malinconia e di tristezza. Forse è solo serenità. Forse è solo che dopo un periodo lungo e intenso mi sto finalmente rilassando. È possibile e ben venga un periodo di sana riflessione e di relax purché non sia apatia. 
Se il mio stato d'animo è questo, altrettanto non può dirsi del resto della popolazione. Ho notato infatti che, negozi a parte (che si sa iniziano a fare Natale già da metà novembre), anche nelle case quest'anno il Natale è arrivato prima. Tantissime persone che conosco hanno addobbato l'alberello già da qualche settimana. 

L'altra mattina il mio maestro di tennis, convinto che anch'io come George sia un'appassionata di auto d'epoca, mi ha raccontato che il mercato dell'auto d'epoca non è in crisi. E lo stesso potrebbe dirsi per i prodotti biologici, per la coltivazione diretta e per le torte fatte in casa.

Sicuramente è a causa della crisi. E credo che se questo è uno degli effetti è un effetto che mi piace. Dal boom degli anni '80 ad oggi, abbiamo vissuto tutti, i giovanissimi più di noi, un periodo (troppo lungo) di benessere in parte non conquistato, di disinteresse a quanto accadeva fuori dal nostro circoscritto territorio, di accumulo e di spreco.

Se la crisi quindi porta anche a questo. Se la crisi porta ad una maggiore consapevolezza, ad avere maggiore attenzione per quello che abbiamo, a riciclare e a riutilizzare, a dare valore alle cose e a goderci l'albero di Natale e le serate in casa, ben venga.

Qualche idea?
Cucinare, fare le torte in casa e invitare gli amici invece di andare al ristorante: è più divertente e aggrega molto di più. Mi piacciono moltissimo nei film le scene in cui gli attori sono seduti a tavola, cenano, bevono e chiacchierano amabilmente. Penso sempre che mi piacerebbe essere invitata a quelle cene! 
Non comprare vestiti e accessori ma provare a riutilizzare quel vecchio cappotto (che poi è solo vecchio perché lo abbiamo da tanti anni ma non perché è rovinato) magari aggiungendo una nuova sciarpa o una cintura.
Consumare tutto quello che c'è in dispensa prima di riempirla nuovamente: non è prevista una guerra a breve e le scorte a volte sono talmente tante che non ci accorgiamo dei prodotti che scadono.
Passare al car-sharing e al bike-sharing: a Milano adesso ci sono anche le Smart a noleggio per entrare in centro. Si consuma poco e si prende l'auto solo quando serve davvero.
Provare a svuotare la cantina: ci saranno migliaia di cose che ci siamo dimenticati di avere e che eviteremo di riacquistare, altre che possiamo regalare o vendere, altre che non solo non sapevamo di avere ma che non sappiamo neanche a cosa servono!

Ps comunque l'alberello di Natale l'ho fatto anch'io e non ho comprato nessun nuovo addobbo!!

giovedì 28 novembre 2013

Il valore della differenza

Alla fiera del libro usato ho trovato un delizioso manualetto dal titolo 'La vera signora', il manuale che insegna a tutte le donne intelligenti come ci si deve comportare in ogni momento della vita di oggi. La mia edizione non so di che anno sia ma costava 350 lire e sul retro di copertina ho letto che è stato pubblicato per la prima volta nel '52 ed ebbe tale e tanto successo da essere più volte ristampato e aggiornato. Contiene regole di comportamento per ogni occasione e luogo, dall'autobus alla chiesa, senza lasciare nulla al caso. Nella mia personale biblioteca di libri che mi fanno sorridere questo si è aggiunto ad un vecchio libro che mio nonno regalò a mia nonna Lia (come me!) dal titolo, A te sposa. La dedica diceva 'alla gemma di primavera dell'albero di mia vita. Novembre, 1929. Firmato Andrea, mio nonnino.
Di recente poi, Simo mi ha regalato, con dedica (perché qualunque piano deve prevedere la way-out!), la Guida agli uomini per Signore, saggi consigli senza tempo su come comportarsi con l'altro sesso, di Madame Dariaux.

Insomma la letteratura d'altri tempi trattava la donna come un delicato fiore da rispettare, amare, ammirare. Le dava un ruolo ben definito nella società (indispensabile, peraltro) di cui la donna andava fiera! E ci credo bene. A me piacerebbe molto passare le mie giornate tra cappelli, velette e tea con le amiche (o forse no?.....non lo saprò mai).

Poi sono arrivati I manuali self-help più o meno seri. Ricordo 'Donne che amano troppo', fin troppo serio; 'Le Regole' (di cui ho parlato in qualche post passato), pieno di buon senso ma sempre orientato all'obiettivo matrimonio e ancora i libri del genere chick lit, rappresentato in Italia da Federica Bosco, tra cui 101 modi per trovare il principe azzurro e 101 modi per dimenticare il tuo ex.
La donna diventa quindi una Bridget Jones, sfigatella con qualche chilo di troppo e con una stima di se stessa praticamente nulla tanto da essere perennemente alla ricerca di un uomo....

Da qualche anno - e per fortuna in un certo senso - oltre a temi seri (e tragici) quali quelli della violenza o dello stalking, si sta sempre più affermando il tema della donna con un 'nuovo' ruolo nella società, il tema della parità, il tema della donna di successo. 

Ieri pomeriggio ho partecipato ad un dibattito sul tema dell'equilibrio nella coppia quando lei ha più successo di lui o comunque quando lei lavora a pieno ritmo e guadagna anche bene. Sembra che negli emancipati Stati Uniti il successo lavorativo ed economico della moglie sia vissuto male dai mariti. 
Perché? Io personalmente non mai messo in discussione il mio lavoro senza per questo trascurare la famiglia o la casa. 
A parte il fatto che il successo e i soldi non sono sempre il segno che uno sia meglio dell'altro nel senso di più bravo o più intelligente. La vita è fatta anche di fortuna, di occasioni e di opportunità.
Ma a parte questo non vedo quale sia il problema soprattutto se si considera, e questo è emerso anche ieri, che in casa e con i figli è sempre stata la donna a decidere, salvo che ai tempi dei miei nonni e in qualche contesto ormai sempre meno diffuso.
Qual è il problema quindi se la donna lavora e ha successo anche fuori casa, se contribuisce - anche fino ad esserne la colonna portante - al ménage familiare?
A mio avviso nessuno.

Il problema delle donne di successo è che spesso, per superare le insicurezze, la poca stima che noi per prime abbiamo in noi stesse, vogliono fare come gli uomini ma non ne sono capaci. E non perché gli uomini siano meglio o peggio ma semplicemente perché siamo diversi. Molto diversi e tale differenza è un valore. Le nostre doti e le nostre capacità sono quelle che devono emergere.
Infatti, quello che mi è piaciuto nel dibattito di ieri e che alla fine è emerso che la donna di successo (non vuol dire nulla ma...ci siamo capite) ha i problemi e i pensieri di tutte le donne perché, se è intelligente, non rinuncia al suo ruolo di madre o moglie. 
Forse bisognerebbe solo uscire dagli steriotipi, non sentirsi da meno di niente e nessuno ed avere sempre e comunque la grazia e la sensibilità che solo noi donne sappiamo avere e che serve sia per gestire un'azienda che per gestire una casa.
Facciamola valere questa differenza perché una grande donna non è sempre dietro un grande uomo ma spesso anche davanti!

domenica 17 novembre 2013

Topi di appartamento...

 Sabato mattina siamo partiti presto per andare a Roma a trascorrere il fine settimana. La sera prima in cucina vedo un post-it in cui George aveva scritto: formaggio Carlo! Vedendo poi che in frigorifero c'era una forma di parmigiano sottovuoto, ho immaginato che George volesse regalarla ad un suo amico di Roma con il quale ha un'intesa culinaria basata sulla carbonara (il suddetto Carlo è il pusher ufficiale di George per l'ingrediente fondamentale: il guanciale!).

La mattina successiva, pochi minuti dopo il suono della sveglia vengo ulteriormente svegliata (e non solo io) da un urlo proveniente dalla cucina e precisamente da George che si era accorto che qualcuno a caso, non avendo collegato (o visto) il post-it con la scritta formaggio Carlo! al formaggio custodito in frigo, aveva pensato bene di aprire la confezione sottovuoto e mangiarne un pezzo per poi richiuderla e rimetterla in frigorifero, il tutto aggravato dal fatto che in frigorifero c'erano almeno altri due pezzi di parmigiano non sottovuoto e che la confezione sottovuoto era necessaria per trasportare il formaggio in treno.

Ora poiché non trovo molto educato e rispettoso urlare di mattina all'alba contro chi (nella fattispecie io!) non poteva essere l'autore del furto, ho deciso che avrei affrontato il viaggio in religioso silenzio e così è stato.

In treno, tra una lettura e l'altra mi sono imbattuta in un articolo di Daria Bignardi che commentava l'ultimo libro di Michele Serra (Gli Sdraiati, edito da Feltrinelli e uscito in libreria pochi giorni fa) che è una descrizione molto amorevole e vera (sicuramente scritta con la penna arguta e intelligente di Michele Serra) degli adolescenti, e ho pensato che autore del furto di formaggio era stata la sdraiata di casa nostra perché tutto ma proprio tutto rientra nella tipologia.

Anni 17, perennemente on line (tra whatsApp, Facebook e iMessage, che usa anche per comunicare con me. Non c'è altro modo per ottenere una risposta e quindi mi sono adeguata), perennemente sotto la doccia e con in mano piastra o arricciacapelli (ultimo recente acquisto che ha fatto con la sua paghetta), manicure perfetta e impeccabile 7 giorni su 7 (nella sua stanza bunker si respira un odore di acetone misto a smalto quasi sempre). Ora con tutte queste attività da svolgere, cui si deve aggiungere la scuola e lo studio, come si può pretendere che si occupi di cose terrene come rifare il letto, sistemare i vestiti che si accumulano sera dopo sera sulla sedia della sua camera (a lei la sedia non serve, lei usa il letto perchè appunto sta sdraiata), apparecchiare la tavola (l'altra sera mi ha detto: ma devo farlo sempre io! Per un attimo ho pensato si fosse dimenticata che c'è solo lei posto che non ha fratelli) o sforzarsi di pensare: ma prima di aprire il formaggio chiuso forse conviene che io consumi quello già aperto? No!! Troppo sforzo. Quello chiuso era ad altezza Giada, quindi prenderlo comportava meno sforzo e meno perdita di tempo. Pensare, occuparsi degli altri è troppo faticoso e lei non ha tempo!

Ma io la amo più della mia vita, mi fa ancora tenerezza perché vuole fare la grande ma è ancora una bambina con tutta la vita davanti. E poi quando vuole (e sì perché sono loro che decidono quando possono darti l'onore di avere una conversazione) è simpatica.

Ps perché George che notoriamente non è di Parma ma è nato e vissuto a Milano regali parmigiano e non panettone resta un mistero.
Ps1 quando Giada era piccola (e ancora adesso ogni tanto) era soprannominata topo. Era il minimo che rubasse il formaggio! 

martedì 12 novembre 2013

I percorsi delle donne


Marito e moglie stanno guardando la TV quando lei dice 'sono stanca, è tardi, penso che andrò a letto'. 

Va in cucina a preparare i panini per l'indomani.Sistema le tazza per la colazione, estrae la carne dal freezer per la cena del giorno dopo,controlla la scatola dei cereali, riempie la zuccheriera, mette cucchiai e piattini sulla tavola per la mattina successiva. Poi mette i vestiti bagnati nell'asciugatore, i panni nella lavatrice, stira una maglia e sistema un bottone, prende i giochi lasciati sul tavolo, mette in carica il telefono, ripone l'elenco telefonico e da l'acqua alle piantine.

 

Sbadiglia, si stira e mentre va verso la camera da letto, si ferma allo scrittoio per una nota alla maestra, conta i soldi per la gita, tira fuori un libro da sotto la sedia e aggiunge tre cose alle lista delle cose urgenti da fare. Firma un biglietto d'auguri per un'amica ci scrive l'indirizzo e scrive una nota per il salumiere e mette tutto vicino alla propria roba. Va in bagno, lava la faccia, i denti, mette la crema antirughe, lava le mani, controlla le unghie e mette a posto l'asciugamano.

 

'Pensavo stessi andando a letto'.... commenta il marito!!! Ci sto andando', dice lei.

 

Mette un po' d'acqua nella ciotola del cane mette fuori il gatto, chiude a chiave le porte e accende la luce fuori. Da'un'occhiata ai bimbi, raccoglie una maglia, butta i calzini nella cesta e parla con uno di loro che sta ancora facendo i compiti. Finalmente nella sua stanza. Tira fuori i vestiti e scarpe per l'indomani, mette la vestaglia, programma la sveglia e finalmente è seduta sul letto.

 

In quel momento, il marito spegne la tv e annuncia: 'Vado a letto'.Va in bagno, fa la pipì', si gratta il sedere mentre da un'occhiata allo specchio e pensa: ' che PALLE domani devo fare la barba'.... e senza altri pensieri va a dormire.

 

Ricordo di avere ricevuto questo post tantissimi anni fa. Credo anche che il finale fosse diverso. Mancava la parte finale (che è stata aggiunta solo per renderlo più divertente) e concludeva dicendo che le donne arrivano sempre ma hanno percorsi più lunghi.


In effetti la sera è sempre lunghissima, se non arrivasse il sonno si potrebbero trovare mille e una cosa da fare, come quelle scritte sopra e anche di più. C'è chi la notte ama scrivere, chi non vede l'ora che arrivi perché finalmente tutti dormono e ha un po' di tempo per sè. Chi invece va a dormire presto come me ma si alza all'alba.


Quello che però ci accomuna tutte e che la sera facciamo e disfiamo, spuntiamo liste chilometriche che - nonostante ciò - continuano ad allungarsi, prepariamo tutto a puntino. E solo dopo siamo pronte per andare a dormire. 


Buonanotte a tutte!


martedì 5 novembre 2013

Leggere....

L'altro pomeriggio al cinema, in attesa dell'inizio dello spettacolo, ho notato due persone che leggevano un libro. 
Ora a parte il fatto che erano insieme e che - a mio modesto avviso - avrebbero potuto sfruttare quei 10 min per chiacchierare tra di loro, mi convinco sempre di più che il rapporto con la lettura (e anche con i libri) è davvero qualcosa di molto personale.
C'è chi legge sempre e dovunque: ha sempre un libro con sè e non perde mai la concentrazione. Lo vedi leggere sui mezzi di trasporto, per strada alla fermata del tram, in un bar e al cinema.
C'è chi invece deve leggere in solitudine e per tanto tempo di seguito. Per cui i 10 minuti rubati qua è là non vanno bene; deve leggere per due ore di seguito sdraiato/a sul divano di casa, possibilmente con musica in sottofondo.
C'è poi chi non presta i libri (questa sono io!) e chi non legge libri avuti in prestito da altri (sempre io!) perché vuole una biblioteca tutta per sè. Ogni tanto la guarda, ricorda qualche libro o qualche ricordo piacevole collegato al periodo in cui lo ha letto.
C'è chi tiene i libri come se fossero libri di scuola ai tempi delle elementari: con la copertina!
C'è chi invece, come me, spesso ha i libri sgualciti dall'essere stati troppo tempo in borsa o in valigia o, spesso e volentieri, macchiati di acqua o di caffè.
C'è chi ha il segnalibro figo comprato nel bookshop delle mostre o in libreria, chi invece usa come segnalibro un biglietto del tram (ho un libro sul comodino in cui il segnalibro è la carta d'imbarco dell'aereo perché è lì che l'ho iniziato e devo ancora finirlo!), una foto cara o quello che gli capita sotto mano in quel momento.
C'è chi - e qui si potrebbe aprire un lungo dibattito - non lascerebbe mai un libro a metà e chi invece passa tranquillamente da un libro (anche non finito) ad un altro o legge più libri contemporaneamente.
C'è chi quando inizia un libro lo finisce in giornata e chi ama gustarlo un poco alla volta.
L'elenco potrebbe continuare all'infinito.

Io per esempio leggo sempre...nel senso che è difficile che passi un periodo di tempo durante il quale non sto leggendo nulla ma ci metto del tempo. Leggo a letto la sera, il pomeriggio della domenica e se è un libro leggero e rilassante anche in metropolitana al mattino (la sera al ritorno no. Sono troppo stanca).
Anche il tipo di lettura cambia da persona a persona e per quanto ci si possa sforzare sarà praticamente impossibile avere letto tutto. Cosa vuol dire poi aver letto tutto? Niente!

La mia personale opinione è che bisogna leggere quello che ci piace, quello che ci emoziona, quello che per qualche ora ci porta fuori dalla realtà. 
Ho letto di recente che un libro può definirsi bello quando dopo averlo letto ci pensi ancora per un po', ti soffermi sulla fine e magari la rileggi, lo guardi, lo tieni ancora in mano, rileggi la pagina dei ringraziamenti e poi per tutta la giornata continui a pensarci di tanto in tanto.

Non esiste un lettore più completo di un'altro. Esistono lettori diversi. Io per esempio non ho letto molti classici (cosa che manda in bestia il mio amico Max). Anche in questo caso bisognerebbe capire cosa si intente per classici: è un classico Marquez o Marai? Per le nuove generazioni probabilmente sì. O sono classici solo Checov e Tolstoj?   

C'è chi adora Saramago o, per cambiare completamente genere, Pennac e chi non è mai riuscito a leggerli. 
Chi ama i gialli, chi i romanzi storici, chi si fissa con un autore (tipo me che mi ero fissata con Alain De Botton. L'ho anche conosciuto!) e chi prova a leggere tutte le novità in libreria. Chi (le donne ovviamente!) leggono preferibilmente le altre donne: Serrano, Nemirowsky, Allende, Agnello Honrby, Maraini, Ginzburg, Fallaci, Notomb, per citarne alcune, e adesso anche la Munro (in effetti ne ho appena comprato uno). Tra le donne io amo la Extebarria (Amore, Prozac e altre curiosità e un libro molto divertente) e di recente ho scoperto la Mastretta.

Consiglio tre libri che parlano del piacere della lettura: La lettrice, di Annie François - biografia di una passione. Descrive in modo esilarante le manie del bibliomane; Leggere di Corrado Augias - perché i libri ci rendono migliori, più allegri e più liberi. Sul piacere insostituibile della lettura; e infine Come un romanzo di Pennac che elenca i diritti imprescrittibili del lettore. Il mio preferito è: il diritto di leggere qualsiasi cosa ....checché ne dica il mio amico Max!


sabato 26 ottobre 2013

Non ci sono più le mezze stagioni!

Il mese di ottobre è per molti il mese peggiore dell'anno. Soprattutto per chi come me vive al Nord e alla fine del mese di settembre deve fare il cambio degli armadi e tirare fuori il cappotto.

Il mese di ottobre è la vera differenza tra nord e sud. 

Infatti mentre al sud ad ottobre, nonostante non si vada più al mare (e non sempre è così!) e di tanto in tanto piove, c'è un clima mite e piacevole per tutto il mese, al nord spesso fa proprio freddo. Piove tutto il giorno, la mattina è buio e c'è la nebbia e a metà ottobre si accendono i riscaldamenti.

Quando vivevo a Messina il primo maglioncino si indossava durante le vacanze 'dei morti' e infatti lo scorso we sono stata giù e ho visto tutti girare in maniche corte.

A questo, per rincarare la dose, si deve aggiungere che sono stata spessissimo a Roma e ho fatto i conti con la famosa 'ottobrata' che quest'anno è stata più calda e piacevole del solito. 

È un fatto scientificamente dimostrato che il cambio di stagione unitamente al passaggio dall'ora legale all'ora solare (anche quello è arrivato e adesso farà buio alle 17 o anche prima!) porta disturbi dell'umore soprattutto in chi non ha una vita particolarmente dinamica. Non è il mio caso, nel senso che dovrei essere abituata a svegliarmi presto, a viaggiare, a cambiare ogni tanto fuso orario. Ma della sindrome da cambio di stagione sono affetta anch'io. Ad ottobre mi sento triste, svogliata e senza forze (negli ultimi anni questo fenomeno è stato un po' attutito dal fatto che a fine ottobre facevamo una breve vacanza in posti caldi ma quest'anno abbiamo preferito Cuba in estate e quindi niente viaggio autunnale!).

Ad ottobre mi sembra che l'anno stia già per finire e quindi rimando tutto all'anno successivo.....diciamo che vado in letargo per qualche mese.

Quest'anno però c'è stato un piccolo cambio di tendenza (che sembra stia per finire ma c'è stato). Milano ci ha fatto uno scherzetto! Il freddo è arrivato presto già a fine settembre. E quindi si è fatto il cambio di stagione, tutti giravano con cappotti e piumini e si attendeva con ansia il 15 ottobre perchè accendessero i riscaldamenti.  Poi tutto ad un tratto, è tornato un po' di caldo.

Ha piovuto e anche tanto ma non ha fatto freddo....e ieri - che finalmente c'era il sole - è stata una giornata piacevolissima. Ho giocato a tennis in maglietta senza maniche e la sera sono uscita senza calze; su questo tema dedicherò un blog a parte perché qui a Milano ormai sono tutte senza calze anche a dicembre! Ricordo che tempo fa vidi con Giada una bellissima ragazza vestita in modo delizioso con jeans e décolletés nere senza calze e dissi: che carina ma non avrà freddo? E Giada: ma è Bianca Balti. Ne ho dedotto che se sei particolarmente figa non sei soggetta alle variazioni climatiche ma soprattutto che io non sono particolmente figa!

Oggi è tornato il cielo grigio di sempre ma il buonumore di ieri non è ancora scemato del tutto e - come farebbe Bianca Balti - me ne vado in palestra! 

mercoledì 16 ottobre 2013

Post-it

Ho sempre amato fare le liste. Lista di invitati alle mie feste, lista di cose fare, lista del contenuto di un bagaglio, lista degli argomenti da studiare entro la fine della giornata (questa lista la facevo ai tempi dell'università :-). Si trattava però di un piacere fine a se stesso che aumentava all'ennesima potenza quando potevo SPUNTARE le cose fatte!
Adesso invece la lista da semplice piacere è divenuta una reale necessità.
Se non mi segno le cose non me le ricordo.
E così faccio liste dappertutto e su tutto. Ho le liste 'elettroniche' che faccio nelle task di outlook (adoro quando posso cliccare su 'segna come completata'), le liste nelle note dell'iPad e del BlackBerry, le cose da fare nel calendario di outlook, le liste scritte a penna sui blocchetti e blocchettini che possiedo di tutte le forme e misure (i miei preferiti sono i quadernetti colorati di Moleskine o i blocchetti che si comprano nei bookshop delle mostre). 

George sostiene che io non mi ricordo le cose (o meglio che le devo segnare!) perché ne faccio troppe. È vero sono multitasking ma quale donna non lo è. Sono gli uomini che possono e sanno fare una cosa alla volta, magari anche complicatissima, ma DEVE essere una! 
La moglie di Maurizio Crozza, attrice brava e simpatica come lui, una volta raccontò di aver chiesto al marito (che, per inciso, lei chiama come io chiamo il mio): Mauri, puoi guardare i bambini mentre faccio la doccia? E lui: tutti e due? 

Tornando alla memoria a mio avviso il problema è duplice. Sicuramente siamo diversamente giovani e la memoria non è più quella di una volta, e forse non è più esercitata come una volta, ma la vera causa è che oggi siamo costretti a memorizzare tante, troppe informazioni.
I codici di accesso per esempio. Una volta c'erano a malapena bancomat e pin del cellulare. Adesso ci sono più carte (anche le carte di credito hanno il pin) e - spesso - più cellulari. Un'infinità di password: dalla banca on line ad amazon, dal conto arancio a Facebook, e così via. 
Inoltre, le ragioni di sicurezza dei computer impongono di cambiare la password ogni 6 mesi e di non utilizzarne una uguale alle precedenti 5 usate. È evidente quindi come il posto per memorizzare il resto scarseggi. 
Anche gli impegni e le attività di cui ci si occupa, fuori e dentro il lavoro, sono sempre di più e il tempo è sempre lo stesso.
Insomma ci vuole sempre qualcosa (e non basta il nodo al fazzoletto) che ci ricordi che dobbiamo farne un'altra....questo qualcosa per me è quasi sempre il piccolo suono del calendario di outlook senza il quale 'zomperei' (come dice un mio collega) più di metà delle cose che faccio.

George no. Lui non ha un'agenda. Si appunta le cose su post-it volanti oppure mette le carte o le cose che gli servono in posti visibili in modo non si possa non ricordare una cosa che deve fare. Ovviamente con questo metodo se ne dimentica più della metà ma non si arrabbia....l'ho dimenticato....e allora? È la sua frase tipica.
Che non abbia ragione lui?





martedì 15 ottobre 2013

Shopping? No, grazie

Qualche mese fa, durante una tiepida sera di inizio estate, mi trovavo con 3 amiche in pizzeria e una di loro ha proposto di organizzare un week-end insieme. Detto fatto! 
Mentre pensavamo a dove potere andare una di noi ha trovato su Groupon un'offerta a cui non potevamo sottrarci: visita guidata agli Uffizi! Non potevamo sottrarci, non tanto per la convenienza dell'offerta ma perché pur di non apparire frivola o - peggio ancora - incolta, nessuna avrebbe osato proporre, in alternativa, una SPA o un giro per outlet.
Siamo andate e siamo state di parola. Solo cultura!
Siamo partite da Milano di sabato mattina, arrivate a Firenze abbiamo appena avuto il tempo di lasciare le valigie in albergo e siamo andate agli Uffizi. La visita è stata molto piacevole ed è durata 2h (che sono volate....), dopo ci siamo trattenute ancora un po'. Prima di cena abbiamo fatto un giretto in centro. 
Qualche tentativo di shoppingare c'è anche stato ma è morto sul nascere. Poco tempo e forse anche poca voglia. 
La mattina successiva alla buon ora siamo andate a Palazzo Pitti. Abbiamo visitato la Galleria Palatina, gli appartamenti dei Medici e la Galleria d'arte Moderna. E abbiamo visto anche una mostra temporanea: 12 capolavori Impressionisti direttamente dalla Gare d'Orsay (il museo che amo di più al mondo!). Non contente, dopo un pranzetto toscano spolverato da qualche tartufo (la sera prima avevamo mangiato una fiorentina di 800 grammi!), siamo andate a piedi a vedere la Cappella Brancacci: uno dei gioielli del Rinascimento Fiorentino. 

Soltanto nel pomeriggio di domenica ho ricevuto il messaggio da una cara amica pisana che diceva testualmente: se volete deviare dalla cultura in via....c'é un outlet molto carino! 
Non ci potevo credere. Era la via del nostro albergo. 

Milena, che è stata la nostra guida a Firenze (si orienta meglio che a Messina, sua - nonché mia - città natale), fatto un rapido calcolo dei tempi necessari per raggiungere la stazione, ci ha dato 15 minuti. Le altre hanno desistito. Io invece li ho sfruttati tutti ma non ho comprato nulla!

Ps a dire il vero un piccolo acquisto l'ho fatto. 
Sempre Milena ci ha portato da Flor, un posto magico e suggestivo che definire profumeria sarebbe riduttivo. É un laboratorio di profumi, saponi, ed essenze per la casa. Si trova all'interno di un antico palazzo e si respira un'aria di altri tempi. Ho comprato dei piccoli dischetti profumati per la biancheria!

L'interno di Flor




La cappella Brancacci



domenica 13 ottobre 2013

Treno o aereo?

Sono a Roma...ci sono arrivata in 2h e 55min questa mattina.
Ultimamente uno dei dibattiti più diffusi tra colleghi (soprattuto quando uno di loro arriva alla riunione o in Tribunale da Roma) è se il viaggio Roma-Milano sia meglio farlo in treno o in aereo.
Se guardiamo al tempo che ci si impiega, forse in aereo ci si mette meno.
Il volo dura 50min e la distanza dagli aereoporti é di c.ca 40min dal centro per Fiumicino e 20min dal centro per Linate.
Tutti i passaggi intermedi, come check-in e imbarco sono poi facilitati dal web-check-in e dal fast track presente sia a Milano che a Roma (cioè la linea dedicata per controlli di sicurezza e imbarchi che dovrebbe fare evitare le code).
Per cui se tutto - ma proprio tutto - va bene, in aereo ci si impiega 2h e 30min.

Resta però il fatto che, ritardi a parte (quelli possono esserci in aereo come in treno), basta un piccolo inconveniente, come ingorgo sulla strada per raggiungere il centro dall'aeroporto o pulmino in aeroporto invece di sbarco attraverso il finger, per perdere il tempo guadagnato ed impiegarci lo stesso tempo del treno.
È vero che anche in stazione bisogna arrivare ma le stazioni sono in centro e quindi il tragitto è di solito più breve e si può arrivare anche all'ultimo minuto perché non ci sono controlli di sicurezza nè altro.

La vera differenza a mio avviso, che per anni sono stata assidua sostenitrice dell'aereo e che ancora adesso lo prendo se torno la sera tardi o parto la mattina presto, è il modo di viaggiare e di impiegare il tempo. In treno ci si siede e si resta lì per il tutto il tempo che, andando in aereo, si impiega tra taxi e adempimenti aeroportuali. Se si vuole lavorare o leggere una cosa con calma in treno ci sono quasi tre ore per farlo e in aereo a malapena una.

Oggi per esempio mi sono seduta, ho tirato fuori le mie carte, l'iPad, la musica e il giornale e non mi sono più mossa. Tutte cose che ovviamente avrei potuto fare anche tra taxi (tranne leggere) e aereo ma quante volte avrei dovuto tirarle fuori, poi rimetterle in borsa e così via...?

E allora direi che è un modo diverso di viaggiare e di utilizzare viaggio. In treno più rilassato e meditativo, in aereo più dinamico e frettoloso.
Fateci caso...in treno le facce sono tranquille e rilassate...c'é chi dorme, chi legge, chi chiacchiera. In aereo arrivano tutti all'ultimo minuto, trafelati e al telefono (lo spengono solo quando passa l'hostess).

mercoledì 9 ottobre 2013

Anni felici

Ieri sera George ed io abbiamo ripreso la bella abitudine del cinema infrasettimanale. Il piccolo cinema vicino casa, il nostro 'cinema paradiso' ha una buona programmazione quasi sempre e il giovedì una rassegna di film d'autore.
Il film che abbiamo visto ieri, Anni Felici, di Daniele Lucchetti è stato descritto come la storia di una famiglia in piena evoluzione, come in piena evoluzione sono gli anni '70 in cui vive.
Le vicende dei protagonisti sono viste e narrate attraverso gli occhi del figlio maggiore: un bambino di circa 8 anni.
Se non fosse per la voce narrante e per il fatto che i due figli piccoli rappresentano per la madre un rifugio e un'ancora di salvezza (noi c'eravamo sempre ma nessuno si accorgeva di noi, dirà giustamente il narratore), il film, più che la storia di una famiglia, potrebbe essere la storia di una coppia, di due persone che pur amandosi, desiderandosi, cercandosi, devono prima trovare se stesse; sono però fagocitate dalla frenesia intellettuale e sessuale di quegli anni per potersi fermare e per trovare il tempo di guardarsi dentro.
È una storia malinconica e non particolarmente originale in sè ma è narrata in modo poetico e coinvolgente. I due protagonisti interpretano perfettamente l'atmosfera del tempo, sono bravissimi e molto compenetrati nel ruolo anche e soprattuto attraverso il trucco, i costumi e l'ambientazione.
Tutto è perfetto, dagli abiti a fiori alla Dyane 6, dai filmini in Super 8 ai capelli lunghi, dalle spiaggie nudiste alle performance artistiche.

Ho letto qualche critica secondo la quale nel film mancherebbe ogni riferimento agli anni di Piombo e mi sono detta: ma perché? È la storia intima di due persone non la storia di un'epoca. Se tutti i film ambientati negli anni '70 dovessero parlare degli accadimenti politici di quegli anni, allora vorrebbe dire che tutti i film ambientati negli anni '80 dovrebbero parlare del boom economico, quelli ambientati negli anni '90 delle stragi di mafia e quelli attuali della crisi.
La vita di noi tutti è senz'altro (a volte di più, a volte di meno, a seconda del ruolo e della sensibilità di ciascuno) influenzata da quanto accade fuori, dai problemi e dagli sconvolgimenti sociali e politici, ma resta il fatto che la vita di tutti i giorni va comunque avanti e spesso non subisce cambiamenti apparenti. 

Io non ho vissuto quegli anni perché ero ancora una bambina ma credo siano stati anni vivi e vivaci e, perché no, felici....sono stati anni di grandi conquiste, di grande fermento, di grandi ed epocali aperture, come la legge sul divorzio. Insomma anni di svolta e di rottura. Nel film c'è un po' tutto visto attraverso gli occhi di un bambino....che poi erano gli stessi occhi con cui io guardavo ammirata intorno a me e avevo un solo desiderio: diventare grande! 

domenica 6 ottobre 2013

Torta di mele di nonna papera? No, di Liuzza

La mia torta di mele è buonissima. Si fa in poco tempo e a mano, o meglio, con il cucchiaio di legno. Negli anni ho trovato e provato tante altre ricette ma la mia resta la migliore.
Non per vantarmi ma davvero non ricordo nessuno che non abbia fatto il bis!

La ricetta mi è stata data da Marisa, amica di famiglia e cuoca spettacolare, ai tempi della preparazione della laurea. Ricordo che i pomeriggi a casa a studiare, prima per la tesi e poi per l'esame di avvocato erano intervallati da una tazza di tea e una fettona (adesso mi devo accontentare di una fettina) di torta di mele.
A volte facevamo la variante con le pere che era altrettanto buona ma aveva una diversa consistenza e bisognava consumarla subito. La pera infatti è dolcissima e quindi sta bene in una torta (negli ultimi anni infatti si trova dappertutto la torta pere e cioccolato) ma resta più morbida ed più acquosa. 

Poi la ricetta è venuta con me a Milano ed è stata trascritta in un ricettario (il ricettario di casa), che deve avermi regalato qualche amica per Natale, adesso che avevo la mia casetta, ignara del fatto che quel ricettario mi avrebbe seguito da un trasloco all'altro, da una vita (da single) all'altra. La torta di mele è lì, la pagina è un po' sporchetta (sarà caduto il latte o il burro fuso) e, negli anni, si sono aggiunte tante altre ricette e fogli volanti. 

Un pomeriggio ho stupito persino la mia amica Alessandrina (che è una bravissima cuoca).  
Dopo un pranzetto domenicale eravamo rimaste a chiacchierare sul divano e io le ho detto: Hai voglia di una fetta di torta con il caffè? Si, mi ha risposto lei, ma si perde tempo! 
45 minuti dopo la torta eri lì, calda e profumata, sul tavolo della mia cucina. Non siamo neanche riuscite ad aspettare che si raffreddasse. Ale ha voluto subito la ricetta e credo che anche lei la faccia ancora.

Ecco la ricetta.
Ingredienti
100g di burro;
150g di zucchero;
1 bicchiere di latte;
4 uova;
300g di farina;
1 bustina di lievito per dolci;
1kg di mele;
scorzetta di mezzo limone.

Preparazione:
Fondere il burro a fuoco lento e mescolarlo con lo zucchero. Poi aggiungere un uovo alla volta e alternare  con un po' di latte e di farina, mescolando continuamente.
Infine aggiungere le mele tagliate a fette non troppo sottili (se si tagliano prima è consigliabile cospargerle con il succo di mezzo limone) e aggiungere il lievito e la scorza di limone. Cospargere con poco zucchero e riporre in una teglia con i bordi alti precedentemente imburrata e infarinata.
Forno a 180' per 30/45 min. 
Verificare se è pronta infilzando uno stecchino di legno al centro (se resta asciutto vuol dire che è pronta) e fare in modo che venga un po' dorata in superficie. 

Il mio oroscopo di questa mattina diceva: Non c'è niente di più scomodo di un pantalone stretto, perciò, in occasione del cambio di stagione, eliminate tutto ciò che vi va stretto e che fino ad adesso avete conservato in attesa di tempi migliori. Io l'ho interpretata così. Meglio una taglia in più che una vita di sacrifici! 

domenica 22 settembre 2013

Tu sai chi sono io!

Le vacanze sono passate da un pezzo e questo potrebbe sembrare un libro da leggere sotto l'ombrellone. È invece no....pur essendo leggero, divertente e glamour è libro che fa riflettere.

Paola Jacobbi, giornalista di cinema e costume, esperta di celebrities, e inviata di Vanity Fair a tutti i festival del cinema più importanti, da Venezia a Cannes, dai Golden Globe agli Oscar, ha costruito attorno alla sua personale esperienza ed alla sua personale conoscenza di vizi e virtù delle dive di Hollywood e di casa nostra, un libro intelligente e sincero in cui ha provato a guardare quel mondo dorato attraverso gli occhi di una persona normale, che poi altro non sono che gli occhi di Paola, che pur vivendo in quel mondo da sempre e da vicino ne mantiene un consapevole distacco.

'Tu sai chi sono io' (Paola Jacobbi, Bompiani, 2013) è il primo romanzo di Paola ma il suo piacevolissimo modo di scrivere è noto a tutti quelli che leggono Vanity Fair e che hanno letto i suoi libri precedenti (citati nel post http://liuzza.blogspot.it/2012/12/fashion-chic-la-page.html).

È la storia di una ragazza normale che, trovatasi improvvisamente disoccupata capita per caso al seguito di una starletta nostrana in un'isola (inventata da Paola ma che tanto potrebbe somigliare alle isole dei Caraibi dove vengono fotografate le star a Natale o all'inizio della stagione) in cui si intrecciano per caso storie, drammi, vizi e virtù dei vari protagonisti, tutti diversi tra di loro ma tutti accomunati da un'inquietudine di fondo (uno dei mali del nostro secolo) e tutti assolutamente reali. Basta soffermarsi un attimo su ciascun personaggio per trovarvi la versione romanzata, ma neanche tanto, dei protagonisti del nostro star system e dei loro cortigiani.

Paola, con la sua penna arguta, intelligente e mai banale, ha inventato una storia che è e potrebbe essere verissima. Una storia di star viziate, di uomini senza scrupoli, di solitudine e di vendetta, di amicizia e di amore. 

'Volevamo cambiare il mondo e invece il mondo ha cambiato noi' ....per arrivare a leggere questa frase bisognerà finire il libro ed è a quel punto che si capirà che il mondo delle star è bello e glamour finché resta sul tappeto rosso e che la vita vera è un'altra cosa e, perché no, è anche molto meglio!

Buona lettura a tutte le mie 'lettrici' nella speranza che Paola scriva presto un nuovo romanzo!  

La mia stella⭐

La mia stella se n'è andata....dopo avere combattuto per oltre un anno, è tornata tra le stelle.

È stato un anno di speranze, di amore, di amici meravigliosi che non hanno mai smesso di farle sentire il loro affetto, di dolore, di speranze, di delusioni, di forza e di tanta stanchezza.

È stato per me un anno felice in cui sono stata accanto ad una persona meravigliosa, è stata il mio buongiorno e la mia buonanotte, tutti i giorni e tutte le notti, la mia speranza e la mia paura, la mia forza e la mia allegria.

È stato un anno in cui ho provato a fare le cose che non lei poteva fare: come mangiare Sushi, fragole e gelati; in cui sono uscita tutte le sere per avere qualcosa da raccontarle al mattino; in cui ho preso spesso il treno per andare a trovarla (fino all'ultima tremenda mattina di settembre); in cui ho visto i suoi occhi brillanti e luminosi dietro un volto coperto dalla mascherina; in cui ho fatto con lei passeggiate sotto il sole di luglio, condiviso segreti e sciocchezze, scoperto affinità e similitudini, mandato e ricevuto un'infinità di baci, di abbracci, di stelle e di cuori, seguito in TV l'elezione del nuovo papa, cercato portafortuna da regalarle (compresi i cioccolatini a forma di coccinella che non riuscivo a trovare). 

È stato un anno di paure, di grandi gioie e di tanto amore!

È stato un anno in cui lei ha dato forza a me. Stai serena, mi diceva, è tutto a posto. 

È stato l'anno più bello della mia vita ed è finito una mattina di settembre.

La mia stella é tornata tra le stelle ma quello che è stato resterà per sempre e la mia stella continuerà a brillare anche per me.

mercoledì 4 settembre 2013

100 post.....e un viaggio a Cuba!

Siamo arrivati a 100 post, sono davvero molto contenta e non finirò mai di ringraziare chi mi ha incoraggiato ad iniziare, chi mi ha dato e continua a darmi spunti, chi mi legge durante la pausa pranzo, chi mi manda commenti su FB, via email e sul blog. 
Abbiamo parlato di tutto: di uomini, di amore, di donne che amano troppo, di amicizia, di bambini, di usi e costumi, di cucina, di moda, di malattia e voglia di vivere, di libri e di film, di viaggi e vacanze, di sex and the city, di canzoni e cantanti. E di tanto altro. 
Ogni tanto ho paura che gli argomenti possano esaurirsi ma poi penso che ogni post è  come una chiacchierata tra amici. E le chiacchiere tra amici, si sa, non finiscono mai!  

E adesso CUBA. 
Quest'anno abbiamo interrotto la (bellissima) tradizione del viaggio autunnale per fare una lunga vacanza estiva.
Una settimana dai miei al mare e poi Cuba con George e due nostre amiche, Sabrina e Marina. 
Sabrina questa volta non ha temuto di aver perso il passaporto perché gliel'ho restituito (munito di visto!) prima di partire. È arrivata in aeroporto in perfetto orario. Quando l'ho vista ci sono rimasta male perché prima di partire le avevo regalato un capello di paglia e pensavo non lo avesse portato. E invece lo aveva in valigia e lo ha usato tantissimo. 

Marina è arrivata con paio di scarpe rosse a suo dire comodissime e ha esordito dicendo al ritorno le butto via. Purtroppo le scarpe hanno avuto alterne vicende: si sono rotte ben due volte e sono state oggetto di altrettante riparazioni, prima all'Havana e poi a Remedios (come abbia potuto trovare un calzolaio a Remedios resta un mistero!) e sono anche state dimenticate (e recuperate) sul taxi di Fernando a Santiago de Cuba. Il giorno della partenza per l'Italia non le indossava più!

Infine il MIO cappello, dimenticato dovunque è stato sempre recuperato da tutti tranne che da me. E infine è stato dimenticato sull'aereo di ritorno:-(

Sono stati 15 giorni itineranti tra le città dell'isola: abbiamo dormito in casas particulares, viaggiato in aereo (volo interno da Havana a Santiago), pullman, taxi, bici taxi, coco taxi e carrozza! Abbiamo conosciuto la gente del luogo, mangiato nelle case e nei paladar, ballato e cantato!!
Soltanto alla fine ci siamo concessi un we al mare in un resort al Cayo Santa Maria (spiagge bianche e mare verdeazzurro trasparente).  

Mi piace molto, quando viaggio, passeggiare e guardarmi attorno anche da sola. Non guardo quasi mai la guida (anche se poi seguo George e le cose più importanti le vedo) e torno con un bagaglio di profumi, sapori, paesaggi, tramonti e sorrisi.

All'Havana ho amato moltissimo passeggiare tra i vicoli della vecchia città (che in parte è restaurata) l'ultima mattina quando ormai mi sembrava di conoscerla e non avevo una meta precisa, fare colazione sul terrazzo di Mary, la signora che ci ospitava, ballare la salsa (2h ore indimenticabili di lezione alla Casa del Son) e cenare alla Guarida, un ottimo paladar al Centro Havana che si trova all'interno di un palazzo fatiscente. Tutta l'Havana è fatiscente. Ed è per questo molto affascinante e malinconica anche se è indubbiamente triste pensare alla meraviglia che potrebbe essere. Ma sarebbe ancora così affascinante?

Santiago de Cuba è la città - tra quelle che ho visto - più povera di Cuba ma forse anche la più autentica. Si canta ovunque e alla Casa della Trova ho trascorso uno dei pomeriggi più belli della mia vita con un bravissimo chitarrista e un'anziana ed elegante signora che cantavano improvvisando. Abbiamo cantato insieme 'La historia di un amor', un bolero panamese scritto nel 1956 ed interpretato da numerosi artisti sudamericani e spagnoli.  
Quella stessa sera sono stata invitata a ballare ben due volte da altrettanti cubani;) io forte della lezione di salsa e del vestito cubano ho accettato! 
I suddetti cubani pensavano fossi cubana anch'io. Solo vedendomi ballare hanno capito che così non era:-) 

Il centro storico di Camaguey è diventato patrimonio dell'Unesco nel 2008. È piccolo e sembra un labirinto con tante stradine piene di case coloniali molto ben tenute o in corso di restaurazione e tre piazze bellissime.
Abbiamo conosciuto una coppia di artisti (pittori) cubani che si chiamano Ileana Sanchez e Joel Jover. La loro casa pazza (loca), come l'ha definita lei, è un museo: ci sono oggetti di antiquariato e vintage, pappagalli
 e tartarughe, il tutto accompagnato dal sorriso contagioso di Ileana. George ed io ci siamo regalati un quadro che si chiama 'Te cuelgo por el huevo'!
Di Camaguey non dimenticherò mai il sorriso di Sonilde, la ragazza che si occupava di noi nella casa che ci ospitava.

Prima di arrivare a Trinidad abbiamo fatto una breve sosta nel centro di Sancti Spiritus (che è la provincia nella cui circoscrizione si trova Trinidad): la cattedrale Parroquial Mayot del Espiritu Santo è la chiesa più bella che ho visto durante questo viaggio. 

Trinidad è un presepe. È patrimonio dell'Unesco dal 1988 e le sue case coloniali, tutte tenute benissimo, si snodano tra viottoli di pietra, musica a tutte le ore e mercatini di prodotti artigianali. La casa che ci ospitava era piena di persone con una cucina viva e allegra. La nostra stanza aveva due finestre da cui entrava un bel freschetto e ci siamo assopiti ascoltando la musica che entrava da fuori.

Cienfuegos è una città più moderna prevalentemente di mare. Il malecon (lungomare)è più bello di quello dall'Havana. Al Palacio Azul, un piccolo hotel coloniale che si trova a Punta Gorda, ho bevuto il Mojito più buono della vacanza (e non sono stati pochi!!) 
Nel tardo pomeriggio, come spesso accade in questa stagione è arrivato il temporale. Mi sono rifugiata a leggere sul divano della casa che ci ospitava e ho chiesto al proprietario se potevo stare li'. La risposta è stata: Mi casa es tu casa

Santa Clara è una città in cui tutto ruota attorno al Monumento dedicato a Che Guevara inaugurato nel 1997. È un posto immenso e molto suggestivo ma non pacchiano. Per assurdo, nonostante l'imponente struttura si avverte meno che nel resto del paese la speculazione sulla figura del Che. 
Come dice Toto' (nella splendida 'a livella') da morti siamo tutti uguali. E infatti la lapide del Che, nonostante il monumento sia interamente dedicato a lui, è collocata in mezzo a quelle degli altri soldati morti durante la Rivoluzione.    

E infine Remedios, piccola cittadina che ricorda Trinidad, dove ci siamo fermati a pranzo nel più antico caffè della città prima di andare al mare. 

Cuba è un'isola bellissima, molto verde e con un clima tutto sommato gradevole. È molto caldo e umido nelle ore centrali della giornata ma è quasi sempre ventilato. 
Si mangia sano ma poco vario. Prevalentemente riso, gamberi, aragoste e pesce simile al nostro merluzzo, poca carne, tanta verdura e frutta meravigliosa (banane/platani - mango - papaya - ananas e gujaba). Però i cubani non sono magri, soprattutto le donne. Probabilmente abusano di chicharrita de platano (
sembrano patatine fritte e invece sono banane!), riso, che si sa gonfia la pancia, e alcol! O forse la pancia fa da contrappeso al sedere sporgente:-)?
Indossano sempre e a tutte le età canotte strette e scollate, bermuda o shorts.  

I cubani sono tutti fieri e allegri, non felici ma allegri, e vivono con il poco che hanno e con ritmi rilassatissimi. 

Non so dire, perché non l'ho studiato e non basta certo una vacanza a Cuba per capire, se la politica di Fidel stia facendo danni. Certamente sono fuori dal mondo (è tutto fermo a 50 anni fa e mi ricorda il sud Italia di quando ero bambina) anche se questo essere fuori dal mondo è diventata un'attrazione per la principale risorsa economica del paese: Il Turismo. Le vecchie macchine americane ne sono un esempio. Si pensa che a Cuba ci siano solo quelle e invece è pieno di macchine più moderne senza arrivare ai SUV o alle macchine sportive.

L'isola è giovane e con un grande fervore intellettuale. Il popolo è fiero perché sono stati per troppo tempo dominati e schiavizzati; sono molto legati alla rivoluzione, al Che e a Fidel perché, pur nel disastro economico in cui si trovano, sono diventati finalmente indipendenti e hanno conquistato un'identità.
Per carità manca dall'acqua fino al sale (come si dice a Messina) ma l'istruzione, la sanità e la sicurezza funzionano benissimo. Tutti hanno, bene o male, un lavoro e se si pensa che ancora nel XX secolo erano schiavi è un grande passo avanti di cui è giusto andare fieri. 

Pensavo, passeggiando all'Havana, ai paesi del medio oriente o ai paesi dell'est dai quali la gente fugge o è fuggita per via delle guerre. 
Cosa hanno trovato fuori quando e se sono arrivati vivi in un altro paese? Abusi e sopraffazione - specialmente le donne - umiliazione, spaesamento e altra povertà.
I cubani a Cuba sono e si sentono più protetti. Io se fossi in loro continuerei ad essere fiera del popolo a cui appartengono e delle conquiste fatte. Chissà cosa riserverà loro il futuro. 

Cosa ricordo di questa vacanza? Tanti bicchieri di succo di mango, centinaia di bottiglie di acqua Ciego Montero (la no. 1 en Cuba! ma forse sarebbe meglio dire la unica en Cuba visto che praticamente non ce ne sono altre), i pavimenti più belli che abbia mai visto (in quasi tutte le case anche le più umili), il Mojito, il Cuba Libre e tutte le persone che ho conosciuto.

Ps a Cuba non esiste la CocaCola ma la TuCola che ha un gusto leggermente diverso. George si è giustamente chiesto come faremo a preparare il Cuba Libre a Milano senza la TuCola:-) 

Foto Fernando


giovedì 15 agosto 2013

Ferragosto è arrivato....

e un altro mezzo anno se n'è andato. Così direbbe Claudia che si diletta a comporre poesie.

Io so solo che ormai l'età che avanza si sente....e se un tempo la settimana di ferragosto e il giorno di ferragosto in particolare, erano i momenti di maggiore svago (serate in spiaggia senza orari, discoteche e lunghe dormite di giorno, gite in barca, feste in spiaggia o in giardino) adesso non si vede l'ora che arrivi questa settimana perché davvero tutto si ferma (in teoria perché poi in pratica qualcuno che ti manda la mail di lavoro c'è sempre!) e ci si può riposare. 

Io poi sto facendo un riposo forzoso perché sono caduta dalle scale....e mi sono fatta male ad un piede. Niente di rotto ma ho una caviglia gonfia....e più la tengo in alto meglio è!

Come da tradizione siciliana a casa ci siamo tutti, figli, fratelli, mariti, mogli, fidanzati, nipoti, cugini e qualche amico.

Lunedì vado in vacanza - quella vera - per 15 gg a Cuba...viaggio itinerante da l'Havana a Santiago de Cuba, e poi Cienfuegos, Trinidad, Camaguey e visita a Santa Clara sulle orme del Che.

Il blog va in vacanza per qualche settimana.

Buon ferragosto a tutti!

sabato 10 agosto 2013

Chi non ha testa, ha gambe!

Nelle ultime settimane a causa di un'urgenza lavorativa (aggravata dal caldo e dal vuoto degli uffici in agosto) mi sono trovata ad andare a piedi in Tribunale tutti i giorni, a girare per cancellerie, a fare copie e fotocopie, code, attese, istanze. E mi sono divertita.
Ricordo che quando ho iniziato a lavorare a Milano questa era la regola. 
Ho vissuto realtà diverse: lo studio in cui ciascuno aveva il giorno della cancelleria e in quel giorno perdevo 10 kg, mi perdevo nei meandri del tribunale, arrivavo stanca morta (ed era solo l'ora di pranzo) ma imparavo tantissimo. La procedura civile non è solo teoria ma esiste anche una norma dedicata al 'fascicolo d'ufficio!!
Poi sono stata in uno studio in cui tutti i giorni, chi andava in Tribunale per le udienze si tratteneva poi per occuparsi dell'attività di cancelleria di quel giorno. In quello studio ho imparato la regola del chi non ha testa ha gambe! Poiché lo studio era vicinissimo al Tribunale, gli avvocati non si scomponevano minimamente se dimenticavi qualcosa. Bastava tornare in Tribunale!

Pensavo durante una delle mie ultime mattinate che mi manca un po' quel periodo e che mi piacerebbe ogni tanto non stare in call o in riunione tutto il giorno. I tempi in studio sono frenetici, quelli in tribunale più tranquilli perché se non ti armi di santa pazienza....è finita!

Succede invece sempre più spesso, soprattutto in organizzazioni piramidali come le aziende o i grandi studi legali che si deleghi tutto dalla stampa alle fotocopie e che il 'non mi compete' sia all'ordine del giorno. 
Ma perché? Capisco che l'esperienza, i ruoli e le responsabilità impongano di delegare ed è giusto perché delegare significa far crescere i più giovani e inesperti.

Ma ciò non deve volere dire rifiutarsi per principio di fare una cosa quando in fondo per farla ci vogliono 3 minuti e, a volte, si perde il doppio del tempo per delegare o spiegare ad altri cosa vogliamo con il risultato che, spesso, non otteniamo quello che volevamo e in più abbiamo perso il doppio del tempo!

Stare sempre seduti non aiuta la circolazione e fa venire la cellulite:-)

Facciamo le cose ogni tanto invece di chiederle, teniamoci allenati, andiamo alla stampante e alla fotocopiatrice e qualche volta facciamo qualcosa che sì potremmo delegare ma che ci piacerebbe fare direttamente e freghiamocene dei ruoli.

Mia nonna diceva: cu non sapi fari non sapi cummanari! 

sabato 3 agosto 2013

Sex and The City

Luglio è un mese infernale in tutti i sensi.  
Al lavoro tutto deve essere chiuso e in fretta. Ma perché con tanta urgenza se torniamo dopo 2/3 settimane? Mistero. 
Il caldo misto a zanzare in perenne contrasto con l'aria condizionata gelida di uffici e negozi. 
La lotta -che per fortuna conduco bene- con il mio compagno di stanza per l'aria condizionata: lui dice che io dovrei coprirmi di più e che lui è costretto in camicia e cravatta. Abbiamo trovato un valido compromesso: lui toglie la cravatta e io tengo un cardigan di emergenza e l'aria condizionata la accendiamo a intervalli regolari. 
In questo contesto, ieri sera dopo l'ennesima (e forse neanche ultima) settimana di lavoro calda e pesante, mi sono rilassata sul divano di casa e facendo zapping sul digitale terrestre mi sono imbattuta in una replica di Sex and The City. 
A parte il fatto che, come sempre accade, mi sono fermata a guardare l'episodio, ho poi realizzato di non averne mai parlato nel blog!
E dire che conosco gli episodi a memoria, che ho i DVD e che non mi stancherei mai di rivederlo.
Visti oggi però si guardano solo con lo stesso spirito con cui si rivedono certi vecchi film. Non è più particolarmente originale e le protagoniste hanno perso il loro glamour replicando se stesse nei due brutti film (il secondo più del primo) che ne sono seguiti.

La prima volta che la serie è stata trasmessa in TV in Italia erano gli anni '90. Anna Pettinelli conduceva un programma su TeleMontecarlo in cui si parlava ironicamente di sesso (grazie anche al Trio Medusa) e subito dopo veniva trasmesso un episodio in cui si trattava quello stesso argomento. 
Le quattro protagoniste sono (o meglio erano, perché nel frattempo sono invecchiate con noi) giovani, indipendenti, glamour, disinibite e di successo....anche se in fondo tutte (tranne Samantha) sognano l'Amore. 
All'inizio la serie ha fatto scalpore ed in effetti c'era anche un po' di volgarità ma c'era tutto quello che serve per distrarsi e fantasticare un po': New York, gli abiti firmati, belle donne e uomini ancor più belli,  sesso (tanto), delusioni, stranezze e tanto divertimento. 
E anche la formula è stata vincente: episodi brevi, un tema diverso (sull'amore e sulle donne) per ogni puntata e un solo filo conduttore. 
Poi sono arrivate le repliche, le repliche delle repliche e le repliche delle repliche delle repliche.
E ancora adesso basta sbirciare su la7 o la7d a tarda sera per trovare le nostre quattro amiche newyorchesi.

La mia preferita è Charlotte. Deve essere senz'altro della Bilancia! Un po' perché ha i miei stessi colori e gusti. È amante della casa e della vita tradizionale, apparentemente inibita ma in fondo aperta e moderna. E neanche stupida come potrebbe apparire. Elegantissima e mai estrosa. È solo una donna sincera con se stessa e con gli altri, che non ha paura di dire che vuole sposarsi e avere una famiglia.

Poi c'è Miranda, l'avvocato. Non è particolare bella ma è una professionista seria, valida e intelligente. È elegante e sexy e non c'è da meravigliarsi che abbia avuto tanti corteggiatori prima di sposare Steve (il meno glamour della serie ma certamente più simpatico di Mr. Big).

Samantha è in assoluto la più intelligente del gruppo. È onesta con se stessa e con gli altri. Non è bella, anzi è banalotta, non è elegante ma è molto simpatica. È una donna che si gode la vita senza falsi moralismi. E ha dato una grande lezione a tutte noi quando ha combattuto contro il cancro. E ha vinto! 
Per fortuna la serie è finita prima che potesse rendersi ridicola per via del trascorrere degli anni.

E poi c'è Carrie. È una bella donna, per carità. Ma la trovo un po' sopravvalutata. 
È poco elegante (ha cose bellissime ma non sempre il gusto necessario per indossarle), è autrice di una rubrica di successo grazie alle idee che le danno le sue amiche e fondamentalmente è un pochino stupida. Però è un'amica sincera ed è su quello che si fonda tutta la serie. Sul fatto che si sia lasciata sfuggire uomini meravigliosi per aspettare Mr. Big..... No comment!

Adesso la mia serie preferita è Downton Abbey...si vede che sto invecchiando!

C'è poi una singolare coincidenza. È già la seconda o la terza volta che nel fare zapping mi capita l'episodio in cui Samantha scopre di essere malata. Vabbè questa è un'altra storia!


giovedì 25 luglio 2013

Disegnando....

C'è una scena carina di Sex and The City - il film (mi riferisco al primo perché il secondo era inguardabile) in cui durante uno dei soliti pranzi tra amiche, Charlotte, che è insieme a sua figlia Lily, prega le amiche di trovare un sinonimo alla parola sesso e a tutte le sue coniugazioni e accezioni. Carrie, ispirata da Lily (che sta colorando) propone COLORARE e aggiunge che Mr. Big quando colora esce spesso dai bordi!  

Non è però a questo tipo, e senz'altro originale, modo di disegnare a cui stavo pensando ma ai disegni dei bambini. 
I bambini iniziano a disegnare sin da piccoli, dapprima è solo un ammasso di colori (che potrebbe ricordare Vedova, Basquiat e forse anche Rothko), poi iniziano con l'erba, il cielo, il sole, la mamma e il papà e quando diventano più grandetti amano anche disegnare come Mr. Big, nel senso che colorano i quadernetti con i disegni da colorare. Per il resto...ci vuole ancora del tempo.

Trovo che sia un modo bellissimo per i bambini di esprimersi e di dare sfogo alla fantasia, non bisogna forzarli nè indirizzarli anche se disegnano cose senza apparente forma nè senso, anche se escono dai bordi.

Non sto dicendo nulla di nuovo tanto è vero che il disegno é un elemento fondamentale di analisi nella psicologia infantile.

Temevo che con l'avvento dei videogiochi, dei mini computer per bambini e dei cartoni animati no stop (sia su sky sia sul digitale terrestre) il disegno si fosse un po' perso e invece per fortuna vedo con piacere che i più piccoli continuano ad avere le mani sporche di pennarello e che passerebbero le ore a disegnare. Nei supermercati, nei ristoranti attrezzati per ospitare i bambini e in molti luoghi della grande distribuzione (tipo ikea) gli spazi dedicati ai bambini sono pieni di colori, fogli e disegni da colorare. Alle feste dei più piccoli si disegna tutti insieme e ci si trucca il viso (che è sempre una forma di disegno).
E anche ieri, recatami da Imaginarium per comprare un regalo, ho visto inviti rivolti ai bambini: portate i disegni dei vostri nonni per festeggiarli insieme a noi; sabato pomeriggio disegniamo tutti insieme!

Quando Giada era piccola ha sentito alla televisione la parola Talento e ha chiesto a George cosa significasse. Lui le ha spiegato che ha talento chi è bravo a cantare o chi è bravo in un'attività sportiva, insomma chi è portato più di altri a fare una determinata attività. Lei ci ha pensato un po' su e poi ha detto: allora io ho talento nel disegno!

A Milano mancano i cortili, spesso mancano anche luoghi dove scorrazzare in compagnia ma nè a Milano nè in nessun altra città mancheranno mai i colori! 

E allora proviamo a comprare e regalare più colori e meno videogiochi e teniamo in casa matite colorate (che non sporcano come i pennarelli;-) per i bimbi che ospiteremo.



Disegno fatto per me da Rebecca, la mia figlioccia!