lunedì 25 novembre 2019

When Harry met Sally!


Se sei Sally Albright ovvero Meg Ryan più di 30 anni fa, prima del chirurgo estetico e dell’inevitabile segno degli anni; se sei Sally Albright e cammini per NY da sola trascinando un 🌲 più grande di te, nessuno penserà che sei una sfigata. Tutti sanno che ritroverai Harry, che ci sarà il lieto fine. E soprattutto chi se ne frega 🙃 Sei a NY e hai un🌲 grande e vero!

 

Se sei Lia Campione e vivi a Milano più o meno dallo stesso tempo in cui Sally passeggiava per NY, se trascini per MILANO (e non per NY), un 🌲 finto appena ricevuto da Amazon e per giunta piove, sei solo una sfigata.

 

Quando sono arrivata a Milano avevo una casa piccolissima e se avessi fatto l’albero sarei dovuta uscire io. Poi sono andata a vivere con George che, come tutti i milanesi, era un sostenitore dell’albero finto per ragioni ecologiche. Ho provato a spiegare che 🎄 finto è triste e sono riuscita ad ottenere un alberello vero dell’ikea che a fine stagione si poteva restituire: l’ikea prometteva di piantarlo di nuovo - se in buone condizioni - o di riutilizzarlo in natura.

 

Poi ci siamo trasferiti in una casa con il giardino e per qualche anno abbiamo fatto 🎄 in giardino.

Fino a quando, un anno in cui aveva resistito particolarmente bene, lo abbiamo ripiantato nel giardino comune. E adesso è lì. Resiste e ciascuno di noi lo addobba con quel che ha.

 

E a casa?

Per qualche anno ho avuto un alberello di swarosvski regalato da Simo, poi un piccolo albero fatto di pigne, comprato in montagna, e poi un albero finto. Ho sbagliato ad acquistarlo e si è rivelato piccolissimo. Era triste e traballante.
E così lo scorso anno mi sono detta: il prossimo potrà essere anche finto ma dovrà essere bello e grande.

L’ho acquistato dopo avere letto tutte le recensioni...e finalmente è arrivato. Lo aprirò in questi giorni e spero finalmente in un’atmosfera natalizia calda e luminosa.

 

Non sarò Meg Ryan, non abiterò a NY ma avrò di un albero 🎄 degno di questo nome!

domenica 3 novembre 2019

Piove ...senti come piove

Inizio con una banalità. La pioggia è bella se stai a casa a guardare un film sotto le coperte, magari con il camino acceso e una cioccolata calda. Ma se cammini per strada e hai la borsa della palestra e il pc... lo è un po’ meno.

La pioggerella ti consente di utilizzare solo un cappello ma se piove (come dicono a Milano) che Dio la manda, allora No! Oltre a tutto quanto sopra, devi tenere l’ombrello ☔️.
L’ombrellino da borsa io non riesco ad utilizzarlo. È comodo solo fino a quando sta, per l’appunto, in borsa.
Quando lo utilizzi poi resta bagnato, ti bagna tutte le mani quando lo richiudi e non ti consente di riporlo in borsa perché è bagnato!
Preferisco di gran lunga l’ombrello con il manico. Lo puoi aprire e chiudere più comodamente ma resta comunque scomodo quando smette di piovere (o alla fine non piove affatto) e devi portarlo inutilmente appeso ad un braccio.
E cosa dire di quando esci la mattina con il ☀️ e poi d’improvviso piove?! Ovviamente non hai l’ombrello e devi prenderlo in prestito. E lo stesso accade quando esci mentre 🌧 e poi smette, naturalmente dimentichi l’ombrello da qualche parte.
Sarà questo il motivo per il quale mi trovo sempre ad avere ☂️ ☂ ☂️di cui sconosco la provenienza?
L’altra mattina per esempio ho trovato in casa un ombrello color geranio (in studio diremmo Magenta) e non ho la minima idea da dove venga e, men che meno, di chi sia. 
È un po’ come la bottiglia di vino. Gli ombrelli girano tra le case, gli uffici e i negozi. Non vengono rubati ma ‘presi in prestito’ al momento del bisogno.
Nella mia vita solo due volte ho avuto un ombrello mio. Acquistato da me e poi naturalmente perso.
Il primo era un ombrellino giallo senape con il manico a forma di papera che ho perso e ritrovato mille volte. Ad essere precisi io lo perdevo e Fabrizio (il mitico Fabri addetto alle commissioni in studio) lo recuperava a destra e a manca durante i suoi giri fino a quando l’ombrello, e non Fabrizio, si è smarrito per sempre. 
Il secondo era un ombrello verde bosco con il manico, acquistato da Coccinelle. Una mattina lo portai con me andando a scegliere le piastrelle per la nuova casa e lo lasciai fuori dal negozio nell’apposito porta ombrelli.
All’uscita non c’era più e il proprietario del negozio mi diede il suo: un ombrello Blu con la scritta 'Primula piastrelle'. Chissà dove si trova adesso!?😜

mercoledì 30 ottobre 2019

Tutte le famiglie felici si somigliano...

...ogni famiglia infelice lo è a modo proprio.
Credo che l'incipit di Anna Karenina sia uno dei più famosi e veri al mondo.
L'ho riletto da poco. Anzi l'ho riascoltato: 42 ore di ascolto dalla voce vellutata di Anna Buonaiuto. Avevo in mente di rileggerlo da tempo ed in effetti parecchie cose non le ricordavo.
L'ho letto una prima volta da giovanissima, avevo forse 15 o 16 anni, e ricordo che mio zio Luigi da quel momento (e senza neanche indagare se nella vita avessi letto altri libri) mi elevò al rango di persone colte in base ad una sua personale classifica e qualche anno dopo mi regalò il Maestro e Margherita. Zio devo confessarti che non sono mai riuscita a finirlo ma in compenso ho letto moltissimo altro. Il Maestro e Margherita, anche questo potrebbe servire per farmi restare nel novero delle persone colte o che frequentano persone colte, è il libro preferito di George (mio marito:-); ne abbiamo anche una versione in lingua originale comprata a Mosca e, se non ricordo male, la serie in DVD sempre in versione originale.


Tornando alla povera Anna, donna non tanto innamorata quanto insicura, infelice e vittima delle convezioni, leggendo mi sono chiesta tante cose.


Perché non esistono più romanzi così lunghi e disseminati di dettagli praticamente inutili rispetto allo svolgimento dei fatti principali?
Perché al nostro book club si sceglie il libro anche in base alla sua lunghezza?
Perché le case editrici non pubblicano più libri lunghi tranne che in casi di thriller o di fantasy?


Oggi chi scrive ha meno tempo di Tolstoj e chi legge meno tempo dei lettori di un tempo.
Chi scrive ha fretta di finire e chi legge ancora di più.
Chi scrive ha già preso accordi per il prossimo romanzo e chi legge spesso legge più cose contemporaneamente.
Insomma credo che la letteratura russa dei tempi di Tolstoj non sia compatibile con i nostri ritmi.


Io stessa infatti non lo avrei mai riletto se non avessi avuto l'audiolibro e se non fossi stata in vacanza.


Mi è ripiaciuto moltissimo, mi ha fatto compagnia anche se devo confessare che ho trovato il personaggio di Anna meno affascinate di quanto non lo avessi trovato da ragazza.


Ho invece maturato una forte simpatia per Konstantin Dmitrič Levin, un uomo molto attuale nei cui pensieri mi sono ritrovata.


Soprattutto in una sua frase (ascoltata quando ero quasi allo stremo delle forze;-)
Viviamo bene ma pensiamo male...e se pensassimo tutti un po' meno?! vivremmo meglio...chissà

mercoledì 18 settembre 2019

Il magico potere del riordino

Faccio una confessione. Il libro (di Marie Kondo, assoluto best seller) non l'ho letto nonostante l'abbia comprato e anche scaricato su Audible. Ho provato ad ascoltarlo per non più di 15 minuti e ho notato che l'autrice ripete ossessivamente che una volta letto il libro e applicati tutti i consigli, si smetterà di riordinare per sempre.
In altri termini, il vero segreto del libro è quello di insegnare a riordinare una volta per tutte e poi mai più [nota: questo è quello che ho compreso io].

A parte il fatto che mi chiedo come sia possibile.
Se acquistiamo altre cose dovremo prima o poi riordinarle...
E le cose vecchie... non dovranno presto o tardi essere buttate via?
Il vero punto è che a me ordinare e riordinare piace.

Mi piace riordinare i libri (non spesso ma di tanto in tanto lo faccio) e trovare quel volumetto acquistato in un mercatino che mi viene voglia di leggere o quel libro che ho letto una vita fa e che voglio rileggere o qualche libro acquistato (io compro molto anche in base al titolo, alla copertina e al mood del momento) e mai letto.

Adoro riordinare i vestiti e gli accessori...e solo così utilizzo tutto quello che possiedo. Nessuno di noi ha il guardaroba di casa Windsor (non nel senso di bellezza dei capi che contiene..perché i nostri sono più belli, ma nel senso delle dimensioni) e neanche (per stare più su Milano) quello di casa Necchi- Campiglio, ed è un dato di fatto inconfutabile che se le cose non le abbiamo sotto gli occhi non le vediamo e ci dimentichiamo di averle. Non parlo del pantalone nero..ma della camicetta acquista da H&M in preda ad un attacco compulsivo. Se l'abbiamo presa è perché ci piaceva...e allora perché non indossarla? Perché come la maggior parte delle cose che abbiamo non ci serve e ce ne siamo dimenticate....ma se la ritroviamo e la mettiamo in vista la indosseremo e pure volentieri.

Lo stesso vale per la biancheria, il cibo non fresco (attenzione alle scadenze), i medicinali, i cassetti della scrivania in ufficio...e potrei andare avanti all'infinito.

Riordinare mi rilassa, evoca ricordi quando trovo quel biglietto di auguri ricevuto secoli fa o il ritaglio di un giornaletto di G per mi aveva detto di tenere perché voleva che le compressi un body per la danza con la scritta "Teatro alla Scala", il segnalibro con scritto "Auguri Mamma, ti voglio bene", qualche vecchia foto, la borsetta di paglia comprata a Ponza e i miliardi di oggetti frutto di attacchi compulsivi che spesso mi provocano ilarità, altre volte incredulità (come ho fatto a comprare una simile cretinata?) e altre incazzatura😠.
 
Tutto questo ovviamente ha un rovescio della medaglia: a riordinare si perde un tempo infinito e tante volte provoca angoscia proprio perché ci rendiamo conto di avere tanta (troppa!) roba inutile.
Che fare?
1. smettere di comprare e cercare di ridurre al minimo gli attacchi compulsivi. Sarà come gustare un gelato dopo mesi di dieta 😎
2. avere il coraggio di buttare (ma non come dice George per poi riacquistare!)
3. Indossare la camicetta di H&M come se fosse di YSL.

Buon riordino a tutti (questo è il mese giusto)

domenica 1 settembre 2019

...ha abbandonato

Le chat di whatsapp possono diventare un’arma di distruzione di massa.
Ci sono chat di famiglia, tra amiche o di classe (le peggiori perché ci danno la misura del tempo che passa inesorabile) in cui si pubblica di tutto dalle foto delle vacanze, alle informazioni di servizio, dagli auguri di compleanno, Natale, Pasqua e così via fino agli immancabili tramonti. Cosa fare? Resistere, postare il meno possibile e fare in modo che tali chat adempiano solo allo scopo per cui sono state create. Tenere in qualche modo unito un gruppo di persone lontane nel tempo e nello spazio ma legate da affetto e da un pezzo di vita condivisa. Nella mia chat di classe, tutto sommato, funziona così.

Poi ci sono le chat con uno scopo più specifico: un gruppo unito da un interesse comune: un hobby, un lavoro, un evento, una cena, ecc. ecco in questo caso andrebbero messe delle regole ferree. Se la chat serve per parlare di marmellate è solo di quello che bisogna parlare...niente tramonti o albe, foto di posti meravigliosi, auguri e soprattutto niente ringraziamenti...non è maleducazione ma sopravvivenza😊.

Due cose. Perché continuare a comunicare a tutti dove siamo, cosa stiamo facendo, ecc. se abbiamo fatto una bella vacanza non è più bello raccontarlo alla prima occasione?!
Sto finendo per rimpiangere le noiosissime serate a guardare le diapositive delle vacanze!
Passi per Instagram o Facebook...andare a curiosare è una scelta ma la chat di whatsapp no quella ci costringe a guardare per capire se il messaggio è importante o se richiede una risposta.

Ci troviamo in un circolo vizioso. Siamo sempre connessi, comunichiamo in tempo reale ogni nostro spostamento, ogni esperienza e persino ogni stato d’animo e quando ci incontriamo, non avendo nulla da dire guardiamo, Instagram.

Personalmente se al ristorante i miei vicini di tavolo non si rivolgono la parola perché stanno tutto il tempo a guardare il cellulare, se possibile cambio tavolo.
Ieri accanto a noi c’era una coppia. Lei ha guardato tutto il tempo il cellulare e lui per ammazzare il tempo continuava a rileggere la lista dei piatti del giorno 😂😂😂
La seconda cosa è che sono felice di non avere una figlia in età scolare. Pare che le chat di classe abbiano causato più morti di un’epidemia 😲😲

martedì 13 agosto 2019

Un pensiero per Nadia Toffa

Solo chi conosce personalmente il cancro ne può parlare. Io posso.
È strano ma è così. Dal cancro si può anche guarire mentre ci sono malattie autoimmuni o croniche che ti peggiorano sensibilmente la qualità della vita, che ti costringono a cure senza la parola fine, che peggiorano lentamente. Però fanno meno paura. Non posso parlare della condizione psicologica di chi le ha ma credo che si impari a conviverci. 
Con il cancro no. Il terrore corre sul filo, i capelli cadono, le ciglia e le sopracciglia anche. Il cancro  mette a nudo e sotto gli occhi di tutti la devastazione psicologica che crea nel malato, la perdita di dignità e il contatto tangibile con la morte.
Oggi è morta una ragazza giovane e bellissima che come tutti i malati di cancro si é aggrappata alla vita sino all'ultimo secondo. Che ha combattuto nel modo in cui sapeva farlo, comunicando e condividendo.
È giusto o ho sbagliato?!
Non lo so. E soprattutto non mi importa. 
Non ho mai seguito molto da vicino chi si ammala e ne parla in TV. Probabilmente l'avrei fatto anch'io se fossi stata famosa? Non lo so...
Credo che vedere la malattia in diretta mi faccia paura perché ancora una volta realizzo quanto la persona malata stia soffrendo e quanto quello sia un modo (probabilmente poco efficace ma senz'altro utile) di combattere la paura.
È assurdo ma é così...più si sta male e più ci si sente forti e combattive (il femminile é d'obbligo ma neanche tanto).
É una forma di ribellione e di amor proprio. Non so come mi andrà a finire ma intanto ti combatto e addirittura ti ignoro...tanto cosa ho da perdere.

Dicono che addirittura il cancro migliori le persone, le renda più vulnerabili e dunque più autentiche.
Ricordo che quando andai a comprare un foulard di lana in previsione di un inverno senza capelli, la commessa mi disse. Dicono che renda migliori..peccato che lei non ne abbia bisogno. 
Nadia non ne aveva bisogno questo é sicuro..aveva ancora troppo tempo davanti ed è molto doloroso pensare che una donna giovane, bella e intelligente abbia dovuto lasciare questa terra così presto.
Le auguro solo di avere mantenuto il sorriso fino all'ultimo, le auguro di essere stata fiera di sè stessa, le auguro di essere stata un po' felice. 

mercoledì 7 agosto 2019

Mi ha cambiato la vita

Lo diciamo spesso, impropriamente, riferendoci a piccole cose del quotidiano, a piccoli miglioramenti. 
In realtà le cose che cambiano la vita dovrebbero essere le svolte epocali, i grandi cambiamenti come la nascita di un figlio, un trasferimento, una perdita importante.
Ma se la vita è fatta solo dei momenti importanti e memorabili che cosa è tutto il resto?
Io credo invece che la vita non sia fatta solo di quadrifogli, quelli che non li trovi mai perché pochi ne esistono.
La vita è fatta di tutti i giorni e i piccoli momenti, le piccole cose per assurdo (ma neanche tanto) hanno più importanza delle svolte epocali.

Se ho trovato una strada più breve per andare al lavoro che mi fa risparmiare tempo e mi evita code...quello mi cambia la vita.

Se elimino una piccola routine quotidiana che ritenevo necessaria ma iin fondo era solo un fastidio, quello mi cambia la vita.

Se mi opero agli occhi ..e finalmente ci vedo quello mi cambia la vita.

Se scopro di apprezzare qualcosa che prima non apprezzavo semplicemente perché non lo avevo mai provato, quello mi cambia la vita.

La vita te la cambia passeggiare al mattino, correre invece di andare in palestra, cercare gli occhiali sul comodino e ricordarti che ci vedi. Avere scoperto gli audiolibri e averne letti 18 in 3 mesi, andare al lavoro con il sorriso perché sei contento di quello che fai, tornare a casa e trovare la cena pronta, e tanto altro ancora.

Come diceva il grande Claudione, la Vita è adesso...non sprechiamo tempo ad aspettare svolte epocali ma partiamo da cambiamenti piccoli e perciò realizzabili. Il quadrifoglio potremmo non trovarlo mai e non perché siamo sfigati, semplicemente perché ce ne sono pochi 🍀