venerdì 29 dicembre 2017

E poi c'è Vasco...

Non sono un'esperta di musica, l'ho già detto, ma ho trascorso (e trascorro) la mia vita accanto a persone che ne ascoltavano e ne ascoltano tanta. Papà, poi i miei fratelli e adesso George.
Delle canzoni italiane della mia generazione e di quella precedente conosco tutte le parole a memoria. Preferisco la musica italiana per il motivo di cui sopra: sono stonata come una campana ma mi piace cantare. 
Se si pensa ai cantautori cari prima ai miei fratelli e poi a me c'è sempre un prima e un dopo. Le prime canzoni di Pino Daniele, di Lucio Dalla, di De Gregori ma anche di Vecchioni e poi di Battisti, Baglioni e di Gianni Morandi (I love Gianni) non sono paragonabili al repertorio più recente.
Rimmel, Futura, Luci a San Siro, Napulè sono un'altra cosa. Non c'è storia.
E poi c'è Vasco!
Lo conosco da sempre ma ho imparato ad amarlo grazie a George che ne conosce il repertorio a memoria. Recentemente tornavamo da una serata musicale con dei miei colleghi e in macchina abbiamo trovato un CD di Vasco. Abbiamo cantato a squarciagola fino a casa. La nostra canzone preferita é La nostra relazione, la mia é Un senso. Pare che Bersani l'avesse chiesta come inno del PD che, in effetti, al momento un senso non ce l'ha. 

Ieri sera hanno replicato il concertone di Vasco a Modena e, a differenza della volta in cui è andato in onda in diretta dove Bonolis conduceva interrompendo in continuazione perché bisogna garantire i diretti al DVD che sarebbe stato prodotto, ieri ce lo siamo goduto dall'inizio alla fine. Abbiamo cantato ovviamente e riflettevamo sul fatto che Vasco ha il suo stile e quindi spesso si ripete. A volte é il plagio di se stesso. Usa spesso le parole Va bene e la parola favola ma le sue canzoni sono tutte bellissime, dalla prima all'ultima. Tra due anni ne compirà settanta, ha avuto seri problemi di salute ma la vena poetica non si è esaurita.
È bello restare a Milano tra Natale e capodanno. La città si svuota quasi come a ferragosto. Gli amici sono via e quelli rimasti sono rimasti per lavorare. 
Si può restare a casa al calduccio a cantare le canzoni di Vasco.

martedì 26 dicembre 2017

Come una casa

Ho letto all'aeroporto di Malpensa, davanti ad un'esposizione temporanea, che é casa ogni posto in cui si vuole ritornare. 
Prima di Natale sono dovuta andare per un Day hospital all'Humanitas con mia figlia.
Per i non milanesi, l'Humanitas é un ospedale all'avanguardia sito nella ridente cittadina di Rozzano (Rozzangeles per gli amici!). Per dirla all'inglese in the middle of nowhere.
Niente di grave per G ma sempre un fastidio come tutte le volte in cui ci sono di mezzo ospedali e controlli. Una giornata in ospedale non è mai piacevole. Ma trascorrerla insieme (quando i figli crescono ogni momento è buono per stare insieme:-) é stato un po' più piacevole. Ci sono volte in cui anche se sei grande ci vuole la mamma ❤️
Arriviamo di buon ora con lei alla guida (da quando ha la patente la lascio sempre guidare) e mentre ci rechiamo al primo appuntamento incontro una giovane dottoressa che mi ha seguito anni fa. Ci siamo abbracciate forte. Eravamo entrambe felici di vederci. 
Poi andiamo a fare l'ecografia e anche lì incontro una dottoressa che conosco bene. Per dirla tutta é stata colei che si è preoccupata di approfondire quello che poteva sembrare una schiocchezza e in tempo record ha appurato che schiocchezza non era. Si é avvicinata a noi, ha subito controllato la prescrizione di Giada e mi ha chiesto di farla chiamare quando sarebbe stato il nostro turno. Grazie di cuore!
Poi andiamo al bar in attesa dei primi risultati e incontriamo un caro amico di Messina che lavora lì da sempre, ci fermiamo a chiacchierare, mi chiede di George (si ricordava di averlo visitato una volta) e si ferma con noi per un bel po' fino a quando non deve tornare in sala operatoria.
Finalmente completiamo il nostro giro di visite e controlli e mentre ci dirigiamo all'uscita, incontro uno dei chirurghi che mi ha operato. Si ricorda di me, si ricorda anche che è passato del tempo...per fortuna, dice. E ci salutiamo affettuosamente.
A questo punto G osserva: Certo che qui sei di casa! In effetti! 
Devo ammettere che é un posto che mi infonde serenità. Mi sento sempre nelle mani giuste e sempre contenta di tornarci. Può sembrare strano ma é così. 
I medici che ho incontrato in questi anni rappresentano la vera essenza dell'essere medico. Seri, scrupolosi, presenti e felici, sinceramente felici, di vedere che i pazienti ce la fanno.
E a loro che voglio fare i miei auguri di cuore per un sereno Natale. Il mondo sarebbe più brutto se non ci fossero e sono felice che mia flglia abbia avuto la sensazione di calore che provo io tutt'e le volte che vado a Rozzangeles 😜!

martedì 12 dicembre 2017

Ti meriti di più




Oggi in radio ascoltavo i 5 modi peggiori per lasciare una persona: 

5. tramite email

4. semplicemente ignorando i messaggi dell’altro/a

3. trattandolo/a male (così sarà lui/lei a lasciarmi)

2. litigando in pubblico 

1. usando frasi fatte come restiamo amici, ti meriti di più, ecc. 

 

Ma perché ci si lascia? Perché finisce l’amore? Non credo sia solo questo, anzi credo che l’innamoramento (spesso confuso con l’amore) finisca fisiologicamente in tutte le storie anche in quelle che durano tutta la vita. L’amore invece non finisce ma inevitabilmente si trasforma insieme alle persone che lo alimentano. Se non si ha la capacità di adattarsi ai cambiamenti e, a volte, neanche di comprenderli allora si dà la colpa all’amore che è finito o all’altra persona (non sei più la persona che conoscevo...ma perché tu sei la stessa persona?). Io avrei paura di qualcuno che resta uguale a se stesso tutta la vita. Certo restano i tratti salienti del carattere. Alcuni modi di essere. Se uno è simpatico per esempio...di quelli che rendono allegra qualunque serata, è difficile che cambi completamente diventando addirittura antipatico o asociale. 

Ma i cambiamenti legati alla crescita e alla maturazione personale sono inevitabili e necessari. 

 

C’è poi un altro tema ed è la confusione che si fa all’inizio di una storia. Si confonde l’amore con l’attrazione e con l’innamoramento. Una storia (tranne che in rari casi) non inizia neanche se non c’è attrazione, se non ci sono le farfalle nello stomaco. Però sono farfalle che - come noto - hanno vita breve. Se muoiono senza trasformarsi è giusto che la storia finisca. 

Ma perché non dirlo chiaramente senza ricorrere a frasi fatte? Chi lo decide non vuole ferire l’altro/l’altra ma è solo un’idea sbagliata perché se un sentimento muore è morto per entrambi basta solo capirlo e se si vuole provare a resuscitarlo (può succedere eccome) lo devono volere entrambi. 

 

Terza opzione: fino a ieri pensavo di essere innamorata/o ma poi mi sono innamorato/a di un’altra persona. Non funziona così. L’innamoramento è un passaggio e quando passa bisogna essere entrambi pronti a cogliere l’attimo. Se si è pronti a cogliere l’attimo allora vuol dire che la storia in essere era già finita (per i motivi di cui sopra) ma si preferiva non accorgersene fino a quando il diavoletto non ci ha messo la coda!

domenica 3 dicembre 2017

Punti di riferimento

Sono a Londra e ieri mattina sono andata a correre. È la prima volta da quando corro assiduamente che mi organizzo per portarmi il necessario per la corsa a Londra. L'ho faccio spesso ultimamente se so di avere tempo e devo dire che è bellissimo!
Pensavo di andare in un parco ma nella zona in cui dormiamo (Belgrave) ci sono solo parchetti privati. Però i marciapiedi sono alti e grandi e le strade poco trafficate (di sabato mattina alle 8:-) e così ho deciso di correre per le vie qui intorno. 45 minuti di freddo resi sopportabili grazie ai miei nuovi acquisti (guanti e cappellino per la corsa) inaugurati qui a Londra.
Come fare a non perdermi? È vero avevo il cellulare ma quello lo uso per la musica e non riesco a godermi la corsa se devo guardare il display. E così ho individuato una piccola chiesa (credo Saint Charles) posta abbastanza vicino all'albergo e da lì mi sono costantemente avvicinata e allontanata senza mai perderla completamente di vista.


Mentre correvo pensavo che in fondo anche nella vita è importante avere dei punti fermi. Possono essere degli obiettivi o dei principi morali dai quali - per tutta la vita - si decide di non trascendere.
Questo non significa restare statici, non evolversi o non cambiare mai idea. Significa essere coerenti e desiderare fortemente certe cose o credere fortemente in certi valori.


Per esempio se una donna decide di non volere dei figli o una famiglia (faccio volutamente questo esempio perchè quello contrario sarebbe banale), perchè crede di essere uno spirito libero, crede di non avere voglia o di non essere capace di fare rinuncie e compromessi (che non sono tali per chi lo vuole ma lo diventano se ci si sente forzati) o, più semplicemente, di non essere portata, non deve poi cambiare idea solo per aderire ad una convenzione sociale o per fare piacere a qualcun altro ma solo nell'eventualità in cui davvero voglia cambiare idea, senza rinunciare a se stessa o cambiare il punto di riferimento.
Detto così è riduttivo perchè è un argomento delicato ma é solo un esempio.


Lo stesso dicasi per chi ha dei valori morali a cui non vuole rinuciare. Mai farlo se non per fare piacere a se stessi. La coerenza è importante e se si resta tali magari un po' si soffre in certi momenti ma poi ci si sente meglio e si consolida una personalità più forte e meno attaccabile o vulnerabile.


Chissà se sono riuscita a dire quello che volevo...ci penserò meglio alla prossima corsa.







domenica 19 novembre 2017

Second hand home

Se vivi in una casa da parecchi anni, hai roba sufficiente per arredarne un'altra! Non ricordo dove o da chi l'ho sentito ma adesso posso confermare che é vero.
Da qualche settimana George ed io abbiamo preso una casetta al lago. Ci pensavamo da sempre ma rimandavamo l'idea per non essere vincolati ad un posto, per continuare ad andare in giro per l'Italia, per non dovere pulire due case, e via dicendo.
Adesso che siamo più vecchietti e più stanchi (non ho ancora capito se sono le settimane ad essere diventate più pesanti o io ad avere meno energie 😜) ci siamo decisi.
Casa piccola, ad un'ora da Milano e poco costosa! Trovata grazie ad un amico di George in un pomeriggio di settembre. 

La casa era disabitata da un po'; il proprietario l'ha rimessa a posto e mi ha detto: io ho buttato tutto quello che era vecchio e rotto per il resto scegli tu. Quello che non ti piace buttalo pure.
Ho tenuto piatti e coperte della nonna e ho aggiunto tutte le cose in più che avevo tra cucina, casa e cantina.
Adesso ho una casetta calda e piena di Mug dei Diddle raccolte da Giada negli anni delle elementari, calamite acquistate nei nostri viaggi (da quando ho la nuova cucina erano state custodite in cantina insieme alla collezione di papere), coperte colorate, mestoli comprati a Cuba, teglie prese con i punti dell'esselunga, asciugamani e lenzuola che non ricordavo di avere, tappeti comprati qua e là nei bazar, un porta bicchieri con porta tovaglioli coordinato che chissà da dove arrivava e tante collane esotiche prese in Marocco e a Petra.
Chissà perché nelle case si accumulano cose che non si usano e invece di usarle se ne comprano delle altre. Chissà perché si raccolgono i punti dell'esselunga e soprattutto chissà perché si collezionano papere.
Forse per arredare la casetta al lago😃? 


venerdì 10 novembre 2017

La cambio io la vita che...(PARTE I)

Questa mattina Amazon mi ha svegliato con una buona notizia. Il mio ordine (biografia di Patti Pravo, La cambio io la vita che, n.d.r.) sarà consegnato in anticipo.
È stato un acquisto compulsivo, ma cosciente, fatto dopo aver visto in TV l'intervista di Fabio Fazio.
Amo le biografie...soprattutto quelle delle donne e mi piace leggerle in periodi come questo in cui sono particolarmente stanca (ultima letta: la biografia di Wallis Simpson).
Pausa pubblicitaria (come direbbe il mio mito, Gabriele Romagnoli): sulla vita di Wallis Simpson guardate il film di Madonna W.E., un gioiello!

Non divaghiamo.
La vita di Patti Pravo è stata piena, trasgressiva, e credo ripercorra in parte la storia di un certo costume e della musica Italiana. Talenti e mode che non torneranno più e che nella loro trasgressione avevano un contenuto che oggi non esiste (quanto meno a livello musicale).

Guardavo Patti Pravo e vedevo un mostro. L'avevo già notato più volte ma in quest'occasione l'ho trovata impressionante e completamente sfigurata.
La domanda è sempre la stessa: PERCHÉ? 
Perché una donna intellettuale e intelligente che sembrava non avere paura di niente e di nessuno; che sembrava indifferente al giudizio altrui, ha paura di invecchiare?

Se scrive la sua biografia sembrerebbe ovvio che accetti di raccontare il passato e gli anni trascorsi.
E allora perché non limitarsi a essere una bella settantenne invece che un Avatar?

L'altra sera andando al cinema abbiamo visto, mentre eravamo fermi al semaforo, una signora senz'altro settantenne, elegantissima e bellissima. Magra, capelli bianchi, poco trucco, abbigliamento sportivo adatto alla sua età. Ho detto a George: io voglio diventare così. E lui, che mi vuole bene, ha risposto: diventerai così!

Davvero non me lo spiego.

Non è possibile che non se ne accorga, né lei, né chi le sta accanto.

Ricapitolando quale sarebbe il tema: non voglio che si veda che sto invecchiando ma voglio apparire un mostro....c'è sempre qualcosa che si vede alla fine. Hai la pelle liscia ma non sei tu (a parte il fatto che il dato anagrafico è difficilmente occultabile) e quindi qualcosa é comunque cambiato. Perché non lasciare che la natura faccia il suo corso? La natura la si può aiutare ma non combattere.
Chi penserà...guarda Patti Pravo é come se avesse ancora vent'anni oppure come sta invecchiando bene. NESSUNO!!

Ricordo che quando anni fa ho trascorso un periodo senza capelli, non ho voluto mascherare la realtà con una parrucca e portavo il foulard. Si vedeva quindi che c'era qualcosa che non andava.
Poi i capelli hanno iniziato a crescere e un pomeriggio le mie amiche sono venute a prendere un tea. I capelli erano cortissimi ma essendo un pomeriggio tra amiche avevo tolto il foulard. 
Tutte hanno iniziato a dire che stavo bene ma io dicevo no ....é troppo presto per togliere il foulard, si capirebbe che c'è qualcosa che non va. E una di loro ha giustamente osservato: e perché con il foulard no?
In effetti...

Ps nel frattempo è arrivato il libro. La seconda parte del post la scriverò dopo averlo letto!

lunedì 23 ottobre 2017

Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me.

In questo periodo dell’anno per chi si sveglia presto e finisce tardi di lavorare è sempre buio. 
La luce non arriva prima delle 7.30 e sparisce verso le 19 (la prossima settimana tornerà l’ora solare e farà buio ancora prima).
Io sono mattiniera, vado a correre e alla fatica di tutto questo (che poi non è fatica perché mi piace) si aggiunge che devo ‘aspettare’ la luce al mattino ed evitare i parchi la sera. 

Quando sono venuta a vivere a Milano tutti mi chiedevano cosa mi mancasse della Sicilia.
Il mare? La vista del mare senz’altro e anche l’odore ma non il mare in sé. Il fatto che la gente ad ottobre faccia ancora il bagno (servizio classico al telegiornale come quello sui consigli per proteggersi dal caldo!) non mi ha mai attirato né mi ha fatto venire una particolare nostalgia per la Sicilia. 
Il clima? Neanche tanto. In Sicilia non ci sono le mezze stagioni e io amo la primavera che a Milano ESISTE. 
Il verde? No. Milano è piena di parchi e io abito in campagna. 

E allora cosa? La luce e le stelle. Ecco cosa mi manca. Volgere lo sguardo al cielo e vedere una bella luce e non il grigio costante dei mesi invernali milanesi o, meglio ancora, volgere lo sguardo al cielo e vederlo tempestato di stelle; avevo una maglietta comprata a Stromboli sulla quale c’era scritto: a Stromboli ci sono le stelle in cielo e in terra!

Stanotte ho dormito male. Finita la pausa weekend mi sono tornate in mente le 1000 cose da fare al lavoro e a questo si è aggiunto qualche altro pensiero molesto. Mi sono svegliata più presto del solito e sono uscita che era ancora buio. Mentre attraversavo il cortile chissà perché ho rivolto lo sguardo al cielo ed era pieno di stelle. Credo di non averlo mai visto così prima d'ora a Milano. 
Domenica é stata una giornata ventosa (a Milano il vento é raro come le stelle) e il vento ha pulito l'aria e sgombrato il cielo dalle nuvole e a me è tornato il buon umore...

Basta poco e non mi stancherò mai di dirlo...pensare positivo fa stare meglio. È banale ma ce ne dimentichiamo troppo spesso e troppo spesso ci dimentichiamo di volgere lo sguardo al cielo a cercare le stelle.⭐️⭐️⭐️


domenica 8 ottobre 2017

Si lo so...lo conosco benissimo 😳

Lunedì mattina in Tram.
Un ragazzo è già lì forse da prima di me e ne sale un altro. I due si conoscono e anzi il primo lo saluta in modo scherzoso: é salito il controllore.
Poi iniziano a chiacchierare e io - come da sempre adoro fare - ascolto.
RGIT (ragazzo già in tram): allora come va?
RAD (ragazzo arrivato dopo): tutto bene, grazie, la settimana ricomincia
RGIT: dove scendi?
RAD: in via xxxx. Lavoro da xxxx (e nomina una società di revisione famosissima)
RGIT: ah lavori lí. Ma a che gruppo appartiene la tua società?
RAD: non appartiene ad un gruppo 
RGIT: ma si la conosco benissimo. Siamo clienti
RAD: [e allora perché lo chiedi?]
RGIT: e i vostri concorrenti sono...(e non finisce la frase)
RAD: (nomina le altre tre società di revisione che si contendono il mercato mondiale. Le chiamano le Big4)
RGIT: sì, sì le conosco benissimo. E tu di cosa ti occupi?
RAD: di fiscalità internazionale in relazione alle persone fisiche. Assisto fiscalmente le società che devono trasferire dipendenti all'estero 
RGIT: ah chiarissimo: quindi 231, compliance, quella roba lì. Ho capito benissimo 
RAD: [?!?!] mah...non esattamente
RGIT: ho capito benissimo...ciao devo scendere

È finalmente RAD ha potuto pensare ai fatti suoi in tutta serenità senza avere accanto qualcuno che...ovviamente già li sapeva o li aveva capiti benissimo.

Domani è lunedì...ATTENZIONE AGLI INCONTRI IN TRAM!


mercoledì 20 settembre 2017

Vado a scuola📕

Ieri mattina sono arrivata in studio correndo. Ho attraversato la città passando davanti a numerose scuole. Mi ha colpito moltissimo la quantità di papà che ho incontrato. I papà (almeno a Milano) lavorano tanto, spesso sono via, fanno tardi la sera ma al mattino (quando ci sono) portano i figli a scuola. Anche la mia bambina all'asilo e poi alla scuola elementare andava accompagnata dal papà in moto (le avevamo comprato un casco con le orecchie 🐰), poi è cresciuta e ha cominciato ad andare a scuola a piedi con alcuni compagnetti. Attraversavano il parco: da casa nostra partivano in tre e arrivavano a scuola in dieci.

Qualche anno fa durante una presentazione di un suo libro dedicato ai bambini la dott.sss Bernardini (quanto ci manca dottoressa!) aveva parlato del ritorno dei papà. Dei papà che si vedevano nei parchi o nei giardinetti a Milano: si mettevano i bambini a cavalcioni sulle spalle e poco importava se le scarpette sporcavano la camicia di terra.

Io frequento i parchi solo la mattina presto e di papà con bambini ovviamente non ne incontro ma stamattina sono rimasta positivamente colpita dai papà e dalla fierezza che ho letto nel volto dei bambini; per mano, in motorino con il caschetto, in bici. Ho visto anche una bambina grande (quasi ragazza) che andava a scuola con il papà e mi sono ricordata di me che ho fatto il percorso inverso. Alle elementari e alle medie andavo a scuola a piedi perché erano vicino casa (la scuola media era proprio vicinissima) ma poi al liceo (dai Gesuiti) bisognava andare in macchina. Io mi svegliavo sempre tardi e a volte mi accompagnava papà con la Lancia  Delta. Fumava anche in macchina (parliamo di secoli fa) e il prete sulla porta, che era lì pronto a registrare il mio ritardo, mi chiedeva: hai fumato? Ma no padre sono venuta con Papà!! 

Gli amici non si ringraziano

È una frase che mi ripeteva sempre una mia amica (ciao Giusy!) quando, dopo qualche mio sfogo o lamentela, la ringraziavo per avermi ascoltato o per avermi chiamato per sapere come stavo; era un periodo in cui non mi sopportavo neppure io. 

Dire grazie 😊 è corretto ed educato ma sentirsi in dovere di ricambiare la cortesia o scusarsi per avere approfittato, con un amico non serve. Il vero amico è lì anche perché sa che presto potrebbe toccare a lui. L'amicizia è chimica (ci si sceglie perché c'è sintonia) ed è soprattutto reciprocità. 

Purtroppo la vita di tutti giorni è frenetica. Con molti...tanti amici non si riesce ad avere la quotidianità che si vorrebbe ma si riprende la confidenza in un attimo alla prima occasione. È questo il bello dell'amicizia quando è vera. Se manca la spontaneità, se non si sa cosa dire, può essere un bel rapporto di conoscenza e di simpatia ma non è amicizia. 

Con gli amici bisogna essere spontanei e sinceri senza sovrastrutture. Tante volte siamo diversi nel modo di vedere le cose e di affrontare la vita ma siamo amici. Giudicare gli amici non serve. Piuttosto è meglio dire sinceramente che non la si pensa allo stesso modo o addirittura che non si approva. 

Ci sono volte in cui si chiamano gli amici che non si sentono da un po' per chiedere un'informazione o una cortesia. Siamo sinceri! Non esordiamo dicendo: ciao ti ho chiamato perché ti volevo sentire e poi volevo chiederti se....
Non ce n'è bisogno. Ti ho chiamato perché mi sono ricordato che tu conosci....oppure avrei bisogno del tuo aiuto è molto più vero!

mercoledì 23 agosto 2017

Di nuovo insieme 👙

Il reggiseno e le mutandine devono essere puliti, in ordine (senza buchi e scoloriture) e coordinati.
Lo diceva mia nonna....perché se ti capita l'incidente e ti devono spogliare mai che si veda una mutandina vecchia e bucata. Per il resto ti puoi anche rompere l'osso del collo ma in ospedale devi arrivare in ordine e, solo dopo, vivo (requisito meno importante:-)

Il coordinato é per me un must soprattutto nell'intimo. Forse retaggio di quello che diceva la nonna Lia, forse semplicemente cura.

Mi trovavo in vacanza in Marocco; quella notte avremmo dormito in tenda nel deserto. I bagni e le docce erano ovviamente comuni. Vado a fare la doccia portandomi già quello che avrei indossato per la notte. Se non ricordo male una tuta. Mi spoglio, mi lavo, mi rivesto e dimentico nel vano doccia la camicia, il pullover, le mutandine e il reggiseno (ovviamente coordinati).
Sono tornata quando me ne sono accorta ma non ho trovato nulla. Pazienza...

Mi è rimasta quindi una mutandina spaiata (ne compro sempre due insieme al reggiseno) che guardavo sempre con dispiacere pensando che quel completino mi piaceva e che la mutandina rimasta probabilmente si sentiva sola. L'ho declassata a mutandina per la notte e ho continuato ad usarla sempre però con un retropensiero amaro.

Fino a quando, pochi giorni fa, mi sono accorta che l'elastico si stava rompendo e ho dovuto buttarla. 
Mi sono sentita un po' sollevata e ho pensato che finalmente la mutandina spaiata (oggetto di tristezza come direbbero al ruggito del coniglio!) si è ricongiunta con i suoi cari:-).

Noi ....


sottotitolo: i panni sporchi si lavano in casa.
Durante le vacanze ho letto tantissimo, mai come quest'anno. Tra i tanti libri, in aereo durante il viaggio di ritorno, ho letto Babilonia di Yasmina Reza pubblicato da Adelphi. É una storia talmente reale da sembrare surreale che vede coinvolte due coppie che vivono nello stesso palazzo. Non si frequentano abitualmente ma si ritrovano alla stessa festa. Non per caso, in realtà. La coppia che ha organizzato il party teme che le sedie possano scarseggiare e invita i vicini alla festa solo per avere la possibilità di chiedere loro di portare giù qualche sedia. 😳
Qui non voglio parlare del libro ma di una frase che mi ha molto colpito e che rappresenta per me una dei valori fondamentali che tiene insieme una coppia e che dovrebbe essere alla base di un rapporto di coppia longevo e saldo.
In una coppia ognuno deve sforzarsi di fare onore all'altro. Quel che diamo a vedere di noi si riflette su quello che la gente penserà dell'altro.
Questo scambio tra moglie e marito avveniva dopo la festa (chissà perché le liti tra coppie avvengono sempre dopo le feste); era accaduto infatti che la moglie fosse stata derisa per una cosa detta e il marito invece di sostenerla si fosse quasi vergognato. Non deridendola anche lui ma, peggio ancora, raccontando un aneddoto stupido e insensato che l'avrebbe fatta sentire ancor più messa in ridicolo mettendo peraltro in ridicolo anche lui.
Mi è venuto in mente che essere coppia vuol dire sostegno reciproco dapprima in modo solo figurato e poi chissà anche materialmente se il passare degli anni lo renderà necessario. 
Non ha senso dire non mi importa di quello che pensano gli altri. La vita è fatta di relazioni e se una persona deride o tratta male l'altra parte della coppia in pubblico non dá una bella impressione prima di tutto di se stesso.
Le cose dette quando l'altro non si può difendere (come fare a difendersi in presenza dall'altri? Il più delle volte è meglio tacere sperando che finisca) é doppiamente grave e crudele e forse nasconde altro.
Io mi imbarazzo quando vedo queste scene ....moltissimo. 
Se ci fossi dentro personalmente rifletterei su cosa c'è che non va.
Gli altri forse non contano, dimenticano in fretta, ci trattano con ipocrisia ma quello che resta (o meglio che non resta) nel rapporto quello sì che conta.

sabato 19 agosto 2017

Quarta di copertina

Ho sempre pensato che la quarta di copertina fosse il risvolto interno dei libri; quello nel quale si trova una sintesi della storia e qualche dato sull'autore. La quarta di copertina (che molti giudicano importante quanto la copertina) é invece il retro*. Nei romanzi, di solito, nella quarta di copertina é riportato un passaggio o una frase particolarmente significativa. Spesso si è invogliati all'acquisto proprio grazie alla quarta di copertina.

Perché si compra un libro? Prima di tutto per leggerlo...ma cosa ci guida nella scelta? Perché, soprattutto se si tratta di un romanzo, preferiamo un libro ad un altro?

La maggior parte dei motivi che mi vengono in mente penso siano comuni a tutti, in ordine sparso.
1. Consigli di amici o del libraio di fiducia;
2. conoscenza più o meno approfondita dell'autore;
3. recensioni su riviste o giornali e, a volte anche, pubblicità (sempre su riviste e giornali);
5. curiosità spesso generata in libreria dalla fascetta (l'attesissimo nuovo romanzo dell'autore di....oppure vincitore del Premio xxxxx) o dal Titolo. 

A queste motivazioni ne aggiungo un'altra per me importantissima: La Copertina. Ogni casa editrice ha il suo stile e molto spesso le copertine sono disegni o dipinti e, qualche volta, fotografie.

Esiste in particolare una casa editrice (Neri Pozza) che mette in copertina delle fotografie (spesso in bianco e nero) che mi piacciono moltissimo e che mi hanno fatto scoprire autori e romanzi stupendi e inaspettati.

Il rapporto con i libri e la lettura é molto personale, dipende dai gusti di ciascuno ma anche dall'umore o dallo stato d'animo del momento

Ci sono libri che restano sul comodino per un po' di tempo con il segnalibro fermo lì alle prime 10 pagine e che poi - quando arriva il momento giusto - vengono divorati in pochi giorni. 
Ci sono libri che vengono letti in un attimo e altri più lentamente. 
Ci sono libri che dimentichiamo in fretta e altri che ricordiamo per tutta la vita.
Ci sono libri che ci piacciono e altri che non riusciamo a leggere.
Ci sono libri appartenenti ai generi più vari. Romanzi di avventura, d'amore, gialli. Saggi. Libri storici. Biografie. E molto altro ancora.
Ci sono libri. Nessuno, neanche il più accanito lettore potrà mai avere un quadro completo della sterminata letteratura mondiale.
A ciascuno il suo.

Ci sono libri ....che per i più vari motivi si acquistano (o si scaricano sul Kindle) poi però bisogna anche cercare di leggerli.
Alessandro Gasmann anni fa prestava il suo volto ad una campagna a favore della lettura e diceva: comprate i libri e poi sottovoce e leggeteli!

* il nome quarta di copertina deriva dalla stampa. La copertina é suddivisa in quattro parti. La prima, cioè la copertina principale, la seconda e la terza, che sono le due alette centrali o comunque le pagine interne e la quarta, cioè il retro di copertina.

mercoledì 16 agosto 2017

Ho sposato una vegana

É il titolo di un delizioso libro di Fausto Brizzi nel quale racconta le peripezie per conquistare quella che poi sarebbe diventata sua moglie, vegana convinta, per niente democratica e leggermente dispotica. 
L'amore fa brutti scherzi e lui in tutto il libro tesse le lodi dell'alimentazione vegana e del suo stato di salute perfetto da quando ha deciso di intraprenderla. Non mi soffermo su questo perché non ne ho le competenze e soprattutto perché credo che - ferme restando alcune verità ormai assodate come quella che la carne rossa fa male - sia diventata una moda che gli stessi vegani fanno fatica a difendere. Da qui la loro poca tolleranza.

Una mia cara amica ha un agriturismo sui Nebrodi. Si mangia quasi tutto a km zero ma sicuramente non vegano. Maialino nero dei Nebrodi, uova freschissime, pasta fatta in casa (con l'uovo) e formaggi sono le loro specialità. Sei sei vegano sei costretto a fare la fame.
Alcuni clienti vegani (o convinti di essere tali) però hanno deciso che volevano venire ugualmente e hanno chiamato prima di arrivare, pregando lo staff di tenere in debito conto la loro dieta.
È così é stato acquistato il latte di soia, la pasta é stata preparata senza uovo, sono stati eliminati i salumi e i formaggi dal menú a loro dedicato. Il tutto mettendo in grande ambascia i cuochi nebroidei che forse neanche sanno cos'è la dieta vegana e che hanno temuto si trattasse di una malattia!

É inutile dire che dopo un primo giorno in cui i nostri hanno apprezzato gli sforzi e mangiato il cibo a loro destinato già al secondo giorno chiedevano di potere mettete il formaggio sopra la pasta, di poter provare la pasta all'uovo e finanche di potere assaggiare il tanto declamato maialino nero dei Nebrodi. Hanno concluso la loro vacanza mangiando tutto quello che c'era sul menù.
Se ne sono andati dicendo....la nostra é una filosofia di vita che ammette eccezioni.
E poi non ditemi che non è una moda!

domenica 13 agosto 2017

Mi interessa davvero?

La gente pensa a noi infinitamente meno di quanto crediamo é la frase cinicamente vera scritta nella quarta di copertina di Caos Calmo l'unico libro che ho letto di Sandro Veronesi. Mi ha colpito talmente tanto che credo di averla già citata in un vecchio post.
Si chiede Schopenhauer per quale motivo gli uomini basano la considerazione che hanno di loro stessi sul riconoscimento che gli deriva dagli altri, senza soffermarsi a pensare che spesso gli altri sono ipocriti, poco sinceri o semplicemente disinteressati.

Il riconoscimento dei propri meriti é giusto e sacrosanto nello studio, nel lavoro e nella vita in generale ma nel quotidiano ci interessa davvero quello che gli altri pensano di noi? Perché tendiamo a basare il nostro modo di agire non su quanto ci fa stare bene ma sulla reazione che potrebbe provocare negli altri? 

La memoria delle persone é corta e anche il pettegolezzo ha vita piuttosto breve. Essere sempre attenti a ciò che si dice e si fa é uno stress inutile perché agli altri non interessa quasi mai e se si dimostrano interessati é più per curiosità se non per noia, che per sincero coinvolgimento.

Ogni regola (ammesso che questa lo sia) ha le sue eccezioni. I nostri amici veri e sinceri sono senz'altro interessati a noi e a sapere come stiamo. Con loro infatti non abbiamo alcuna remora nel mostrarci senza veli o sovrastrutture, nel parlare delle nostre debolezze o dei nostri problemi. Non ci sentiamo giudicati e siamo sinceri così come loro sono sinceramente interessati a noi.

Tutto il resto è o dovrebbe essere relativo.

Se provassimo ad essere più spontanei, a non curarci del giudizio degli altri, a non agire per provocare reazioni negli altri avremmo meno delusioni e con il tempo vivremmo meglio.
Non é un esercizio facile ma non è impossibile.....proviamo ogni tanto a guardare dritto e a non guardarci intorno qualcosa mi dice che alla lunga staremo meglio.

La mia tesi potrà sicuramente essere confutata però mi sento di dire che se tutti provassero per un attimo a pensare quante volte sono sinceri o realmente interessati nel complimentare gli altri, forse inizierebbero a pensare che un fondo di verità c'è.







Ti spacco la faccia

L'ho sentito dire ieri da una mamma al suo bambino. Non una ma più volte.
La scena é stata la seguente. Primo pomeriggio d'estate in un bar semivuoto famoso per la Granita Siciliana. Io e George, da una parte, e una giovane famiglia dall'altra. Mamma, papà e due bambini piccoli piú due amiche. I bambini erano tranquilli ma erano appunto bambini. Il più piccolo stava tranquillo nel passeggino mentre il più grande provava con l'aiuto del papà a mangiare la sua piccola granita. Lei nervosissima continuava a ripetere se non stai fermo ti spacco la faccia. Ho guardato e riguardato e giuro non c'era nulla di male che il bambino stesse facendo. Ho quasi avuto l'impressione che per lei fosse un intercalare. 
Dopo aver finito la granita il bambino avrebbe voluto colorare e lei a quel punto, sempre più affettuosa (!), lo ha minacciato dicendo che se avesse iniziato a colorare gli avrebbe tolto i colori per sempre.
I bambini maschietti di quell'età mi sono sempre stati simpatici. Quello in particolare avrei voluto strapparlo dalle grinfie di una madre stupida e maleducata. 
Per carità non li conosco e non posso giudicare il loro ménage ma cosa può spingere una madre anche la più esasperata a dire ad un bambino che avrà avuto tre anni, ti spacco la faccia.
Capisco tutto: il caldo, le vacanze con due bambini piccoli che sono più stancanti che riposanti, l'esasperazione e tanto altro ancora.
Ma come dice una mia cara amica...le parole sono cose e una parola non vale l'altra.
I bambini vanno protetti e amati perché sono appena venuti al mondo e ne troveranno tanta di gente sulla loro strada che gli si metterà contro e magari gli dirà, a torto o a ragione, ti spacco la faccia.
Una madre no! Neppure se é stanca e se lo sta dicendo tanto per dire.

sabato 12 agosto 2017

Caccia al ladro

Una delle cose belle delle estati cittadine é che rifanno i vecchi film.
Quelli che non ti stanchi mai di rivedere...
Qualche sera fa abbiamo rivisto La Principessa Sissi (già vista lo scorso anno esattamente nello stesso periodo) e ieri la stupenda Grace Kelly in Caccia al ladro.

La vita di Grace Kelly é stata oggetto di numerose biografie e recentemente anche di un film con Nicole Kidman che non mi é sembrato nulla di eccezionale e soprattutto molto romanzato.
La mitica Grace ha dato il nome ad una borsa iconica (Hermes le diede il suo nome quando lei, incinta di Carolina, venne assalita dai paparazzi e istintivamente si coprì la pancia con la borsetta) e ha messo al mondo tre figli un po' scapestratelli che hanno fatto (e continuano con le nuove generazioni) spesso parlare di loro.
Grace era una giovane ragazza americana di ottima famiglia, divenuta attrice un po' per caso e nonostante l'opposizione dei genitori.
Vinse anche un Oscar per un film non particolarmente degno di nota (La ragazza di campagna) sottraendolo a Judy Garland protagonista del più noto É nata una stella. Ho letto che la Garland non era presente alla notte degli oscar perché aveva appena partorito e si trovava in ospedale...chissà se non fu proprio quella la causa dell'inaspettata vittoria di Grace (discriminazione di genere?!?).
Diventò ben presto la musa di Hitchcock con cui girò tre film (ed era pronta per girarne un quarto) e fu proprio in occasione delle riprese di Caccia al ladro che conobbe Ranieri di Monaco.
Pare che il matrimonio sia stato 'combinato' perché lui aveva necessità di una bella moglie per mantenere un'immagine gradita ai suoi sudditi.
Grace non era blasonata ma era ricca, famosa e bellissima. Ovviamente avrebbe poi smesso di fare l'attrice nonostante sembra che questi non fossero gli accordi iniziali.
Ho letto che negli anni successivi alla nascita dei figli abusava con l'alcol e si concedeva a uomini molto più giovani di lei lontana dagli occhi indiscreti del Principato. 
É morta giovane (e infelice) sulle stesse curve che si vedono nel film.

Mi sono sempre chiesta perché una donna giovane con prospettive di carriera e autonomia scelga di sposare un principe. Per amore? Spero proprio di sì perché non riesco davvero a trovare altra ragione per rinunciare alla libertà di una vita forse non principesca ma senz'altro più vera.
Un amico di mio padre diceva che le persone sono anche quello che fanno e quello che hanno. Per cui se uno é ricco non si potrà mai dire non mi interessano i suoi soldi perché fondamentalmente non é vero. Quei soldi e la persona di cui ci si innamora sono tutt'uno.
Lo stesso, e forse ancor di più, vale per un Principe o un Re....come fare a dire amo lui senza considerare tutto quanto gli sta intorno.
Le varie Letitia, Rania e Kate...si sono sposate (forse anche per amore, per carità) a dei principi o re, non solo a Felipe, (non ricordo come si chiama il re di Giordania) e William. Poche storie. Si vede che hanno preferito rinunciare alla loro libertà immaginando che avrebbero avuto una vita migliore e più appagante di quella che gli si prospettava in quel momento e ciò nonostante i numerosi doveri di Corte.
Camilla che, mi spiace dirlo, é la mia preferita si distingue in questo giro di belle e in carriera poi diventate mogli di....perché non appare, anzi scompare, non diventerà mai regina (o forse per un tempo non memorabile) e ha aspettato un principe bruttarello e un po' sfigato per tutta una vita.
Se non é amore questo!


lunedì 7 agosto 2017

Weekend (di Agosto) a Milano

Sabato prossimo partiamo e per il weekend appena trascorso si era deciso di restare tranquilli a casa. Io in particolare pensavo di fare la valigia, la ceretta :-) e qualche acquisto prima della partenza.
Poi la scorsa domenica ho sentito la mia amica Barbara, anche lei in città (Verona), desiderosa prima della partenza (prevista a fine mese) di godersela vuota e con ritmi meno frenetici (Barbi hai presente che vivi a Verona dove c'è l'Arena con la stagione lirica più famosa d'Italia e un Balcone altrettanto famoso?) e invece sono arrivata io a scombinare i programmi miei e suoi e l'ho invitata da noi per il weekend.


Ci siamo godute una Milano vuota e caldissima ma credo che Barbara sia ripartita soddisfatta ...questa volta abbiamo fatto le turiste un po' più del solito.


Inizio weekend sabato mattina...recupero Barbara alla stazione e ce ne andiamo a prendere un caffè nel giardino del Bulgari...più vuoto che mai.
A seguire, libreria Hoepli in piazza Meda per acquisto letture per l'estate: Dove la storia finisce di Alessandro Piperno, ho letto che è in qualche modo la storia di chiusura della saga della famiglia Zevi iniziata con Persecuzione; l'ultimo romanzo di Alain. De Botton. Ho letto quasi tutto di lui e l'ho anche conosciuto, poi per un certo periodo si è dedicato più alla filosofia che ai romanzi e l'avevo un po' abbandonato. Sono super curiosa di leggere un suo nuovo romanzo. I Love Dick..è un libro del 1997 dal quale è stata tratta anche una serie televisiva di successo, che non avevo però mai sentito. Ha avuto un successo clamoroso ed è diventato un romanzo cultIl serpente dell'Essex di Sarah Perry; e, infine, ho acquistato per Barbara l'ultima fatica di Diego De Silva, che io ho appena finito di leggere. L'avv. Malinconico è davvero un personaggio!
Pranzo al sushi bar della Rinascente e giretto tra negozi del centro (nessun acquisto registrato).




Dopo pranzo mostra di fotografie di Maria Mulas a Palazzo Morando in via Sant'Andrea...lì Barbara ed io abbiamo realizzato di non essere più tanto giovani: tutti i personaggi ritratti nelle foto da Giorgio Armani ad Alberto Moravia avevano molti anni di meno e noi ce li ricordavamo proprio in quel modo :-(


Spesa all'Essalunga e cenetta tra disperati agostani a casa nostra (rigorosamente chiusi in casa perchè fuori c'era un caldo fotonico e George ci ha fatto trovare la giusta temperatura).


Mattina della domenica a leggere in giardino (dopo l'acquazzone tropicale si stava benissimo), pranzo fuori a base di pesce e pomeriggio in visita ai grattacieli di Milano: prima Citylife che ci è sembrata spettrale perchè troppo vuota e poco verde...a novembre dovrebbero aprire il Centro Commerciale e la zona ristoranti e immagino tutto cambierà...e poi Piazza Gae Aulenti (che ovviamente era tra i personaggi fotografati nella mostra di cui sopra) e, infine, stazione centrale dove Barbi ha preso puntualmente il treno del ritorno.


Non ho fatto la valigia e neanche la ceretta...ma recupererò.


ps ho usato la parola weekend invece di fine settimana perchè scrivere il fine settimana è grammaticalmente scorretto. Fine e Settimana sono due parole di genere femminile, infatti noi diciamo la fine (del film, della storia, ecc. ) e la settimana...poi non è chiaro perchè unendole diventano erroneamente maschili.

sabato 5 agosto 2017

Il profumo

l profumo é un libro del 1985 di Patrick Süskind che ha avuto un successo clamoroso.
Ho sempre pensato che appartenga a quella numerosa schiera di libri che tutti leggono perché altri li hanno letti e hanno detto bellissimo! che tutti giudicano bellissimi più per omologazione che per convinzione. 
Insomma ci sarà qualcuno a cui non è piaciuto; io per esempio credo sia stato sopravvalutato e come tante cose - libri compresi- sia stato più un fenomeno di costume che un'opera letteraria. Del suo autore infatti non si ricorda altro.

Ci sono persone che dicono (probabilmente perché è vero) di avere sempre il naso chiuso o di non essere particolarmente sensibili agli odori. Altre (come la mia amica Alessandra) che dicono che il profumo fa venir loro mal di testa o ancora che gli piace sentirlo sugli altri ma non su se stessi.

Ci sono luoghi più di altri in cui gli odori e i profumi sono la caratteristica principale: i bazar delle spezie nei paesi del medio oriente, l'odore del mare nelle isole, l'odore di zolfo a vulcano, il profumo di gelsomino nelle mattine di primavera, a volte anche in alcune zone di Milano.

Ci sono persone che riconosci dall'odore o dal profumo.
Una volte per le donne era sempre così. I profumi in commercio erano meno e le donne utilizzavano lo stesso profumo (Dior, Chanel) per tutta la vita. Quel profumo restava sulla pelle, sui vestiti e negli armadi.

Oggi accade sempre meno...ogni stilista ha il suo profumo (più di un profumo). Il profumo si compra al duty free per provare qualcosa di nuovo e si finisce per cambiare spesso.

Avere un buon profumo è una bella cosa. Bisogna ricordare come dice Ines de la Fressange che il profumo va provato sulla pelle e non sulle cartine che danno nei negozi. Bisogna usarne poco e nei punti giusti: capelli, polsi, dietro le orecchie. Ultimo trucco: spruzzarlo in aria e passarci in mezzo.

Il profumo non copre gli odori...per quello ci vuole il sapone😜

martedì 1 agosto 2017

corri ...che ti passa

stamattina sono arrivata in studio alle 7.50...di corsa.
Non sono una patita della corsa...anche se ormai corro (forse è un parolone!) da tempo: ho fatto 3 maratone di Milano (in staffetta con i colleghi), qualche corsa al parco o nei ditorni di casa. Non mi è mai piaciuto molto e - come diceva qualcuno - più che correre camminavo. Camminare infatti mi piace moltissimo e per fortuna quando riesco faccio tanta strada a piedi per venire in studio. E' bellissimo perchè mi fermo a prendere un caffè, faccio windows shopping senza spendere un euro e arrivo in ufficio piena di energia.


L'anno appena trascorso è stato lungo e per me particolarmente faticoso. E così a maggio ho deciso di prendermi un po' cura di me. Mi sono messa a dieta ... non nel senso che non mangio o seguo chissà quale restrizione...semplicemente mi sono fatta consigliare da una nutrizionista (Grandissima Francesca!) su cosa è più giusto per me, su cosa può farmi stare bene, su cosa può darmi il piacere di mangiare sano.
A questo, sempre su consiglio di Francesca, ho aggiunto "di nuovo" la corsa ma questa volta ci sto riuscendo. Non so quanto durerà ma per adesso va.
Ho iniziato provando varie soluzioni: parchetto vicino casa (troppo triste), parco a poca distanza da casa (molto carino - c'è anche il laghetto - ma piccolo), Parco di Trenno: TOP. L'unico problema dei parchi è che alla lunga un po' ti annoiano: sono sempre uguali e ripetitivi.
E così ho preso alcuni tips ascoltando amici più esperti di me.
Carmen mi ha raccontato che lei corre per la città. A Roma deve essere uno spettacolo. Ricordo che una volta l'ho fatto ...ero lì per lavoro e sono uscita presto al mattino, ad un certo punto mi sono persa e ho chiesto ad un passante: scusi dove siamo? Signo'...a Roma siamo!
Max, corridore esperto in questo periodo a riposo forzato, mi ha suggerito di andare da un punto all'altro perchè girare in tondo annoia.


Ho deciso: vengo al lavoro correndo. Non da casa perchè la distanza è troppa (non impossibile però); parto da un punto a metà strada dove lascio la macchina, 5 min di camminata e infine si parte...in studio ho tutto l'occorrente per la doccia e la colazione (correre a digiuno aiuta a bruciare più fretta) ed è bellissimo.
La musica la cambio sempre e a volte ascolto la radio. 


Oggi la mia power song è stata un'emozione da poco nella versione appena registrata da Paola Turci. Da lì non so come YouTube mi ha portato all'ultima di Paola Turci cantata a Sanremo e alle altre canzoni di Sanremo.
Ad un certo punto mi sono trovata ad ascoltare con attenzione le parole di Ermal Meta (ricordo che alla serata sanremese a casa mia Mauri lo aveva votato).


Ne lascio qui qualcuna da non dimenticare: 


ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai


Figlio mio ricorda
L’uomo che tu diventerai
Non sarà mai più grande dell’amore che dai



E scegli una strada diversa e ricorda che l’amore non è violenza
Ricorda di disobbedire e ricorda che è vietato morire

domenica 16 luglio 2017

Silenzioso o vibrazione..

Il regista Paolo Genovese dopo il successo clamoroso e forse inaspettato del film Perfetti Sconosciuti potrebbe seriamente valutare di ritirarsi dalla scena: impossibile replicare un film così ben riuscito. Ne faranno parecchi remake e sono certa che, se ben fatti, avranno tutti (se non lo stesso) un buon successo.
Per chi non l'avesse visto raccontare la trama é impossibile perché troppo piena. Si parte da una cena tra amici in cui la padrona di casa (by the way, la vera stronza del film) propone a tutti gli ospiti, due coppie e un single oltre lei e il marito, di mettere a disposizione di tutti per una sola sera, sms e whatsApp, che dovranno essere letti a voce alta, e telefonate, che dovranno essere ascoltate in viva voce. La tragedia è servita. 
I telefonini, come ha detto uno dei protagonisti del film, sono la scatola nera delle nostre vite.

Ho appena finito di leggere un libro (Divorziare con stile di Diego De Silva. Romanzo divertentissimo che consiglio caldamente) che narra - tra varie vicende esilaranti - di una coppia che sta per divorziare perché il marito ha scoperto del tradimento (?!)  della moglie leggendo i suoi messaggi sul cellulare. Praticamente un classico!

Riflettevo sul fatto che questo accade sempre più spesso. Telefoni abbandonati per caso (sarà poi sempre un caso?) che vengono immediatamente intercettati da mogli (poco rispettose dell'altrui privacy o meglio di quella del marito) che nel tempo di una doccia, di una sigaretta in balcone, della passeggiata fuori con il cane o di una vera e propria dimenticanza (gli uomini si sa sono distratti) se ne impossessano per guardare le ultime chiamate fatte, gli ultimi messaggi ricevuti e così via.
Lo fanno anche i mariti ma statisticamente meno.

Quando accade, e purtroppo accade talmente spesso che c'è da chiedersi quanto sia sempre il caso o la sfiga e non ci metta lo zampino Freud (a proposito Tutta colpa di Freud è un altro delizioso film di Paolo Genovese con Marco Giallini e Alessandro Gassmann, i due commissari del recente autunno televisivo), tutti iniziano a dare addosso, giustamente, al fedifrago o peggio ancora alla fedifraga e a complimentarsi con colui o colei che ha svelato il misfatto. 
Nessuno si pone il tema della violazione della privacy e soprattutto nessuno si chiede ma cosa spinge l'altra parte di una coppia a guardare il telefono di moglie o marito? 

Ci sono due possibilità: o lo si guarda per ridere con la tacita complicità dell'altro e sempre per ridere si fanno scenate che finiscono prima ancora di cominciare. Alzi la mano chi non ha almeno un messaggino scemo che può essere facilmente equivocato. 
Oppure lo si guarda perché si cerca qualcosa, perché davvero non ci si fida. Invece di chiedere spiegazioni o di fare scenate si cova in segreto la vendetta, si raccolgono prove su prove e finalmente si agisce senza dare all'altro alcuna possibilità di replica.  

Il tradimento e la sua scoperta esistono da sempre. Adesso però non serve più l'investigatore privato perché basta sottrarre il cellulare. Ma supponiamo che una persona andasse da un investigatore privato e scoprisse che invece non c'è niente da temere. Si sentirebbe meglio?
Se si è arrivati a tanto il rapporto non é di fatto già compromesso? Sapere che il tradimento (ammesso e non concesso che ci sia un concetto univoco) non é avvenuto a questo punto cambia qualcosa?


giovedì 29 giugno 2017

Le donne svelate

Sono in Iran. In viaggio con la società geografica. Siamo ancora a metà ma la prima parte del viaggio é stata proprio dedicata alla gente, alla cultura, alla vita. Da oggi inizia la parte un po' più turistica. 
Da questi viaggi torno sempre stanca morta e con la consapevolezza di essere profondamente ignorante ma di avere almeno aggiunto tante emozioni al mio bagaglio di esperienze. 
In pullman come sempre, si discetta di tutto: Islam prima di tutto e poi storia, geologia (ieri abbiamo attraversato il deserto), cultura e tanto altro. Ascoltare é un piacere...per la mente e per l'anima.
Io nel mio piccolo osservo e in questi primi giorni ho imparato alcune piccole cose forse poco importanti ma che rendono l'idea della vita in questo paese: in Iran la carta igienica non si butta nel water ma in un secchio a parte e tutti i bagni, anche i peggiori in pieno deserto, sono dotati di un doccino per sopperire alla impossibilità di usare la carta igienica; in Iran si fa un uso smodato di kleenex (anche a tavola al posto dei tovaglioli); in Iran i bagni (tranne che negli hotel) sono quasi sempre alla Turca; in Iran non si vendono alcolici e la bevanda più diffusa é uno yogurt salato aromatizzato alla menta (dough); in Iran si mangia riso a più non posso ma anche tanti legumi, pollo, carne di agnello e verdure. É una cucina sana. 
In Iran si producono i pistacchi (il centro più famoso é un paese in mezzo al deserto: Damghan) e tappeti persiani. 
In Iran le donne sorridono sempre (almeno quelle che ho conosciuto io). 
In Iran le donne portano il velo.
Sono ormai quarant'anni che il velo é obbligatorio. Lo diventa compiuti i 9 anni. Ho pensato che se fossi nata qui avrei portato il velo tutta la vita.
Si vedono molti veli neri ma anche tanti veli colorati soprattutto tra le più giovani, pochi burqua e parecchi chador anche tra le bambine.

Dopo qualche giorno del velo non ne puoi più perché fa caldo soprattutto al collo. Alcune di noi lo mettono a turbante (la legge vorrebbe coperti viso e spalle e quindi anche collo), la maggior parte lo abbina e tutte hanno detto, almeno una volta, non vedo l'ora di salire in aereo perché non ne posso più di questa cosa in testa. Io, che vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, ho notato che i capelli si sporcano di meno.
Per noi è persino divertente. Siamo in vacanza, apparteniamo ad un'altra cultura e continuiamo a fare foto con le persone del posto.

Ma loro...le donne e le ragazze iraniane come vivono il fatto di essere costrette a portare il velo?
Credo che le donne iraniane siano molto intelligenti...la maggior parte almeno. 
Hanno imparato a convivere con una realtà che non va bene per niente, che le mortifica e le opprime, provando a prendere in giro il sistema.
La nostra Guida Turistica si chiama Diana. É una donna alta, bruna e con due occhi grandi e sorridenti. Il velo le scivola in continuazione ma lei non se ne cura...ogni tanto porta indietro la mano e lo tira sù. 
A Teheran e a Isfahan, che sono grandi città, le ragazze portano veli coloratissimi che coprono solo una parte del capo, sorridono e stanno insieme ai ragazzi.
Ho conosciuto una ragazzina di nome Zoha che parla perfettamente in Inglese e progetta di andare all'università. Il suo velo era verde e i suoi occhi brillavano. Non era affatto infelice.

A cosa serve avere il velo? A nulla. Non di certo a svilire le donne che lavorano, si truccano e lo considerano un male necessario. É una legge crudele e ingiusta che può portare solo, come sempre accade con le leggi ingiuste, a trasgressioni e violazioni. Meno male🤔

Le donne iraniane la pensano esattamente come noi. Il velo é inutile, fastidioso e caldo! 

ps causa assenza di connessione ho completato e pubblicato questo post alla fine del viaggio.


lunedì 19 giugno 2017

Casa dolce casa

A volte ci sono dei segnali che non riusciamo o non vogliamo cogliere. Non è che va tutto storto, siamo noi (o perlomeno io!) che ci incaponiamo.
Questo weekend doveva essere dedicato al riposo. Venerdì sera, complici la stanchezza e il caldo, avevo un forte mal di testa e così ho deciso che il sabato me ne sarei stata a casa a far niente....solo relax e Non Uccidere su Raiplay (questa è un'altra storia 😱).
Dopo una lunga giornata di riposo decido che l'indomani sarei andata a correre in un parco diverso dal solito (in centro) e che dopo mi sarei fermata per colazione in un ristorante bellissimo in zona navigli che, avevo letto, dalle 8 alle 11 serve anche la colazione.
Mi preparo con tutto l'occorrente...iPod, PC per lavorare un po' durante la colazione, qualche carta da leggere, acqua, felpa e via......Sveglia puntata alle 6.30!
Mi sveglio, prendo un caffè (solo quello però perché poi avrei fatto una sontuosa e sana colazione) e mi dirigo al parco. Non ho dato peso a qualche disguido lungo la strada: sono stata costretta a deviare due volte a causa di un incidente e degli allestimenti per una festa di quartiere. Arrivo, parcheggio e PRIMO segnale da non trascurare: iPod morto. Non avevo orologio né telefono..,per cui ho corso sola e in silenzio in un parchetto (che by the way, faceva abbastanza schifo) chiedendo di continuo l'ora alle persone con i cani. Finita la corsa mi proteggo con la felpa e mi dirigo a prendere la giusta ricompensa: una sana e sontuosa colazione. Niente di più sbagliato. Perché il SECONDO segnale non ha tardato a farsi attendere. Il locale - senza aggiornare il sito - ha cambiato gli orari e l'apertura sarebbe stata alle 9.
A questo punto una persona sensata avrebbe dovuto dirigersi a casa....considerato che erano solo le 8.15 e avevo pure fame.
Ma decido di provare altri due posti....in entrambi non avevano nulla di quello che piace a me (che poi chiedevo una brioche integrale al miele non un porridge!) e a quel punto, allo stremo delle forze, capisco che é giunto il momento di tornare a casa non senza essermi fermata in farmacia e avere trovato la tizia davanti a me che comprava medicinali per un esercito di ragazzini che avrebbero assistito al concerto di Justin Biber!
A questo punto ho perso il conto dei segnali...TROPPI.
Sono tornata a casa, mi sono preparata un vera sana e sontuosa colazione e ho lavorato in giardino dove, ho scoperto solo ieri, il Wi-Fi funziona.

Sono fiera di me perché ho mantenuto la calma....non ho voluto darla vinta agli imprevisti e ho pensato che come la colazione a casa ci sono pochi altri piaceri...forse solo quello di partire per le vacanze tra soli due giorni!
Buona settimana a tutti!!!

domenica 11 giugno 2017

A passeggio per Stoccolma

Sono stata a Stoccolma qualche giorno per lavoro e ho saggiamente deciso di fermarmi il sabato per fare un giretto per la città.
Non c'ero mai stata e ho pensato di approfittarne.
E bene ho fatto perché rientrare dopo due giorni come quelli trascorsi in compagnia dei miei colleghi sarebbe stato davvero troppo.
Il primo giorno la sveglia é stata alla 4....scelta mia che ho prenotato un aereo presto per arrivare con calma prima dell'inizio dei lavori programmato all'ora di pranzo.
Il giorno successivo l'appuntamento era alle 6.30 fuori dall'hotel. Alle 7.30 saremmo partiti tutti per una mini crociera in Finlandia. La mia collega organizzatrice del tutto (che deve avere avuto un passato nelle SS) ha chiesto senza avvertirci che la sveglia suonasse nelle camere di tutti alle 5.45. Io personalmente l'avevo puntata a quell'ora ma mi chiedo con quale autorità si possa decidere di buttare dal letto persone adulte che magari si lavano in 5minuti e che devono rendere conto solo a loro stesse se mai dovessero perdere la nave.
Il giorno successivo: appuntamento sul ponte della nave alle 6.30 (again!!) e iniziò dei lavori alle 8.
Se quello stesso pomeriggio mi fossi messa in viaggio avrei preso di sicuro un volo diretto dall'altra parte del mondo 😜

Ieri mattina mi sono svegliata presto - ma ad un orario civile - e dopo una bella colazione ho fatto una passeggiata senza fretta e senza meta nel centro storico. Unico acquisto: una copia del Piccolo Principe in svedese!

Pensavo passeggiando che lo scorso anno avevo visto i miei colleghi nello stesso periodo ad Amsterdam. Era stata la nostra seconda scelta; il meeting era inizialmente programmato a Bruxelles ma poi a febbraio c'è stato l'attacco terroristico e abbiamo cambiato destinazione.

Quest'anno sarebbe potuta accadere la stessa cosa. Il programma era già stato fatto quando ad Aprile c'è stato l'attacco terroristico a Stoccolma, in centro e a due passi dallo studio ma nessuno ha proposto di cambiare destinazione.

Che non sia forse l'approccio corretto? Siamo in guerra, continuamente esposti e posti sotto assedio psicologico. Non dico che bisogna fregarsene e organizzare viaggi in mete a rischio ma avere un po' di sano fatalismo sì.

È anche questa una reazione che chissà forse potrebbe confondere e disarmare l'avversario.
Non dico che bisogna essere indifferenti ma essere distaccati (il giusto) é forse la risposta. Forse. 

domenica 28 maggio 2017

Ginnastica passiva

La mia amica Barbara dice sempre che ci siamo dimenticati il piacere della coda..stare in coda ad attendere vuol dire fermarsi un attimo a pensare, riposarsi. Purtroppo cara Barbi oggi di code se ne fanno sempre meno e quando si fanno si approfitta per sbirciare il cellulare. 🙁
Anyway oggi all'esselunga non ho seguito il consiglio di Barbara ma quello di una rubrica apparsa da qualche settimana su IODonna. Si può fare ginnastica anche durante la giornata, sotto la doccia, in ufficio, ecc. Questa settimana per esempio ci sono tre facili esercizi da fare in bagno utilizzando il calorifero a muro come spalliera o sbarra. 

Mi trovavo dunque all'esselunga con una lista della spesa piuttosto lunga. Il supermercato era strapieno (mi chiedo cosa facessero le persone la domenica quando i supermercati non erano aperti. E immagino se lo chieda anche Gianni Morandi*). Arrivata al banco gastronomia sul display appariva il numero 68 e io ho preso l'83.
Che fare? Desistere come hanno fatto (l'ho scoperto dopo) l'80/81 e 82? No...approfittarne per fare moto. È così ho fatto.
Ho lasciato il carrello davanti al banco e mi sono recata con passo spedito verso gli altri scaffali. 

Ho fatto un po' di attività aerobica perché tra una fuga e l'altra verso i corridoi dovevo andare di fretta per non rischiare di perdere il turno.
Ho fatto sollevamento pesi perché il carrello non era con me e quindi trasportavo i prodotti solo con la forza delle mie braccia.
Ho risparmiato tempo e non ho perso il turno.

Alla fine l'iPhone segnava 1,1km. Non male!!

* caro Gianni non dovevi scusarti quando sei stato aggredito per essere andato a fare la spesa di domenica. I supermercati sono aperti ormai in tutta Italia la domenica. Nel resto del mondo é così da sempre. E caro Gianni per quanto tu sia un eroe nazionale...credimi sono e saranno aperti anche se tu non ci vai. Il web toglie i freni inibitori, abbassa il livello delle conversazioni e dà spazio a chi (tanti purtroppo) non ha proprio niente da fare. Lavorare la domenica non solo non è obbligatorio ma è anche ben retribuito. 

domenica 21 maggio 2017

Don't stop me now!

Se provassimo a mettere tutte le mattine una faccina sul calendario la mia sarebbe sempre questa 😃 perché ho l'enorme fortuna di svegliarmi di buon umore! Dico enorme fortuna perché so che non é così per tutti. Che c'è (e sono parecchi) chi non carbura se non dopo una certa ora, chi non vuole parlare a nessuno almeno per un'ora dopo essersi svegliato, chi sta incazzato tutto il giorno.
Facciamoci caso....la giornata é in media un po' uguale per tutti...tutti i giorni capitano cose che ci fanno sorridere, cose che ci danno euforia (peso ad un amica che é a NY ed é stata da Tiffany. Grande Laura!) e cose - moltissime - che ci fanno arrabbiare o che ci mettono di malumore.
Gli accadimenti più subdoli poi sono i peggiori. Siamo lí apparentemente tranquilli e succede qualcosa...una parola, un gesto, una cosa che vediamo per strada e che subito ce ne ricorda un'altra e ci mette di malumore. Non ci ricordiamo più cosa é stato, ma quel niente, quell'attimo può avere la capacità di rovinare la nostra intera giornata.
Lo so ridere fa bene, é anche una ginnastica facciale utile a prevenire le rughe ma non basta saperlo perché é fin troppo ovvio. Ci vuole qualcosa in più.
Bisognerebbe sforzarsi - perché tra le mille cose da fare é uno sforzo - a trovare 10 minuti...non di più per fare una cosa che ci faccia iniziare bene la giornata e se non è al mattino i dieci munuti dobbiamo trovarli durante il giorno.
Alcuni suggerimenti: ci si può sedere per 10 minuti con una bella cioccolata calda (anche quelle delle macchinette hanno un loro perché) e stare lí a gustarla senza whatsApp e mail nei dintorni. Oppure in estate si può prenderne un gelato e gustarlo passeggiando sempre senza telefono (una volta l'ho fatto e uscendo dalla gelateria ho visto un signore che camminava di fretta, mi ha visto, si è fermato ed tornato indietro per entrare anche lui nella gelateria. Le ho fatto venire voglia, eh? E lui SI!). 
Si puó interrompere un attimo e leggere una rivista che ci piace ...andare a prendere un caffè alle gallerie d'Italia e concedersi una veloce incursione tra le opere d'arte (a Milano il centro é pieno di mostre e piccole gallerie...alcuni musei del centro..penso alla Casa Bagatti Valsecchi ma anche al Poldi Pezzoli che non sono mai pieni e si visitano tranquillamente durante una pausa un po' più lunga di 10 minuti magari a pranzo), si può andare in libreria, al parco e sedersi su una panchina.
E ça va sans dire, si può leggere questo blog!
Il mio consiglio di benessere prevede la solitudine ma solo perché io la preferisco...tutto va bene purché rilassi tranne la chiacchierata con l'amica che ha le stesse pene di cuore da 20 anni e che vi dirà hai ragione lo so che hai ragione facendovi arrabbiare ancora di più.

Ieri mattina ero un po' preoccupata perché ultimamente mi sta tornando il mal di schiena, avevo disdetto la lezione di Tennis (ci sono cose più gravi per carità!) ed ero lí in cucina un po' malmostosa quando alla radio sono arrivati i miei adorati Queen...ho iniziato a ballare don't stop me now e per fare un po' di moto ho usato come pesetti due bottigliette d'acqua. Il vicino di fronte mi ha visto? Chissene...per fortuna la schiena ha capito che ne avevo proprio bisogno!
https://youtu.be/HgzGwKwLmgM

domenica 14 maggio 2017

Saremo tutte Brigitte...

Brigitte Macron é ufficialmente la première dame all'Eliseo. É la moglie del nuovo presidente francese ed é 25 anni più grande di lui.
Se la cosa fosse stata al contrario come é attualmente negli Stati Uniti nessuno ci avrebbe fatto caso. Invece la povera Brigitte é diventata, suo malgrado, argomento di discussione senz'altro più del programma politico del marito.
La genesi della vera storia d'amore tra i due bisognerebbe chiederla ai diretti interessati. Nelle ultime settimane i giornali hanno ricamato talmente tanto sopra che la verità si é persa nei meandri del gossip.

Chi é Brigitte? La prima risposta che mi viene é: la moglie di Macron. Ma non l'ho letto da nessuna parte. Ho solo letto...la sua ex insegnante, la donna che é già sette volte nonna, la compagna più di 25 anni piú grande.
Suo marito per fortuna l'ha molto più gentilmente definita: colei senza la quale non sarei quello che sono!
Io personalmente stimo Macron non perché é giovane e di belle speranze (di giovani di belle speranze ne abbiamo già sperimentato uno quindi vorrei prima vederlo all'opera) ma perché la donna a cui si accompagna (che nella vita dice tanto se non tutto) é la donna che ama da sempre e da tutta la vita. Quanti o quante possono dire la stessa cosa?
A me sembra una dimostrazione di grande personalità...la amo da sempre e chissenefrega se ha sette nipoti, se ha qualche ruga e se potrebbe essere mia madre.

Quello che più mi ha fatto riflettere in queste settimane sono i commenti delle donne, non tanto su Brigitte che ha un marito più giovane (eh no...lei non ha un toy-boy ....quelli si scelgono in età adulta mentre - é bene ricordarlo - questo é un amore che dura da decenni), quanto su di lui che presto o tardi si stancherà, che ovviamente troverà una più giovane, che ...ma ti rendi conto? Potrebbe essere sua madre...é chiaro che lui é gay. Ma l'hai vista? Si veste come una ventenne (avercelo quel fisico alla sua età!). Eccerto altrimenti lui se ne trova una più giovane.

A nessuna (il femminile é d'obbligo) é sfiorato il pensiero che i due siano solo innamorati e felici. Che lui la ami punto! Senza guardare rughe e tacchi a spillo, senza immaginarsela tra 20 anni o dieci..senza preoccuparsi di cosa pensano gli altri ma di cos'è che rende felice lui.

Brigitte ha 64 anni, un uomo che la ama e una discreta vita davanti in sua compagnia....quante di noi possono dire la stessa cosa? Ricordiamoci che all'età di Brigitte ci arriveremo tutte ...sarebbe bello se potessimo arrivarci con accanto un uomo incurante delle nostre rughe!

domenica 7 maggio 2017

Tre metri sotto il cielo...

Eravamo già diversamente giovani Francesca ed io eppure una mattina lei arrivó nella stanzetta che dividevamo nell'ufficio di Via dell'Annunciata con una copia di Tre metri sopra il cielo. Lo abbiamo divorato e sebbene né lei né io avessimo l'età di Babi e Step...forse per nostalgia di quei tempi, forse per avere un momento di svago della mente e forse (diciamolo pure) perché il libro era godibile, ci siamo appassionate. Poi é arrivato il seguito (Ho voglia di te). Non so se Francesca l'abbia letto ma io l'ho comprato e non mi ha dato alcun piacere leggerlo: la storia forzata ai limiti dell'assurdo. Le protagoniste Babi e Gin (il solo fatto che una con un nome meraviglioso come Ginevra si faccia chiamare Gin come un liquore, la dice lunga) erano una zoccola e l'altra cretina e pure un po' ladra.
Comunque lo leggo e giuro solennemente a me stessa che mai più avrei letto un libro di Moccia! Sono quindi arrivati Scusa se ti chiamo amore e altre meraviglie dai titoli originalissimi ed io non li ho letti (chissene..direbbe Moccia e avrebbe ragione). 

L'altra mattina in radio ho ascoltato un'intervista a Moccia ad un programma sul calcio (c'era il derby della capitale e credo che Moccia sia Laziale); ha parlato del suo ultimo libro dicendo che era già ai primi posti delle classifiche. Non ci ho pensato più.  Qualche giorno dopo curiosavo sullo store di eBook per scaricare qualcosa di leggero da leggere in metropolitana e mi sono imbattuta in lui. Non ricordo neanche il titolo  - credo Tre volte te  - e ho drammaticamente scoperto questa mattina che é al primo posto in classica. 
Si tratta della continuazione della fantastica storia d'amore tra Step, Babi e Gin...ne sentivamo il bisogno? A quanto pare sì. 

Ho scaricato l'estratto e ho letto solo le prime 20/30 pagine ....quindi non sto spoilerando nulla!
Insomma Step é diventato un professionista di successo, si sta per sposare con Gin quando...trionfo dell'originalità, ritrova Babi, sempre bella anche lei sposata e con un figlio, ma di chi é quel figlio? Di Step ovviamente. L'ultima volta che si sono visti lei stava per sposarsi ma sono stati insieme...lei ha capito di essere rimasta incinta (che qualcosa di te era rimasto in me) e il giorno dopo per sicurezza é stata anche con il fidanzato ora marito ed ecco che poi è arrivato un figlio di Step.
È già qui...ho fatto una fatica pazzesca ad arrivarci (ah dimenticavo Step non ha mai dimenticato Babi anche se si sta sposando, anche se al circolo Parioli ci sono donne disposte a stare con lui subito e anche se per dimenticare Babi ha visto parecchie volte Se mi lasci ti cancello*).
A questo punto Step resta basito e inizia a pensare a Suo figlio è a quel padre che padre non é ma che si fa chiamare padre.
Non ce l'ho fatta ad andare avanti ma ho pensato: passi per le banalità e per le assurdità ma se questo  libro é letto dai più giovani io mi chiedo che valori si insegnano, che modello é questo Step. Uno che te
trovandosi a giocare per la prima volta con un altro socio del circolo si domanda con timore se per caso non sia gay, uno che definisce un povero cristo che neanche conosce e che sicuramente ama il figlio, un padre che poi padre non é.
Ma dove é rimasto Moccia? In un'epoca e in retaggi culturali (i gay, i genitori naturali) che abbiamo superato da un pezzo.

I nostri figli, quelli che oggi leggono Moccia dovrebbero essere ragazzi, almeno spero, che neanche si pongono il tema della differenza tra gay e etero e che considerano la famiglia l'unione di persone che si amano (a prescindere dai vincoli di sangue).

L'ho detto non sono andata avanti e chissà magari mi sono persa un capolavoro!

*Se mi lasci ti cancello, titolo originale Eternal sunshine of the spotless mind é in film capolavoro (titolo tradotto malissimo in Italia) con Jim Carrey e Kate Winslet del 2004 di Michel Gondry.  Invece del libro di Moccia lo consiglio vivamente