mercoledì 26 settembre 2012

E' arrivato

....il momento di fare il cambio di stagione.
Per molti è un'angoscia, altri non lo fanno o perché sono disordinati o perché - soprattutto quelli che vivono da soli - hanno un grande armadio (il c.d. quattro stagioni) diviso, appunto, per stagioni dal quale attingono semplicemente cambiando anta. 

Io no! Io preparo il cambio di stagione mentalmente già molti mesi prima e in realtà ne faccio quattro perché c'è anche il cambio di "mezza" stagione!
Inizio con la lavanderia: man mano che le cose vanno in lavanderia (o perché macchiate o perché indossate per più di una volta) non le indosso più e le metto via in attesa della stagione successiva.
Le piccole riparazioni di sartoria: se c'è un bottone da cambiare o una gonna da stringere meglio farlo subito altrimenti ci passa di mente e ce ne accorgeremo solo il giorno in cui vogliamo indossarla, con conseguente cambio di camicia, scarpe e ecc. e ritardo assicurato!
Poi passo alla conservazione di quei capi che perché troppo leggeri o troppo pesanti so già che non indosserò più nei giorni che precedono il cambio di stagione vero e proprio.
Per esempio, ad Aprile metto via i maglioni troppo pesanti e a Settembre canotte, vestiti da mare ecc. Il cambio di mezza stagione, appunto! 
Poi passo all'eliminazione: è inutile conservare un capo che si sa già che l'anno dopo non verrà indossato o perché è diventato stretto, o perché è  rovinato o più semplicemente perché non ci piace più. Attente però a non eliminare troppo...il VINTAGE è sempre in agguato.

Per il cambio di stagione io uso un armadio per vestiti, giacche, gonne e pantaloni non sportivi, e scatole rivestite di stoffa per maglioni, magliette, camicie e pantaloni sportivi.
Inizio con i vestiti e le cose da appendere: fin qui è semplice perché si tratta di spostare il tutto da una stanza all'altra, eliminare qualcosa (se necessario) e sostituire le custodie. Le cose da conservare vanno con le custodie e quelle da indossare senza (mi piace avere tutto abbastanza in vista). Unica eccezione: gli abiti eleganti che vanno "custoditi" sempre perché si usano più raramente.
Poi passo alle scatole, inizio a tirare fuori tutto il loro contenuto e lo sostituisco con quello della stagione precedente. Ogni maglione, camicia o maglietta avrà la sua custodia di cellophane e in ogni scatola ci saranno le bustine protettive profumate.
Poi sistemo i capi della stagione nel posto lasciato libero da quelli della stagione precedente, rigorosamente in ordine di colore e per tipologia: il nero con il nero, il marrone con il marrone. Da una parte le cose più sportive e dall'altra quelle più eleganti, ecc.
I nuovi acquisti sono invece messi da parte in attesa di trovare una collocazione definitiva nella loro stagione di appartenenza. Se compro una gonna invernale a fine agosto la lascerò in un angolo, in mezzo alle cose estive, fino a quando non faccio il cambio di stagione definitivo. Potrebbe sentirsi un po' esclusa o trascurata ma sarà per poco.
Poi si passa ad accessori, sciarpe, borse e gioielli (le cose di bigiotteria ma anche i gioielli veri e propri non sono per tutte le stagioni!).
E infine scarpe e cappotti. Le scarpe vanno lucidate e riposte nelle loro scatole. Quelle vecchie o rovinate si possono eliminare o portare dal calzolaio (anche in questo caso prima di metterle via, per gli stessi motivi di cui sopra).
I cappotti possono solo essere spazzolati o portati in lavanderia a seconda dell'uso che se ne è fatto.
Scarpe e cappotti vengono per ultimi (nel mio cambio di stagione) perché il cambio avviene tra casa e cantina quindi richiede un po' più di tempo.
Quando tutta questa attività sarà finita saremo già a novembre. Eh si perché mi piace talmente tanto che devo farmelo bastare!

Piccoli accorgimenti: mai lasciare le scarpe da portare dal calzolaio in un sacchetto abbandonato in casa per troppi giorni. Ad una mia amica è successo che la ragazza delle pulizie gliele ha buttate via!
Evitare di fare acquisti compulsivi prima di avere fatto il cambio di stagione (magari ci accorgeremo che una cosa la avevamo già uguale o simile).

Infine quest post è dedicato a Francesca che mi manda tutti gli anni il seguente sms: saresti fiera di me, sto facendo il cambio di stagione!! Franci prima o poi verrò a controllare...

giovedì 20 settembre 2012

quello che vede esposto....

ho sempre pensato che fare la commessa sia un bel lavoro...forse perchè mi piacciono i vestiti (certo non credo che mi piacerebbe farla in un negozio di ferramenta), forse perchè si sta a contatto con la gente, forse perchè non la faccio.
Capisco infatti che possa essere un lavoro usurante: troppe ore in piedi e troppi sorrisi non necessari, ma credo che qualsiasi lavoro, anche il più umile (e fare la commessa è ben lontano dall'essere un lavoro umile), debba essere fatto con serietà e competenza e anche con un po' di entusiasmo.
Il lavoro è l'80% della nostra vita (in termini di tempo) e allora dobbiamo stare scontenti e insoddisfatti per tutto questo tempo? No. Non conviene di certo.

Sul tema se il lavoro sia ancora un diritto per tutti (anche per quelli che tanta voglia di lavorare non hanno) mi piacerebbe tornarci...ma adesso mi limiterò ad una considerazione più frivola.

Quando entriamo in un negozio (se non si tratta di uno dei negozi del quadrilatero della moda a Milano come in ogni altra città dove non c'è un quadrilatero ma il concetto è lo stesso!...e a volte anche in quelli) spesso e volentieri veniamo accolte da commesse musone e scocciate, impegnate in una conversazione telefonica che magari neanche interrompono. Per non parlare di quelle addirittura maleducate. Che se non sei cliente ti trattano come se fossi la fioraia di My fair lady (magari avere il suo stile e il suo guardaroba di Givenchy!!)

E' vero che spesso si entra in un negozio per curiosare ma è altreattanto vero che il 90% delle cose che compriamo non ci servono veramente. Quindi anche se entriamo con l'idea di comprare un lupetto nero non è affatto escluso che ne usciremo con una gonna verde a pois se abbiamo trovato una brava commessa che ci ha lasciato il tempo per curiosare, ci ha mostrato i nuovi arrivi, ci ha dato i consigli giusti (non come quelle che dicono, a seconda del caso, "lavando si stringe" o "indossandolo si allarga!")

La mia impressione è che nonostante la crisi le commesse (che come tutti dovrebbero gioire perchè un lavoro ce l'hanno) in fondo provano un leggero odio per gli avventori del negozio. Non so perchè ma è così. Ti guardano sempre come se gli stessi dando fastidio e alla domanda: "cercavo una taglia 40" ...la risposta "quello che vede esposto " arriva puntuale come una tassa!!

Ovviamente ci sono molte ma molte eccezioni ...ma la svogliatezza e l'incompetenza delle giovani addette ai lavori (negozi, cinema, et similia) è sotto gli occhi di tutti.

L'altra domenica (passando ad un altro genere di consumo) sono andata al cinema con un'amica. Non si trattava di un cinema qualunque ma della rassegna dei film di Venezia in anteprima in lingua originale.
La ragazza addetta alla vendita dei biglietti era giovane, carina e basta!
Il film che avrei voluto vedere io non era disponibile.....ne segue il seguente dialogo.
IO: quando sarà la prossima replica?
LEI: boh...non credo ce ne siano altre.
IO: proiettano qualche altro film questo pomeriggio?
LEI: si, Yama (piccolo particolare: il film che volevo vedere io era in Inglese quello suggeritomi da Lei in arabo)
IO: ok, allora due biglietti.
LEI: ha i ticket?
IO: no, quali ticket?
LEI: quelli per acquistare i biglietti, pubblicati sul Corriere della Sera
IO: senza non è possibile accedere
LEI: si
IO: bene, allora mi da due biglietti?
LEI: guardi che la proiezione non è qui ma all'auditorium San Fedele
IO: ah bene grazie. E' dov'è?
LEI: non lo so
IO: ok, grazie lo cerco io. Mi dia due biglietti.

Mi consegna un biglietto e io mi avvio verso l'uscita. Poi mi dico "ma perchè se siamo in due mi ha dato un solo biglietto?" Torno e le dico: scusi questi sono due biglietti? Lei: No è uno. Ok me ne da un altro?

A quel punto la mia pazienza era al limite....e LEI dice al suo collega (si perchè hanno un vizio maleducatissimo, in qualunque ufficio che prevede la presenza di utenti, parlano tra di loro mentre assistono TE!). Comunque dice al suo collega: guarda ho le mani verdi! Mi sono sporcata con un pennarello. Sembro una bambina dell'asilo.
Non so chi in quel momento mi ha frenato dal dire: Tranquilla anche senza le mani verdi....

domenica 16 settembre 2012

Chi è la più bella?

Non vedevo MISS ITALIA da quando ha vinto Anna Valle (o meglio Anna Valle è l'ultima miss che mi ricordo bene).
.....l'altra sera Giada lo stava guardando, i suoi commenti erano troppo divertenti e alla fine lo abbiamo visto tutti.
Facevamo il tipo per le siciliane e abbiamo vinto!

Ho trovato la serata lenta, lunga e noiosa come tutte le gare e le premiazioni. Ma qui c'è di più ....(o forse dovrei dire di peggio). La fiera delle banalità degli incoraggiamenti della giuria di qualità (e che qualità!):"bisogna crederci sempre!" Mah....se si crede in se stesse bisogna sperare di vincere Miss Italia? Aiuto!
Le dichiarazioni delle ragazze: "sono felice di essere arrivata sin qui e non mi interessa del risultato. Io ho già vinto!" Aiuto2!!

Comunque ho deciso. Il prossimo anno farò una petizione. Le candidate miss non dovranno parlare.
E' un concorso di bellezza forse superato, anacronistico, contrario ai principi di parità tra i sessi, all'affermazione del ruolo della donna, alle quote rosa (in realtà si chiamano quote di genere e chissà che un giorno il genere da tutelare non sarà un altro) e chi più ne ha più ne metta, ma resta un concorso di bellezza.
Non si giudica l'intelligenza o la spigliatezza delle ragazze ma la loro bellezza. Il resto, se c'è, verrà fuori in secondo momento.

A parte le modelle famose che giustamente con il passare degli anni hanno cercato di affermarsi in altro modo o di dedicarsi ad altro, chi si è mai chiesto cosa pensa una modella quando sta sfilando o una ballerina quando sta ballando? E chi dice che un attore (o meglio un interprete) bravo, magari bravissimo non sia poi un emerito cretino?
Il giorno successivo a Miss Italia non si parla della bellezza delle concorrenti (peraltro - a mio parere - troppo giovani per essere davvero belle) ma dei sogni (sempre gli stessi) delle miss. Miss che faticano a mettere due parole una dietro l'altra ma vogliono fare cinema....è il minimo che si rendano ridicole.
Da Miss Italia sono venute fuori attrici famosissime ma di certo non perchè si erano dimostrate brave a recitare durante il concorso. 

A differenza dei vari reality in cui c'è il trionfo del trash e dell'apparire a tutti i costi, Miss Italia è un concorso che ha una tradizione e che tale dovrebbe restare. 
Invece è diventata una maratona noiosissima in cui le aspiranti miss (che tra di loro certo non si amano) si abbracciano, piangono, dicono di essere ragazze semplici, cantano, rilasciano dichiarazioni del tipo: "sono triste perchè mi manca il mio cane" Ah allora è un altra cosa ...se sei bella e pure così sensibile meriti di vincere!!

Il giorno dopo si parlerà solo di chi era la più scema. Ma io mi chi chiedo: e la più bella chi era?    

martedì 11 settembre 2012

Quattro matrimoni e un funerale!

Ogni tanto bisogna rivederlo! Hugh Grant fa ridere solo a guardalo in faccia....è capace di espressioni esilaranti. Una mia amica giornalista, che qualche anno fa lo ha intervistato, mi ha detto che le è bastato tradurre le sue risposte in italiano per avere già delle battute.

Nella bella stagione si festeggia di più: prime comunioni e cresime, matrimoni e anche battesimi.
L'altra mattina svegliandomi presto per andare a fare colazione con un'amica mi sono trovata a pensare come Hugh Grant: ho tutta la giornata davanti e non devo andare ad un matrimonio!

La nostra vita è cadenziata dalle celebrazioni. Dopo il liceo ci sono le feste per i 18 anni (le prime ubriacature ma anche i primi tacchi alti, un po' come i balli dei college americani), poi le feste di laurea. Poi i primi matrimoni e quindi i battesimi e le comunioni. E nel mezzo anche qualche festa per i 40 anni (e presto anche per i 50 anni!).

È tutto uno scambio di inviti reciproci. In effetti, fino a quando si parla di compleanni è così ma per matrimoni e altre celebrazioni non è sempre cosi.
Chi non si sposa e non ha figli partecipa ad un numero sterminato di matrimoni e di battesimi (riceve più inviti degli altri perchè tutti sostengono che sarà l'occasione per incontrare l'anima gemella!) e fa regali senza riceverne in cambio.
In una puntata di Sex & the City, Carrie  subiva a casa di un'amica il furto di un paio di bellissime scarpe di Manolo Blahnik (che era stata costretta a togliere per non rovinare il parquet) e quando lo faceva notare all'amica questa la rintuzzava dicendole che erano passati i tempi delle scarpre firmate, che la sua vita (dell'amica non di Carrie!) era ormai dedita alla famiglia e ai figli e che mai si sarebbe sognata di spendere una fortuna per delle scarpe!  A questo punto, Carrie proprio riflettendo sul fatto che veniva sempre invitata ai festeggiamenti e alle celebrazioni degli altri senza farne di propri, mandava un invito all'amica rinsavita (eh si perchè le neo mamme, che fino al giorno prima erano super griffate, se ti azzardi solo a parlare di una borsa in loro presenza ti guardano come per dire: "certo tu la notte dormi non hai un neonato a cui pensare e ti occupi ancora di frivolezze come le borse". Salvo poi avere dei bambini più griffati di Suri Cruise!!) e otteneva come regalo un paio di scarpe nuove!!

Tornando al tema , se è vero che le celebrazioni scandiscono anche il tempo che inesorabilmente passa è anche vero che sono un momento di gioia condivisa: chi ci invita vuole condividere anche con noi quel momento. Andiamoci e divertiamoci finchè siamo in tempo. Prima che arrivi il momento in cui parteciperemo solo a funerali.  

mercoledì 5 settembre 2012

Cosa mi metto....?

Sabato sono stata ad un matrimonio.
I matrimoni a Settembre purtroppo sono un rischio perché la fine dell'estate porta sempre qualche temporale, si abbassano le temperature e i vestiti acquistati ad inizio stagione potrebbero non andare più bene (troppo leggeri, troppo scollati, ecc.). Io personalmente ho dovuto cambiare look all'ultimo momento.
Capisco che nella vita ci siano problemi più importanti ma sabato ho capito una cosa: io odio le stole.
Ho provato a fare una breve ricerca su internet e ho trovato che la stola non è un capo creato dalla moda ma un paramento liturgico (la stola che indossano i preti durante la messa) o un vestito indossato dagli antichi romani.
Ho trovato poi un editoriale della direttrice di Vogue che racconta le origini della stola e le dà un'importanza pari a quella dell'abito che la accompagna. 

È ovvio quindi che le stole esistono e sono state ampiamente utilizzate nella moda ma quello che non mi piace è la rovina che subiscono certi deliziosi vestiti eleganti con la stola che, proprio perché d'emergenza, non è mai del colore adatto ed è un colpo d'occhio che fa perdere il bello del vestito.


Pioggia o non pioggia è certo che in chiesa non si può andare con le spalle nude e allora perché non organizzarsi per tempo con piccoli cardigan in tinta (i cosiddetti scaldacuore) o (se proprio non se ne può fare a meno) con stole coordinate. Infatti, se stola deve essere questa deve fare parte del vestito in tutto e per tutto. Non deve sembrare una pezza messa lì per coprire non si capisce bene cosa: di solito sono sciarpette leggerissime che non coprono nulla, non proteggono dal freddo e nascondono un bel vestito!

L'accessorio è più importante dell'abito e per tale motivo va scelto con cura.

Qualche anno fa (a dire il vero parecchi anni fa) siamo andate ad un matrimonio a Ravello (in costiera Amalfitana). Poiché era maggio e la sera poteva essere un po' freschetta la mia amica Claudia (sempre avanti!) ci ha mandato tutte da una magliaia che ci ha confezionato dei mini cardigan (scaldacuore o coprispalla) coordinati con il vestito di ciascuna. Il mio era un melange oro e crema. 
La testimone della sposa aveva un vestito verde acido e la magliaia è stata capace di realizzarle una stola (forse era più uno scialle. Ecco si lo scialle è molto meglio di una stola!) dello stesso identico colore. Quel vestito era splendido proprio per il suo colore, ma cosa sarebbe stato se fosse stato abbinato con la classica pezza (ops stola!) beige?

Ho letto che recentemente le modelle o attrici (quelle note per essere bellissime con il look finto trasandato in giro per la città) hanno sempre più cura per sciarpe e pashmine. Per cui anche se possono apparire come la prima cosa che hanno trovato nel cassetto sono in realtà parte di un look studiato. Posso dire con certezza che se è così, nessuna di loro avrà mai una stola beige!

lunedì 3 settembre 2012

grande, grande, grande....

Ho appena finito di leggere "Le piace Brahms" di Francoise Sagan, romanzo del 1959 dal quale è stato tratto un delizioso film con Ingrid Bergman e un giovanissimo Anthony Perkins presentato al Festival di Cannes nel 1961. Avevo già letto qualche mese fa "La Disfatta" (1965, titolo originale La Chamade, in Italia recentemente ripubblicato da Astoria con il titolo "All'Impazzata").
Nonostante l'autrice sia una donna nota per la sua stravaganza, per l'amore per gli eccessi (il gioco d'azzardo, le auto da corsa e l'alcol erano tra le sue principali debolezze), per avere condotto una vita libera e fuori dagli schemi borghesi dell'epoca, in questi due romanzi (ne leggerò a breve degli altri) appare evidente una concezione dell'amore quasi punitiva. Come se amore vero volesse dire solo sofferenza. Come se la felicità che l'amare e l'essere amate può dare sia, per una donna, una cosa che non basta, che non va bene. La donna dei romanzi della Sagan si accontenta piuttosto di vivere infelice accanto ad uomo disattento e distratto, accanto ad uomo che non può avere come vorrebbe o, peggio ancora, si accontenta di vivere infelice accanto all'uomo che la fa stare serena (anche economicamente) ma non la ama davvero e, senz'altro, non è ricambiato.

Entrambe le protagoniste si accontentano: l'una di uomo inarrivabile e narcisista che la tradisce e la costringe ad estenuanti attese (all'epoca non c'erano i cellulari quindi bisognava attendere accanto ad un telefono fisso che l'uomo chiamasse!), l'altra di un uomo che la considera un oggettto, la riempie di cose belle e costose  per il piacere di esibirla accanto a sé.
Entrambe abbandonano l'uomo che amano veramente per una vita che in un modo o nell'altro non darà felicità.

Mi è venuta in mente la canzone - meravigliosa - di Mina, Grande, grande, grande
"Con te dovrò combattere
non ti si può pigliare come sei...
i tuoi difetti son talmente tanti
che nemmeno tu li sai...
sei peggio di un bambino capriccioso
la vuoi sempre vinta tu...
sei l'uomo più egoista e prepotente
che abbia conosciuto mai.
Ma c'e' di buono che al momento giusto
tu sai diventare un altro...
in un attimo tu
sei grande grande grande e le mie pene
non me le ricordo più.
Io vedo tutte quante le mie amiche
son tranquille più di me
non devono discutere ogni cosa
come tu fai fare a me...
ricevono regali e rose rosse
per il loro compleanno
dicon sempre di sì
non han mai problemi e son convinte
che la vita e' tutta lì...
invece no, invece no
la vita e' quella che tu dai a me...
in guerra tutti i giorni sono viva
sono come piace a te...
ti odio e poi ti amo e poi ti amo
e poi ti odio e poi ti amo...
non lasciarmi mai più.
sei grande grande grande come te
sei grande solamente tu.
Ti odio e poi ti amo e poi ti amo
e poi ti odio e poi ti amo...
non lasciarmi mai più.
Sei grande grande grande come te
sei grande solamente tu.
Non lasciarmi mai più.
Sei grande grande grande come te
sei grande solamente tu".


Mi chiedo. Ma amare equivale a soffrire? E se per non soffrire possa essere giusto accontentarsi delle briciole o dell'infelicità che una solo una vita serena e agiata a volte può dare.