sabato 4 aprile 2015

Come lo vuoi?

È la frase che ormai ci si sente dire sempre più spesso quando qualcuno ti offre un caffè. 
Dapprima è successo al bar dove al macchiato (freddo o caldo), al lungo e al corto si sono aggiunti il marocchino, l'orzo, il ginseng, l'americano (lo prende sempre una mia collega), la crema di caffè e altre specialità. 
Poi è successo nelle case, dove alle caffettiere si sono sostituite le macchinette. Il caffè del bar senza andare al bar. Ma chi l'ha detto che al bar è più buono?

E infine è arrivato lui: George....(non il mio George!) che è diventato uomo (e che uomo!) immagine di una marca di caffè americana che con una grande e costosissima operazione di marketing ha fatto sì che tutti gli italiani spendano centinaia di euro in cialde, che di diverso hanno solo il colore, per avere un prodotto che in Italia sappiamo fare molto meglio per cultura e tradizione.

Esiste il gusto forte, intenso, al cioccolato, ecc. A me sembrano tutti assolutamente identici.
Mi piace il borbottio della caffetteria e il profumo che si spande in cucina, mi piace che a volte lo devi rifare perché si brucia, che spesso le caffettiere hanno il manico bruciato, che si deve comprare la guarnizione nuova, che si deve mettere sotto l'acqua fredda perché altrimenti non esce, che mia suocera diceva sempre quando eravamo in tanti: ne faccio due piccole perché sai la grande non la uso mai..., mi piace che ogni tanto il caffè finisce all'improvviso e se ne deve chiedere un po' al vicino (sempre che non usi le cialde).
Ma è davvero così buono il caffè di George? Sono davvero così buoni quelli simili, anche italiani, che sono entranti nelle nostre case? 

Io credo che sia solo un fatto di moda e sono certa di non essere la sola a non percepire la differenza tra un gusto forte e un gusto intenso e soprattutto sono la sola con 4 euro di caffè va avanti quasi un mese (e compro illy che è uno dei più cari!)

Il caffè è un piacere....se non è buono che piacere è?

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