lunedì 7 gennaio 2013

match point...2

appena tornata da qualche giorno a Londra ho deciso che ci devo ritornare al più presto e nel frattempo ieri pomeriggio ho rivisto il DVD di Match Point (il film di Woody Allen, con  Jonathan Rhys-Meyers e Scarlett Johansson) ambientato a Londra.

E' la storia di un giovane tennista (di umili origini ma molto telentuoso) che diventa maestro di tennis in un club esclusivo di Londra e a poco a poco, senza farlo pesare ma con un progetto ben definito, si inserisce nella aristocrazia londinese, sposando la figlia di un ricco capitano d'industria e diventando a sua volta un affermato manager.

Il film è bellissimo. Ormai mi sono convinta che con Woody Allen bisogna seguire la regola del "uno sì, uno no", ovvero se un film è un capolavoro il successivo sarà così così e viceversa...; questo è un capolavoro, un po' lento forse (volutamente) ma disegnato ad arte su ciascun personaggio, crea suspance e trasmette allo spettatore una carica di tensione dall'inizio al finale (che è geniale come il suo autore!)

Il protagonista è convinto che nella vita, sebbene pochi lo ammettano, quello che veramente serve è una buona dose di fortuna,...come a Tennis quando la palla colpisce la rete può andare da una parte o dall'altra e da quello dipende l'esito del match.

Il nostro è in effetti fortunato perchè se dal canto suo è colto, bravo nel suo lavoro (a tennis come nell'attività di impresa), riesce ad inserirsi nei giri giusti e da quel momento tutta una serie di accadimenti giocheranno a suo favore.

Due cose mi sono chiesta sia ieri sia le altre volte che ho visto il film.

Cosa vuol dire essere fortunati? Davvero la fortuna è quello che desideriamo dalla vita? O meglio, quello che la fortuna ci riserva è davvero quello che ci rende felici?
E allora perchè la gente molto ricca (e in un certo senso fortunata) è anche la più infelice? E perchè si dice che la fortuna aiuta gli audaci? Perchè solo chi rischia sarà fortunato? Ma chi dice che sia fortuna magari chi rischia è solo più bravo, ha una marcia in più (tanto da permettersi di rischiare) e quindi la fortuna non c'entra niente.
Nel film ad esempio il protagonista è senz'altro fortunato ma è altrettanto felice?...lui crede di sì tanto da rischiare il tutto per tutto pur non di perdere quanto ha conquistato ma in fondo sa che non è così.

L'altra cosa che mi sono chiesta riguarda sempre il protagonista del film. Un bravo ragazzo colto ed educato ma tremendamente a disagio, spesso assente e silenzioso. Nessuno però sembra accorgersene perchè il mondo di una certa aristocrazia inglese, ma anche italiana, non è un mondo aperto anzi è chiusissimo. Puoi stare dentro solo se ti adatti, se fai finta di non esserci e in fondo è come se tu non ci fossi. Piaci a tutti se non disturbi, se non alteri gli equilibri, se ti adatti e non porti le tue idee, se ti limiti a parlare del tempo e di Dostoevskij, dell'Opera e delle belle macchine.

Certo una vita agiata piace a tutti e per dirla con Catalano è molto meglio di una vita non agiata. Ma a che prezzo? Nella vita la cosa più importante e preziosa non è la fortuna...è la libertà!




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