sabato 11 gennaio 2014

Libertà .....è partecipazione!

Ci siamo mai chiesti cos'è la libertà? E qual è il suo significato.

Credo che del termine e della sua interpretazione si abusi spesso. Molti infatti si pregiano di essere liberi. Liberi di dire ciò che pensano, liberi di fare ciò che vogliono.....e le conseguenze? Valutare le coseguenze di cosa si dice o si fa significa comprimere la libertà? A mio avviso no, non sempre.

Si è liberi quando non si scende a compromessi, non si accettano o causano ingiustizie. Quando si può andare avanti a testa alta sapendo di essere persone oneste e pulite. Questa è la mia idea di libertà.

Celarsi dietro la libertà per offendere (penso a certe esternazioni dei rappresentanti del movimento 5stelle in occasione della malattia di Bersani), celarsi dietro la libertà per scaricare sugli altri le proprie frustazioni, non è vera libertà.

Leggo su wikipedia: Per libertà s'intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, usando la volontà di ideare e mettere in atto un'azione, ricorrendo ad una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a metterla in atto.

Afferma Isaiah Berlin (Isaiah BerlinFour Essays on Liberty, Oxford UP, Oxford, 1982, tr. it. Quattro saggi sulla libertà, Feltrinelli, Milano, 1989): 'L'essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole scegliere e perché così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci inghiotta; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa, e senza di essa non c'è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l'illusione di averla'.

Non sono pienamente d'accordo. Perché dipende sempre dal contesto. 

Per esempio: è libertà insultare un datore di lavoro solo per questioni di principio, rischiando addirittura di perdere il lavoro a danno di sè stessi e della propria famiglia? O si è più liberi sapendo di essere corretti, di agire sempre con onestà e diligenza, di avere una vita fuori dal lavoro, cercando semmai di valutare soluzioni di lavoro alternative e solo allora, ringraziare e salutare gentilmente?  La libertà è vivere la vita, soprattutto la propria, con ironia.

'Nel 1549 fu pubblicato un libello in cui si studiava lo spettacolo sorprendente della disponibilità degli esseri umani, in massa, a essere servi, quando sarebbe sufficiente decidere di non servire più, per essere ipso facto liberi. Che cosa è – parole di Etienne de la Boétie, amico di Montaigne – questa complicità degli oppressi con l'oppressore, questo vizio mostruoso che non merita nemmeno il titolo di codardia, che non trova un nome abbastanza spregevole? Il nome – apparso allora per la prima volta - è “servitù volontaria”. Un ossimoro: se è volontaria, non è serva e, se è serva, non è volontaria. Eppure, la formula ha una sua forza e una sua ragion d'essere. Indica il caso in cui, in vista di un certo risultato utile, ci s'impone da sé la rinuncia alla libertà del proprio volere o, quantomeno, ci si adatta alla rinuncia. Entrano in scena i tipi umani quali noi siamo: il conformista, l'opportunista, il gretto e il timoroso: materia per antropologi.

a) Il conformista è chi non dà valore a se stesso, se non in quanto ugualizzato agli altri; colui che si chiede non che cosa si aspetta da sé, ma cosa gli altri si aspettano da lui. 

b) L'opportunista è un carrierista, disposto a “mettersi al traino”. Il potere altrui è la sua occasione, quando gli passa vicino e riesce ad agganciarlo. Per ottenere favori e protezione, che cosa può dare in cambio? Piaggeria e fedeltà, cioè rinuncia alla libertà. 

c) L'uomo gretto è interessato solo a ciò che tocca la piccola sfera dei suoi interessi privati, indifferente o sospettoso verso la vita che si svolge al di là, che chiama spregiativamente “la politica”. Rispetto alle questioni comuni, il suo atteggiamento l'ipocrita superiorità: “certo gli uni hanno torto, ma nemmeno gli altri hanno ragione”, dunque è meglio non immischiarsi. 

d) La libertà può fare paura ai timorosi. Siamo sicuri di reggere le conseguenze della libertà? Bisogna fare i conti con la nostra “costituzione psichica”, dice Freud: l'uomo civile ha barattato una parte della sua libertà per un po' di sicurezza. 

Conformismo, opportunismo, grettezza e debolezza: ecco dunque, della libertà, i nemici che l'insidiano “liberamente”, dall'interno del carattere degli esseri umani. Il conformista la sacrifica all'apparenza; l'opportunista, alla carriera; il gretto, all'egoismo; il debole, alla sicurezza. La libertà, oggi, più che dal controllo dei corpi e delle azioni, è insidiata da queste ragioni d'omologazione delle anime. Potrebbe perfino sospettarsi che la lunga guerra contro le arbitrarie costrizioni esterne, condotte per mezzo delle costituzioni e dei diritti umani, sia stata alla fine funzionale non alla libertà, ma alla libertà di cedere liberamente la nostra libertà. La libertà ha bisogno che ci liberiamo dei nemici che portiamo dentro di noi. Il conformismo, si combatte con l'amore per la diversità; l'opportunismo, con la legalità e l'uguaglianza; la grettezza, con la cultura; la debolezza, con la sobrietà. Diversità, legalità e uguaglianza, cultura e sobrietà: ecco il necessario nutrimento della libertà'. (Gustavo Zagrebelsky, da Repubblica, 16 giugno 2011).

La libertà quindi è uno stato soggettivo, è uno stile di vita. Perché non includere anche questo tra i buoni propositi dell'anno appena iniziato?

Vorrei dire che lo scritto di Zagrebelsky, di cui ho riportato un estratto, me lo ha suggerito mia madre, Maria Pia, con ciò dimostrandomi di non essere a conoscenza del livello molto più lieve ....e direi basso di questo blog:-) Che è lieve ma libero...

Mi piace chiudere e augurare buon anno a tutti con il grande Gaber (é stato il primo concerto che ho visto a Milano, al teatro Libero, con mio fratello Andrea).

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.


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