martedì 20 novembre 2012

di mamma ce n'è una sola?

Quanto belle parole e frasi fatte sul rapporto madre figlio: "l'amore delle mamme non si divide, si moltiplica", "di mamma ce n'è una sola", "la mamma è sempre la mamma"...e potrei continuare all'infinito.

Un altro luogo comune è che la morte di un figlio è innaturale per un genitore perchè è nella natura delle cose che un genitore muoia prima di un figlio.

Ma è nella natura delle cose che un genitore muoia quando il figlio è ancora un bambino?

La perdita in quei casi segna un momento e un dolore incancellabile per tutta la vita. Ma non è il dolore della mancanza della mamma (o del papà). Perchè di amore spesso se ne riceve tanto e tanto di più da persone che non per forza sono la mamma (possono diventarlo o anche no ma non è questo che determina il grado di amore che possono dare), e che si inseriscono a passi felpati nella vita di persone (bambini per lo più) pronti ad accoglierle.
Una mia cara amica racconta sempre di una sua vicina di casa "signorina" (come si diceva ai tempi) che l'ha amata quanto e forse più di una madre e che ha avuto nella sua vita un ruolo fondamentale e che - secondo lei - esisteva ed era venuta al mondo per occuparsi di lei. Mi piace molto condividere questo pensiero perchè è come se nella scelta (ho detto sempre che credo molto nell'amicizia perchè è una scelta e non un legame di sangue!) ci fosse un qualcosa di "disegnato" (dalla naturale evoluzione delle cose): tu sei venuto al mondo per occuparti di me! Bellissimo pensarlo e bellissimo sentirselo dire. 

Tornando al punto credo che il dolore per un bambino non sia tanto e non solo l'assenza di un genitore, quanto il dolore per la perdita in sè, il dolore per la diversità: un bambino senza un genitore vede la sua vita diversa (e anche diversamente organizzata) da quella degli altri bambini.

Ho già scritto altre volte che secondo me le cose che accadono nella vita bisogna accettarle, che non si può vivere cercando di cambiare l'ordine delle cose perchè si arriva a cinquant'anni accorgendosi di non avere vissuto. E' vero i cinquant'anni di oggi sono i quaranta (e a volte anche meno) di un tempo, ma resta il fatto che non è giusto perdere metà della propria vita a farsi domande.

Come sarebbe stato se...non lo sappiamo. Sappiamo com'è e ed è com'è che doveva essere.

Ho appena finito di leggere il libro di Massimo Gramellini "Fai bei sogni" (Longanesi, 2012). Grazie Giusy per avermelo regalato.

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