martedì 5 giugno 2012

la forza e il sorriso dei bambini..




Il post di oggi avrebbe dovuto essere pensato a lungo...magari scritto e riscritto, cancellato, corretto, letto e riletto. Perché? Perché forse oggi e da oggi qualcuno ogni tanto leggerà, farà un sorriso, penserà ma che scema questa oppure: è vero, lo penso anch'io.
O più semplicemente (speriamo) leggerà e basta.

Venerdì sono stata al cinema a vedere Sister (un film franco – svizzero di Ursula Meier, 2012). È la storia di due ragazzi. Un bambino e la sorella maggiore apparentemente orfani. Lui per guadagnarsi da vivere (e da mangiare) ruba sci, accessori e panini ai turisti che popolano la ricca stazione sciistica e lei si divide tra lavoretti saltuari come cameriera e la ricerca disperata di un uomo che la porti via dalla casa popolare (fatiscente e trascurata) in cui vive con il fratello. Il fratello la adora, la protegge e di fatto la mantiene.
Il fratello è suo figlio. Un figlio che pur di non farsi abbandonare ruba (per non essere un peso), un figlio che sa di non essere stato voluto eppure ama e perdona. Non è la prima volta che nei film si vedono bambini più grandi degli adulti. Impegnati a tirare avanti la famiglia pur di non farsi portare via dagli assistenti sociali (Hereafter di Clint Eastwood ne offre un tenero esempio) o che proteggono e amano i genitori comunque (penso a When a Man Loves a Woman in cui una Meg Ryan alcolizzata è protetta anche e soprattutto dalle sue bambine, ad I Am Sam in cui la figlia del 'ritardato' e bravissimo Sean Penn si inserisce a perfezione nel giro di strampalati amici del padre e cerca disperatamente di restare con lui, e ancora al film in cui ho pianto di più nella mia vita "Il Campione" di Franco Zeffirelli del 1979). Ce ne sono senz'altro molti altri meno romanzati e più veri. Uno su tutti: "Il ragazzo con la bicicletta" dei fratelli Dardenne. Un'altra poetica storia di un ragazzino che chiede solo la sua bicicletta (che il padre voleva addirittura vendere) e un pò di amore.

Quando sono stata in Marocco sono stata a visitare un villaggio nel deserto, piccolo e  poverissimo di nome HassilabiadLe case sono costruite con il fango e non c'è nulla di nulla. Sono passata davanti ad una scuola. Era l'ora di chiusura, la maestra sistemava i bimbi in fila e dava loro un bacio. All'uscita non c'erano cinquanta mamme frettolose ma nessuno. I bambini si sono dispersi ordinatamente ciascuno verso la strada di casa.
I nostri figli imparano ad attraversare la strada da soli a 10 anni. Hanno tutto (troppo) ma non sono in grado di badare a loro stessi. O forse lo sono ma noi non lo sappiamo perché per eccesso di protezione non li mettiamo mai alla prova.
I nostri figli sono spesso imbronciati e piagnucoloni e non guardano i giochi che hanno con l'attenzione con cui ci hanno fatto credere di desiderarli. I bambini in Marocco non avevano nulla ma sorridevano ed erano belli e bambini come i nostri!

1 commento:

  1. Avevo postato un commento...ho perso tutto...pazienza...alla prossima...

    Complimenti mi piace molto! Ma non fare la blogger tutti i giorni ....per questo poi sei stanca...oppure quando sei meno in forma...pensieri brevi...va bene anche :)

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