giovedì 7 giugno 2012

Un'ora da raccontare

Qualche anno fa (ma credo ci sia tutti gli anni), il ViviMilano del Corriere ha indetto un concorso letterario dal tema "un'ora da raccontare in sessantarighe".

Questo è il mio.

CHISSÀ COSA STA PENSANDO…
L’ora che vorrei raccontare è quella della mattina. Di tutte le mattine. Per recarmi al lavoro prendo la metropolitana: tutti i giorni lo stesso percorso... Molti in metropolitana leggono, molti collezionano i giornali omaggio e non te ne lasciano una copia neanche a morire; se si accorgono che stai sbirciando un titolo sugli ultimi eventi nella casa del Grande Fratello, ti guardano male e pensano “ma se è gratis perché guarda il mio”. Altri chiacchierano animatamente (dove trovano la forza a quell’ora del mattino?), altre (si, si sono solo le donne) pontificano. Argomento preferito: quanto sono fantastici i loro figli, quanto sono brave (loro) nella gestione della casa…quelle che ascoltano ça va sans dire non riescono mai proferire verbo e le guardano ammirate. Poi ci sono io; di buon umore fin dalle prime luci dall’alba, mi accingo ad affrontare una nuova giornata ….. In metropolitana mi guardo intorno, cerco di immaginare a cosa stanno pensando gli altri, quelli che come me non sono impegnati in altre attività, quelli che PENSANO! Mi chiedo dove sono diretti, se sono contenti del loro lavoro, quali sono i loro sogni e se, almeno in parte, si sono realizzati. Mi invento le storie della loro vita, del loro imminente futuro; se vedo qualcuno con un bagaglio cerco di immaginarmi dove sta andando e se qualcuno che lo sta aspettando …. Adesso, qualche faccia comincia ad essermi familiare. Per esempio c’è una ragazza, assolutamente anonima: nè brutta né bella, sempre vestita in modo curato ma ordinario; anche la sua età è assolutamente indefinita. La cosa che mi ha molto colpito fin dalla prima volta che l’ho vista sono i capelli. Sempre in ordine. Mai una volta che abbia un fermaglio o una coda di cavallo, sempre appena phonati, sempre con la stessa pettinatura. Sta sempre da sola e indisparte e anche lei PENSA. Ho cominciato ad osservarla, probabilmente dentro di me speravo che cambiasse qualcosa ai capelli! ma niente. Quello che invece ho iniziato a notare e che scende sempre ad una fermata diversa. Prendiamo la metropolitana insieme (lo so perché la vedo anche durate l’attesa) ma lei scende sempre prima di me, a volte dopo la prima fermata, a volte dopo due o più fermate. Perché? Le ho pensate tutte: “farà l’agente di commercio e scende in base agli appuntamenti”, “è un’infermiera e presta assistenza a domicilio”. Ho anche pensato a qualcosa di meno poetico …ma no, non di mattina presto e poi non con quel look! Una mattina mi sono soffermata a guardare due piccoli gitani, due bambini dolcissimi, lui suonava il violino e lei con bicchiere di carta della Coca-Cola raccoglieva le poche offerte; appena finito il giro, alla prima fermata utile di corsa nel vagone successivo. Lampo di genio, adesso ho capito! La ragazza “dai capelli in ordine” scende dal vagone solo per spostarsi in un altro vagone. Perché? di certo non per chiedere l’elemosina, ma comunque per raccogliere e collezionare. Cosa? La cosa più bella che ci sia: il sorriso. Il sorriso di chi racconta, il sorriso di chi pensa all’incontro che sta per fare, il sorriso di chi legge, il sorriso di chi sogna ad occhi aperti. Lei osserva tutti e raccoglie nella sua collezione ogni giorno un nuovo sorriso….poi si trasferisce su un altro vagone e ricomincia. Adesso che lo so ogni volta che la incontro le sorrido. Spero che magari un giorno anche il mio sorriso possa entrare a far parte della sua collezione.
di Lia Campione

ps da qualche tempo in metropolitana guardo il BlackBerry (prima non funzionava) e adesso scrivo anche le idee per il blog!

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